Gianluca Nicoletti, Lastampa.it 27/6/2014, 27 giugno 2014
ARRIVANO I SOCIOSESSUALI
Quanto siete “sociosexually”? Attenzione da questa percentuale può dipendere la vostra autostima. E’ stata scientificamente riconosciuta la lecita transumanza carnale: tutti potremo, in perfetta coscienza, dire: “ lo faccio solo per piacer mio”… Nessuno potrà redarguirci con richiami alla morale, potremo esibire una regolare certificazione medica che attesti la nostra genetica necessità a cambiare di continuo partner sessuale.
Uno studio, pubblicato all’inizio di giugno dai professori Zhana Vrangalova e Anthony D. Ong del Dipartimento di Psicologia dell’ Università di New York, conia il termine “Sociosexuality”, come accettabile categoria della possibilità umana di trarre beneficio dalla relazione con i propri simili.
Lo studio dal titolo: "Chi trae vantaggio dal sesso occasionale?" è incentrato sulla sociosexuality, che secondo gli autori è una "tendenza relativamente stabile verso il sesso casuale, determinata da un combinazione di fattori ereditari, l’apprendimento socio-culturale e le esperienze del passato.”
La sociosessulità non è una malattia, come qualcuno potrebbe credere, o peggio una compulsione detestabile. E’ che i sociosessuali sono fatti così… C’è chi ha allergie, chi ha intolleranze alimentari, chi le fobie, i “sociosessuali” intendono la relazione come una piacevole maniera per gratificarsi e questo rende loro sereni e equilibrati.
Non sarà per tutti così, ma anche si avverte questa interiore spinta a socializzare attraverso l’ incontro carnale, invece che essere soffocati dai sensi di colpa è più utile accettare il proprio status di socio sessuale. Forse si potrebbe suggerire un particolare segno di riconoscimento, un distintivo…
Insomma meglio far sapere subito che si è sociosessuali così si evitano fraintendimenti e fastidiosi malintesi, soprattutto per chi s’illudesse che l’ attenzione di un sociosessuale possa essere intesa come desiderio di una relazione stabile o di una possibile storia d’ amore.