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 2014  giugno 28 Sabato calendario

QUEI PRECARI CON LA TOGA AVRANNO STIPENDIO E PENSIONE

Nel contesto della revisione della giustizia che il governo Renzi ha promesso di realizzare, il ministro guardasigilli Andrea Orlando sta cercando di chiudere il dossier sulla riforma della magistratura onoraria. Se ne discute da anni, invano. Però stavolta il risultato sembra a portata di mano: a via Arenula si sono tenuti già quattro incontri tra il ministro e le associazioni di categoria e dall’ultimo, quello di ieri, è scaturita l’intelaiatura di un disegno di legge che potrebbe anche essere varato dal Consiglio dei ministri di lunedì.
Orlando ha proposto l’unificazione dei ruoli giudicanti e delle competenze, l’accesso volontario dei giudici onorari di tribunale all’istituendo ’Ufficio del processo’, la permanenza in servizio fino a 67 anni (a regime 70), l’incompatibilità delle funzioni onorarie con altre attività lavorative, il versamento dei contributi previdenziali, una retribuzione mensile fissa e non più ’a cottimo’. I nodi tecnici ancora da sciogliere riguardano proprio gli ultimi due punti, perché è stato definito il ’come’ ma non il ’quanto’, argomento non certo marginale. Il ministro, comunque, ha assicurato che la copertura finanziaria è garantita. Il prossimo incontro, che verrà fissato a breve, gli servirà per convincere del trattamento economico e previdenziale le (forse troppe) sigle di rappresentanza della categoria. Tra le quali, finora, non c’è stata uniformità di giudizio. Anzi, un mese fa una parte delle toghe onorarie ha scioperato proprio contro il progetto di riforma.
Non stiamo parlando dei soli giudici di pace, poco meno di 2mila, da anni figure fondamentali per la definizione di migliaia di fascicoli, ma che in genere sono in età ’matura’, hanno una precedente vita professionale alle spalle e, non di rado, sono già pensionati. Ci sono anche i giudici onorari di tribunale (Got) e i viceprocuratori onorari ( Vpo). Si tratta di circa 3.800 persone (per lo più avvocati fra i 35 e i 45 anni) che, pur non avendo fatto il concorso in magistratura, svolgono le funzioni di giudice e di pubblico ministero. Ma finora, appunto, senza diritti: per i magistrati onorari non sono previsti ferie, indennità di malattia, di maternità, contributi previdenziali. Questo perché la temporaneità dell’incarico era uno dei presupposti fondanti del magistrato onorario di tribunale, introdotto con la legge Carotti del ’98 che prevedeva un mandato triennale, prorogabile una sola volta e comunque non oltre il 2003...
Invece, di proroga in proroga (la prossima scadrebbe il 31 dicembre del 2015, ma dovrebbe essere neutralizzata dalla riforma), ormai c’è gente che svolge da anni questa professione e rischierebbe di non prendere il becco d’un quattrino quando avrà l’età per la pensione. La maggioranza, tra l’altro, a causa dell’impegno continuativo in tribunale e della ovvia incompatibilità con l’attività di avvocato (ma solo se esercitata nello stesso circondario) è impedita a provvedere altrimenti al proprio futuro.
A fare il Got o il Vpo, insomma, non ci si copre d’oro: la retribuzione consiste in 98 euro lordi, ovvero 73 euro netti per ogni delega ricevuta (comunque non più di due al giorno, i giudici onorari sono delegabili solo per le udienze, i viceprocuratori anche per altre attività di ufficio ma non per lo studio dei fascicoli, che pure è indispensabile e assorbe buona parte del tempo) e dovrebbe ormai essere chiaro che ’netti’ vuol dire al netto delle imposte ma ’senza rete’, né assistenziale né previdenziale. Paola Bellone, Vpo a Torino da 14 anni, nel suo libro Precari (fuori)legge-Ogni giorno in tribunale (Round Robin editore, 2013) racconta di un collega che, infortunatosi durante il viaggio per raggiungere la sede distaccata del tribunale, non si è visto riconoscere dal Tar la richiesta di indennizzo Inail in quanto «il magistrato onorario non ha diritto alla liquidazione dell’equo indennizzo per un infortunio occorso in itinere , non essendo la disciplina dettata dall’ordinamento per il riconoscimento della dipendenza di infermità da causa di servizio e per l’equo indennizzo estensibile alla categoria dei magistrati onorari».
La definizione ’precari in toga’, dunque, è la più appropriata. Ciò che il comune cittadino italiano – anche quello mediamente bene informato – non sa è che i Vpo rappresentano il pubblico ministero nell’80-85% dei processi davanti al giudice monocratico. Per i Got non esistono statistiche disaggregate rispetto ai giudici professionali (anche perché ormai da tempo non vengono più impiegati nel solo rito monocratico, ma prendono parte pure ai collegi giudicanti), però i loro carichi di lavoro sono analoghi a quelli dei colleghi ordinari. Del resto, si può ricorrere al Got quando l’ufficio non riesce a smaltire i fascicoli cioè... sempre. Per limitarci al settore penale, si tratta di processi per circonvenzione, maltrattamenti in famiglia, stalking, truffa, appropriazione indebita, falsa testimonianza, calunnia e altri reati punibili con la reclusione fino a 8 anni. Si può affermare, dunque, che senza il lavoro quotidiano delle toghe onorarie, la mal messa macchina della giustizia italiana si sarebbe già fermata. Del resto, a fronte di 8.469 magistrati ordinari in servizio in uffici giudiziari, operano 5.750 magistrati onorari (tra giudici di pace, Got e Vpo) ma i posti in organico previsti per questi ultimi – come si evince dalla tabella del Csm – sono ben 9.386.
Un magistrato di grande esperienza come Marcello Mad­dalena, già procuratore capo e attualmente procurato­re generale di Torino, lo dice senza mezzi termini: «Per le pro­cure della Repubblica la magistratura onoraria è assoluta­mente fondamentale. Per gli uffici giudicanti è molto utile e potrebbe essere utilizzata anche di più. È una risorsa di cui non si può fare a meno, anzi, bisognerebbe valorizzarla al meglio». Per esempio, suggerisce Maddalena, si potrebbe «riservare ai magistrati onorari, requirenti e giudicanti, tutta una serie di materie diciamo minori, risparmiando le forze della magi­stratura togata per i processi di maggiore rilevanza, ovvero quelli con composizione collegiale del tribunale, quelli deri­vanti da un’udienza preliminare, quelli che richiedono una particolare specializzazione, come le cause di lavoro». In que­sto modo, tra l’altro, «la massa preponderante dei fascicoli» sa­rebbe trattata dai magistrati onorari, liberando risorse per i grandi processi e «risolvendo anche il problema dei criteri di priorità di trattazione». Tutto questo richiederebbe ovviamente un’accurata opera di «formazione». Ma resta comunque il pro­blema dell’assenza assoluta di garanzie. La soluzione miglio­re, secondo il pg torinese, sarebbe «la stabilizzazione una tan­tum dei magistrati onorari che operano da anni, con il ricono­scimento di tutte le tutele necessarie».
La stessa Associazione nazionale magistrati, nella sua proposta di riforma della giustizia, sostiene l’esigenza del «riordino della magistratura onoraria» con «l’introduzione di opportune forme di previdenza». Come dire, un inquadramento più solido, giusto e vantaggioso per tutti. Anche per i cittadini.