www.repubblica.it, 29 giugno 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - IL POS DA OGGI È OBBLIGATORIO
REPUBBLICA.IT
ROMA- Basta contante: dal 30 giugno commercianti, artigiani, professionisti, chiunque sia in grado di fornire una merce o un servizio ai consumatori dovrà dotarsi di un Pos, il "point of sale", quel dispositivo che permette di effettuare un pagamento con bancomat, carta di credito o debito. Un obbligo che riguarderà tutti: dal dentista al venditore ambulante, dall’avvocato all’idraulico. Nessuno potrà più rifiutarsi di accettare un pagamento tracciabile, purché la somma dovuta non sia inferiore ai 30 euro. Dopo un paio d’anni di rinvi entra infatti in vigore un decreto che sembra fatto apposta per dichiarare guerra all’evasione spicciola e quotidiana, quella che a prima vista sembra innocua, ma che in realtà come l’altra - quella delle grandi cifre - va ad ingrossare la montagna della ricchezza prodotta in nero (più o meno il 17 per cento del Pil). L’obiettivo è nobile: dissuadere dall’utilizzo del contante (secondo la Banca d’Italia i pagamenti elettronici pro capite sono 74 l’anno contro i 194 di media dell’Eurozona) e colpire l’evasione fiscale. Ma il decreto che introduce il Pos per legge non ha strumenti adatti a difendere le buone intenzioni: non è contemplata nessuna sanzione a carico di chi non rispetterà l’obbligo. L’arma è spuntata.
Il solito compromesso. "E’ la solita norma all’italiana", commenta il Codacons. E’ in realtà il solito compromesso: la sanzione è stata "dimenticata" perché installare e utilizzare un Pos, in Italia, costa più caro che altrove. Secondo uno studio effettuato dalla Cgia di Mestre - tenendo conto delle condizioni praticate dai principali istituti - la spesa media per un imprenditore che incassa via Pos 100mila euro l’anno, varia infatti dai 1.183 euro previsti per chi si accontenta del modello base, ai 1.208 pagati dal commerciante, artigiano o professionista che sceglie il Pos cordless (senza fili), fino ai 1.240 versati da chi decide di avvalersi di un dispositivo Gsm. Cifre calcolate al netto, tenendo conto della deducibilità applicabili agli oneri in questione.
Di fatto spese di attivazione, commissioni mensili e commissioni sulle singole operazioni sono a carico di chi chiede l’installazione del Pos. Alcune banche concedono il dispositivo in comodato d’uso; diverse associazioni si sono già mosse per ottenere condizioni più vantaggiose rispetto a quelle standard (gli artigiani liguri della Cna, per esempio, hanno siglato un’intesa con le carte di pagamento Qui!Group), ma nella media i costi sono elevati e gli accordi mancanti. Lo ha ammesso lo stesso ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi che parlando alle assemblee di Confcommercio e Confesercenti si è impegnata ad "attivare un tavolo di confronto con le banche e con gli operatori per ridurre i costi legati alla disponibilità e all’utilizzo dei Pos". Ma "non possiamo aspettare ancora - ha poi precisato - il costo legato al massiccio utilizzo del contante è eccessivo". Al momento i tavoli promessi non sono stati ancora convocati, ma per calmare la protesta di professionisti e lavoratori autonomi, ecco che il decreto entra in vigore senza sanzioni.
Imbarazzo. Rimandare l’obbligo di Pos alla firma di tali accordi avrebbe infatti creato qualche imbarazzo al governo, perché il provvedimento in questione arriva da lontano. Era inserito nel decreto crescita varato nel 2012 dall’allora esecutivo Monti con decorrenza prevista al primo gennaio di quest’anno, ma la partenza è stata poi rinviata di altri sei mesi. Nel frattempo il testo del decreto è stato oggetto di vibrate proteste da parte delle categorie interessae e di un ricorso al Tar del Lazio - respinto - da parte dell’Ordine degli architetti.
