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 2014  giugno 28 Sabato calendario

L’OTTANTENNE VOLANTE


Due aeroporti per accogliere nei prossimi anni 11,5 milioni di passeggeri, stima che tiene conto dello sviluppo turistico verso Firenze e Pisa. Una sola gestione per farli crescere insieme, grazie a forti investimenti nelle infrastrutture e per migliorare i servizi. E’ in sintesi il progetto di Eduardo Eurnekian, presidente e ceo di Corporación America (2 miliardi di dollari di profitti l’anno), e della sua controllata italiana, nuovo azionista di controllo dello scalo Amerigo Vespucci che lunedì 30 giugno incontra a Firenze dirigenti e dipendenti. «Spiegherò il nostro programma: gestire e organizzare con creatività. Perché il mestiere di un imprenditore è innovare, ideare sempre qualcosa di nuovo», dice Eurnekian. L’imprenditore, argentino di origini armene, azionista di controllo pure dell’aeroporto Galileo Galilei di Pisa, ha aggiunto i due scali alla sua collana di 54, la più lunga al mondo per numero di licenze, in prevalenza in Sud America, compresi quello di Buenos Aires, e lo Zvartnots di Erevan, in Armenia, dove controlla anche una banca e il servizio postale. In totale il traffico passeggeri del network supera ora i 62 milioni.
A 81 anni Eurnekian è un imprenditore molto energico. E crede che lavorare sia la felicità: «Fare qualcosa di nuovo ogni giorno, anche rischiare un po’ ogni giorno, per innovare, avendo un’attitudine positiva. Sì, la mia vita è il lavoro». In effetti ha molto da fare. Il tycoon, al quale la rivista americana Forbes attribuisce un patrimonio di 1,9 miliardi di dollari, ha messo in pratica questa filosofia imprenditoriale: versatilità aggiunta a creatività. Non ci sono business permanenti, tutto muta, un po’ come il pánta rêi (tutto scorre) di Eraclito. Eurnekian ha collezionato successi nei settori tessile e televisivo. Ha sviluppato negli anni 80 la tv via cavo a Buenos Aires per poi cedere con grande profitto la rete a gruppi americani; nel 2011 ha rivenduto una catena di 21 duty free shop alla Switzerland’s Dufry Ag per 957 milioni di dollari. È impegnato nel biodiesel (un impianto da 500 mila tonnellate), ha concessioni per lo sfruttamento di shale gas e l’installazione di campi eolici, per 1.200 km di strade in Argentina e per nuove dighe in Sud America. Possiede 200 mila ettari di terreni agricoli (20 mila irrigati), sposa l’hi-tech della genetica negli allevamenti (20 mila capi di bestiame) e quella del silicio in una fabbrica argentina di microchip, la Unitech Blues, in cui sono già stati investiti 250 milioni di dollari. Produce vino in Patagonia (13 milioni di bottiglie di El fin del mundo) e sulle pendici del Monte Ararat, è presente nella coltivazione di cotone su vasta scala e di olio di qualità (presso Siena) in piccoli quantitativi. Ristruttura 25 mila mq di casali (sempre in provincia di Siena). E ha un sogno: scavare con un consorzio multinazionale un tunnel di 52 km sotto le Ande (Bioceanico Aconcagua corridor, costo stimato 3 miliardi di dollari) per collegare l’Argentina al Pacifico.
Dovendo governare un impero tanto vasto e multiforme, perché impegnarsi negli aeroporti toscani? Semplice: perché gli scali possono essere un buon affare. Si guadagna soprattutto quando si interviene per renderli più belli, come quello di Brasilia, più comodi e accoglienti, sviluppando servizi nuovi e la parte commerciale, oltre al potenziamento delle infrastrutture.
