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 2014  giugno 28 Sabato calendario

MA LA UE ALL’ITALIA: PAREGGIO NEL 2015


ROMA.
C’è un negoziato parallelo che si sta sviluppando a Bruxelles in queste settimane, più al riparo dai riflettori. Non attrae l’attenzione forse perché si gioca più sui dettagli tecnici che sulle grandi dichiarazioni di principio. Ma per l’Italia e per le dimensioni della manovra finanziaria in arrivo a ottobre, fa un’enorme differenza. E per il momento non sta andando come il governo avrebbe voluto: i documenti ufficiali dicono che sul proprio specifico piano di finanza pubblica il governo non ha ottenuto la «flessibilità» che chiedeva.
La posta in gioco è quella che ha dichiarato Pier Carlo Padoan nella sua lettera alla Commissione europea del 16 aprile scorso. In quella comunicazione, il ministro dell’Economia annunciava che l’Italia avrebbe rallentato il passo del risanamento di bilancio: l’obiettivo del pareggio «strutturale», ossia scontando l’impatto della recessione da cui il Paese è appena uscito, sarebbe slittato di un anno. Padoan scrisse che l’Italia avrebbe raggiunto il pareggio nel 2016, non nel 2015 come concordato in precedenza. Non si tratta di un dettaglio da poco, perché ne va della taglia della correzione che dovrà imporre la Legge di bilancio in arrivo ad ottobre. Con lo slittamento degli obiettivi al 2016, poteva essere meno pesante. Senza, la manovra d’autunno rischia di profilarsi invece come un’operazione da circa 25 miliardi: quanto serve a coprire il bonus Irpef e gli altri impegni presi dal governo, senza perdere il controllo del debito pubblico.
Lo spazio sul debito del resto è ridotto: ieri è emerso che nei primi quattro mesi dell’anno il debito è cresciuto di 77 miliardi, ossia quasi quanto in tutto il 2013. Quest’anno il volume dell’onere dello Stato salirà a quota 2150 miliardi e, superando la Germania, sarà terzo al mondo per volume finanziario dopo Stati Uniti e Giappone. Solo l’anno scorso, i contribuenti hanno pagato 82 miliardi solo in interessi sul debito dello Stato e nel 2014 replicheranno.
Il negoziato in corso a Bruxelles si innesta qui. La novità passata sottotraccia nel vertice appena concluso è che la proposta del governo di rinviare il pareggio di bilancio per ora è stata respinta. Addirittura i leader, incluso il premier Matteo Renzi, hanno dato il loro «endorsement» (appoggio, approvazione) a un documento ufficiale che raccomanda all’Italia di fare l’opposto di ciò che aveva chiesto: il pareggio già l’anno prossimo, non nel 2016. Si tratta del testo della «raccomandazione del Consiglio» (cioè dei governi) su proposta della Commissione europea riguardo al programma di stabilità italiano. Si tratta di una risposta ragionata degli altri Paesi al piano finanziario dell’Italia, come si fa per tutti i governi.
Quella raccomandazione contiene una sorpresa importante, perché è più intransigente persino di quanto suggerito dalla Commissione europea. Quest’ultima aveva chiesto all’Italia il due giugno: «Nel 2015 (bisogna, ndr) rafforzare in modo significativo la strategia di bilancio per garantire le esigenze di riduzione del debito». Quel testo ora è stato inasprito e ieri i capi di Stato e di governo hanno dato il loro «endorsement» al più alto livello politicolegale in Europa. Le modifiche sono state apportate in una riunione del Comitato economico e finanziario a Bruxelles. Presieduto dall’austriaco Thomas Wieser, il Comitato Ecofin riunisce i direttori del Tesoro di tutti i Paesi per preparare le conclusioni dei vertici dei ministri finanziari: per l’Italia partecipa il direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via, anche se la cooperazione fra Palazzo Chigi con le strutture tecniche del ministero dell’Economia in questi mesi è stata molto meno che eccellente.
Di solito nel Comitato Ecofin si negozia fra sherpa per diluire, non per inasprire, le proposte di raccomandazione ai Paesi avanzate dalla Commissione europea. Questa volta all’Italia è accaduto l’opposto. Il testo ora recita: «Nel 2015 (...) Il Consiglio raccomanda all’Italia di garantire le esigenze di riduzione del debito e così raggiungere l’obiettivo di medio termine (il pareggio di bilancio strutturale, ndr)». Non solo. Si chiede anche di «assicurare il progresso» verso il pareggio già nel 2014. In sostanza si chiede una maggiore correzione dei conti già quest’anno e si respinge la richiesta di slittamento del pareggio per il prossimo.
Era stato evidente dall’inizio che la strategia di bilancio del governo Renzi sollevava forti perplessità nel resto d’Europa, come anticipato da Repubblica («I dubbi di Bruxelles sul piano Renzi», 20 aprile). Il fatto che la lettera di Padoan in aprile non ebbe una prima risposta a livello politico, ma burocratico, era già una prima spia proprio di un problema politico, non uno sgarbo personale al ministro. Adesso i nodi sono venuti al pettine. Non sarà facile ribaltare gli equilibri, dopo il via libera di ieri dai capi di Stato e di governo dell’Unione. Ma il vertice Ecofin del prossimo mese si annuncia tempestoso, perché tutto si deciderà lì.

Federico Fubini, la Repubblica 28/6/2014