Resta da capire cosa succederà nel caso in cui il commerciante, il professionista o l’artigiano in questione non si siano dotati di Pos. Al cliente infatti è riconosciuto il diritto di pagare via card, ma se non sarà messo nelle condizioni di poterlo fare non potrà certo ottenere il bene o il servizio gratis. La circolare dedicata dal Consiglio nazionale forense agli iscritti all’Ordine degli avvocati parla chiaro: "Qualora il cliente dovesse effettivamente richiedere di effettuare il pagamento tramite carta di debito e l’avvocato ne fosse sprovvisto - sta scritto - si determinerebbe semplicemente la fattispecie della mora del creditore che, come è noto, non libera il debitore dall’obbligazione. Nessuna sanzione è infatti prevista in caso di rifiuto di accettare il pagamento tramite carta di credito". Quindi, prima o dopo il cliente paga, con o senza Pos.
I commercianti: "Una batosta da 5 miliardi"
ROMA - "Ben vengano i Pos, ma non se si pensi di scaricarne tutti i costi su di noi". Mauro Bussoni, segretario generale Confesercenti, assicura che i commercianti non hanno niente in contrario riguardo alla diffusione della moneta elettronica, ma premette che il decreto, applicato alle attuali condizioni, per le imprese si trasformerebbe "in una batosta da 5 miliardi l’anno".
Davvero il Pos piace ai commercianti?
"Certo, la sicurezza che garantisce è un bel vantaggio anche per noi, quello che non va è il costo che siamo chiamati a pagare per installarlo in negozio. Abbiamo fatto i conti: un imprenditore che realizza transazioni per 50mila euro l’anno fra canoni, commissioni, costi di installazione e utilizzo della postazione Pos pagherà alla fine dell’anno 1.700 euro. Nel complesso il mondo delle imprese verserà per questo servizio 5 miliardi. Per i piccoli esercizi è un balzello insopportabile, i pesi vanno redistribuiti".
Come?
"Tenendo conto che le piccole imprese sono particolarmente penalizzate. Le attività a basso margine di redditività vedono il proprio utile cancellato dalle commissioni bancarie: penso soprattutto ai gestori di carburanti, tabaccai, edicolanti e bar".
Perché le associazioni non s’impegnano a firmare convenzioni con le banche per garantire i piccoli? E perché non privilegiare, per esempio, chi concede il comodato d’uso gratis?
"E’ difficile ottenere condizioni estensibili ad attività così diverse fra di loro. Quanto ai comodati d’uso il mondo bancario, in realtà, è compatto: se ti fanno sconti sull’installazione poi ti fanno pagare di più il servizio, o viceversa".
Confersecenti cosa propone?
"Di abbandonare l’approccio coercitivo utilizzato fino ad ora e percorrere la strada degli incentivi fiscali da riservare a imprese e consumatori che usino le carte di debito e di credito. Per ampliare l’utilizzo della moneta elettronica basterebbe prevedere un punto di Iva in meno per il consumatore che paga via card e dare all’esercente la possibilità di ottenere sgravi in credito d’imposta. In altri paesi, penso alla Corea del Sud e all’Argentina, hanno fatto così e ha funzionato".
Ora l’accettazione di un pagamento via card diventa obbligatorio, ma in realtà non è prevista sanzione per chi non si adegua. Facile pensare alle defezioni, voi cosa consigliate ai vostri iscritti?
"Di dotarsi comunque di Pos, perché l’andamento dei consumi è già abbastanza drammatico e rifiutarsi di garantire al cliente un servizio richiesto non è mai una buona strategia".
I consumatori: "Vanno installati gratis"
ROMA - "E’ un mezzo passo avanti, ma certo non sarà questo decreto a far sì che in Italia finalmente decolli la moneta elettronica". Per Antonio Longo, presidente del Movimento difesa del cittadino e della Iepc (Italian e-payment coalition) gli effetti pratici dell’obbligo di Pos saranno limitati. "Le cose cambieranno davvero - dice - solo quando coinvolgeremo le banche".
Presidente, ma per favorire la tracciabilità dei pagamenti, non basterebbe prevedere una sanzione per chi non aderisce all’obbligo di Pos?
"Non è detto che ciò possa bastare, sarebbe meglio intervenire sui costi. In Italia sono eccessivi, fra i più alti d’Europa: non sostenibili da una piccola impresa che per affittare un Pos deve sborsare commissioni da 40-60 euro medi al mese, con punte che possono arrivare ai 100".
Colpa delle banche dunque?