Lo sforzo economico dell’investimento in Toscana è ingente. Se per acquisire il controllo di Sat il gruppo Eurnekian ha impegnato 70 milioni e altri 60 per AdF, adesso per il primo scalo sono in programma investimenti cospicui, per il 25% da coprire con fondi pubblici italiani ed europei previsti per lo sviluppo di infrastrutture. A Firenze l’investimento è stimato in 250 milioni, da coprire per metà con contributi pubblici. In passato i due scali sono rimasti sotto la soglia di risorse soddisfacente per crescere. Per esempio la pista di Firenze è lunga 1,6 km e ne servirebbe un’altra di 2-2,4 km. Al prolungamento si è opposta anzitutto Pisa. Il tema non è ritenuto determinante dalla Corporación. E le sovrapposizioni potranno essere superate con la gestione integrata, che è nella logica dei numeri, come aveva già messo in chiaro un progetto di holding unica studiato da Kpmg e come è previsto nel piano aeroporti del ministro Maurizio Lupi. Ma riuscirà Eurnekian a legare due scali finora divisi da una rivalità accesa quasi quanto l’ostilità fra le antiche Pisa e Firenze? «L’integrazione c’è già, oggi la maggioranza nelle società che gestiscono i due aeroporti fanno entrambe capo a Corporación America Italia. Entro il 2014 sarà proposta ai soci la fusione di Sat e AdF e la costituzione della società Aeroporti di Toscana», anticipa Roberto Naldi, 61 anni, presidente e ad di Corporación America Italia.
Per arrivare al controllo di Sat, la società che gestisce il Galilei, di cui aveva rilevato quote da privati raggiungendo inizialmente una partecipazione del 27,4%, il gruppo Eurnekian ha lanciato e concluso un’opa volontaria attraverso la controllata italiana. Una volta superato il 52% con il flottante raccolto, l’opa è stata riaperta su richiesta Consob per altri cinque giorni. Il controllo era comunque già assicurato. Quanto ad AdF, Corporación America Italia ha rilevato fra l’altro le quote della Cassa di risparmio (3%) e della Camera di commercio di Firenze e Prato (7,75%); dopo il successo dell’opa obbligatoria, la sua percentuale nella società che gestisce l’aeroporto di Firenze è salita al 48,9%, cui va aggiunto il 12% degli alleati di Sogim. In totale un comodo 61%. Presidente della società è Marco Carrai, uomo con solidi legami nel mondo degli affari e vicino al premier Matteo Renzi.
I due scali toscani però sono stretti fra il Leonardo da Vinci di Roma, Linate e Malpensa, per non dire del vicino scalo di Bologna: potranno contare su consistenti aumenti del traffico? «Gli scali di Pisa e Firenze potranno raggiungere entro il 2028 un bacino più ampio, 7 milioni di passeggeri a Pisa (oggi 4,5) e 4,5 a Firenze (oggi 2). Il polo toscano, dopo Roma e Milano, sarà appaiato o superiore a quello di Venezia», prevede Naldi. E Firenze non cannibalizzerà il traffico di Pisa, come temono sotto la Torre? «Timore da sfatare: il Galilei si concentrerà sul mercato dei voli intercontinentali e low cost, mentre Firenze sulle rotte europee, soprattutto per assorbire arrivi e partenze business e di turisti d’alta fascia, che oggi sono in effetti costretti al trasferimento nel capoluogo fiorentino da Bologna, Roma e Milano».
Un polo aeroportuale ai primi posti in Italia è sempre stato auspicato dalla Regione Toscana, per bocca del presidente Enrico Rossi, pd, vicino a Renzi, anche per rintuzzare le critiche alla privatizzazione provenienti dalla sinistra, oltre che dal sindaco di Pisa, Marco Filippeschi, che avrebbe preferito la totale autonomia di Sat e del Galilei. A causa dei ritardi e delle discussioni intestine fra gli amministratori toscani del Pd. «Firenze ha perduto 1.600 posti di lavoro e 20 milioni di euro», ha calcolato il capogruppo di Forza Italia al Comune di Firenze, Marco Stella, da tempo favorevole all’integrazione dei due aeroporti. Era illogico rifiutare l’occasione di un imprenditore disposto a investire. Rossi ha sottolineato l’esigenza di utilizzare flussi finanziari aggiuntivi alle scarse risorse pubbliche per favorire la crescita degli scali e il connesso sviluppo di occupazione. Il gruppo privato Eurnekian ne ha già riorganizzati 15 nel mondo. La Corporación tratta adesso per 14 aeroporti regionali della Grecia ed è interessato all’area occidentale della Sicilia: gestisce lo scalo di Trapani e aspetta la gara per quello di Palermo.

Luciano Santilli, MilanoFinanza 28/6/2014