"Sicuramente sarebbe buona cosa se i Pos venissero installati gratis o con canoni e commissioni contenuti. Banche e istituti d’emissione hanno le loro responsabilità, ma il vero guaio è che da noi domina ancora la cultura del contante. Un atteggiamento non più difendibile visto che, come certifica la Banca d’Italia, solo per produrre e far circolare moneta paghiamo 8 miliardi l’anno, senza mettere in conto i costi della sicurezza".
La Commissione europea ha appena approvato una direttiva che disciplina il sistema dei pagamenti elettronici e mette un tetto alle commissioni interbancarie. Non le pare una buona cosa?
"No, purtroppo. L’intento della Commissione è positivo, ma i risultati potrebbero non esserlo. Le banche, che incasserebbero di meno dalle commissioni, potrebbero rifarsi sui cittadini aumentando i costi a loro carico su carte di credito e bancomat. L’esperienza ci dice che il rischio è notevole: in Spagna, dopo un accordo fra le associazioni dei consumatori e le banche è andata a finire proprio cosi. Gli accordi favoriscono la grande distribuzione, ma i piccoli commercianti che hanno un numero di transazioni limitato non riescono ad ammortizzare i costi della installazione".
Se le sanzioni e i tagli non bastano, cosa si può fare per diffondere anche da noi il pagamento elettronico?
"Bisogna lavorare per un cambio di mentalità e fare in modo che tutti i soggetti interessati, consumatori, banche, società emittenti s’impegnino nell’operazione che - ricordiamolo - permetterebbe di far emergere la ricchezza sommersa. Se i commercianti faranno una battaglia per ottenere i Pos in comodato d’uso gratuito noi saremo al loro fianco".
L’ultima frontiera è il Pos sullo smartphone
di ALESSANDRO LONGO
Adesso un esercente può dotarsi anche di un Pos alternativo sfruttando il proprio smartphone collegato a uno speciale lettore di carte. È una tecnologia su cui si stanno moltiplicando le offerte di operatori mobili, banche e aziende specializzate, proprio per far fronte ai nuovi obblighi di legge.
Tra le ultime novità, Telecom Italia comincia in questi giorni a offrire il prodotto della tedesca Payleven, con un’offerta a pacchetto che include anche internet e telefonate. Mossa simile, sempre con Payleven, l’aveva già fatta Poste Mobile. In campo ci sono anche i prodotti di Setefi (banca Intesa San Paolo) e di aziende specializzate come le italiane Jusp e Wallet-Abile, che sono sbarcati a maggio nel nostro Paese. Tedesco è anche Sumup, che completa l’arena di concorrenti, già affollata.
L’aspetto in comune è che sono piccoli scatolotti da collegare allo smartphone o tablet (Android o iOs): via Bluetooth (Setefi, Wallet-Abile, Payleven) o dalla presa audio (Jusp, Sumup). Il cliente inserisce nello scatolotto (come in un normale Pos) la propria carta o il bancomat e inserisce il pin; l’esercente invece digita l’importo sull’app dello smartphone o direttamente sul tastierino del prodotto. Così avviene il pagamento.
Vediamo questi prodotti nel dettaglio.
Payleven
Il prodotto si collega via Bluetooth allo smartphone/tablet (Android/iOs) e supporta le carte Mastercard, Visa, Maestro, Vpay. Non ancora quindi i circuiti Pagobancomat. Viene distribuito, oltre che tramite il sito Payleven, da Poste Italiane, dai negozi Apple, Media Markt (negozi Media World), Ingram Micro e - adesso- anche da Telecom Italia.
Costa 79 euro una tantum, più 2,75 per cento di commissione (se lo prendiamo con Poste Italiane i prezzi sono inferiori ma possiamo usarlo solo con un conto Bancoposta). Non c’è un canone, quindi. Per i clienti Telecom Italia con offerta Impresa Semplice e pacchetto dati 1 GB Mobile Pos non ci sono costi una tantum per avere il prodotto.
Setefi Banca Intesa San Paolo
Il mobile Pos Move and Pay di Setefi (Banca Intesa San Paolo) è uno dei principali attori in questo settore. Viene distribuito anche da Vodafone. Supporta Pagobancomat, Visa, Mastercard, Maestro, Diners, Jcb, American Express e Moneta. I costi di Move and Pay non sono fissi, a differenza degli altri prodotti analoghi, ed è il solo con un canone mensile (2 euro se preso dalla Banca, 12 euro se da Vodafone che però vi include anche un tablet e 2 GB di internet mobile). Più un costo di commissione che varia a seconda della categoria merceologica dell’esercente. Sul sito web di Setefi non sono riportati i costi di commissione esatti (si legge che sono variabili), ma Intesa San Paolo riferisce che sono "inferiori all’1,95 per cento sulle carte e a 0,70 per cento sui bancomat".
Jusp
Questo prodotto è stato uno dei primi ad annunciarsi, ma è arrivato solo a maggio nel nostro Paese. Ha costi di attivazione molto bassi: 39 euro una tantum per il prodotto. Poi c’è un 2,50 per cento su ogni commissione e supporta Maestro, Visa, Mastercard, Vpay, Amex, Diners, Pagobancomat. Jusp ha anche tariffe con canone mensile "flat" senza costi di commissione.
Wallet-Abile
E’ arrivato a maggio questo prodotto italiano e si presenta come uno dei più completi, poiché si collega anche a servizi che consentono agli esercenti di gestire la fatturazione e il magazzino prodotti. Costa 69 euro, più 25 cent per transazione, più 2,75 per cento di commissione su carte di credito e 1 per cento su Pagobancomat. Inoltre è ad oggi il solo prodotto che supporta anche Windows Phone, oltre che Android e iOs.
Sum up
È il solo prodotto a non avere un tastierino: l’utente digita l’importo e il pin della carta su una relativa app smartphone. È semplice e ha quindi costi contenuti: 19,95 euro una tantum per il prodotto, più 1,95 per cento a transazione. Dal sito però risulta che supporta solo Mastercard, quindi per questo aspetto è piuttosto limitato.
CORRIERE.IT
Pagare l’elettricista, il dentista, il parrucchiere, l’avvocato o il tappezziere con carta di credito o bancomat. Entra in vigore dal 30 giugno una norma che di fatto impone l’uso del «Pos» ai lavoratori autonomi. Che saranno tenuti ad accettare i pagamenti con moneta elettronica per i lavori che superino i 30 euro. Vale a dire, quasi tutti.
«Misura inutile»
In questo modo si vogliono rendere tracciabili i flussi di denaro contrastando l’evasione.fiscale. Ma la macchinetta elettronica di cui si dovranno dotare le partite Iva ha un costo annuo e varie commissioni. E questo ha scatenato la reazione delle associazione di categoria. Il provvedimento infatti riguarda milioni di attività commerciali. Per la Cgia di Mestre l’obbligo del Pos costerà in media 1.200 euro l’anno, di «regalo alle banche» parlano altri. Per Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia si tratta di una misura inutile e dannosa: «Gli idraulici, i falegnami, gli elettricisti, gli antennisti, i manutentori di caldaie, nonché i loro dipendenti, spesso si recano singolarmente presso l’ immobile del committente. Questo comporta che ciascun dipendente dovrà essere dotato di un Pos. Chi ha voluto questa legge ha idea di quali costi dovranno sostenere queste aziende?». C’è poi un aspetto paradossale della norma: per chi non si doterà di terminale di pagamento elettronico non è prevista alcuna sanzione, almeno per ora. Gli risponde il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti che pur difendendo la norma sottolinea la necessità di correttivi: «È a dir poco sacrosanto continuare a spingere perché aumenti l’utilizzo di strumenti di pagamento tracciati e diminuisca quello del contante, ma introdurre una norma che obbliga tutti gli esercenti e i professionisti a dotarsi di Pos senza prima aver creato le condizioni perché questo obbligo possa essere rispettato sostenendo costi contenuti, è la quintessenza di un approccio burocratico e statalista che sta massacrando da troppo tempo il Paese».
I consumatori: «Pasticcio all’italiana»
Critiche anche le associazione dei consumatori. Per il Codacons il provvedimento è una «buffonata». Per il presidente Carlo Rienzi è grave la mancanza di sanzioni per chi non si dota della «macchinetta»: «Ciò significa che, nonostante vi sia un obbligo, lo Stato non è in grado di farlo rispettare, e i commercianti che da domani 30 giugno non si doteranno di Pos, non rischieranno nulla, e potranno comportarsi come meglio credono». Dello stesso parere l’Adusbef che parla di «ennesima farsa per favorire le banche».