Concetto Vecchio, la Repubblica 27/6/2014, 27 giugno 2014
MARINO: NON HO COLPE SULLA CULTURA A ROMA IO ASCOLTO TUTTI E ASPETTO I PRIVATI
[Intervista] –
ROMA.
Sindaco Marino, “Repubblica” denuncia il degrado della cultura a Roma, il senatore Zanda la invita a un colpo di reni, e il capogruppo del Pd in Comune dice che bisogna cambiare passo. Lei pensa di essere ancora in sintonia con il suo partito e con la città?
«Sì, assolutamente. Guardi che i romani sono contenti che ci sia un sindaco che vada in giro in bici. Ogni volta incontro un cittadino che mi pianta le mani sul manubrio e non mi lascia andare finché non mi ha raccontato la dimensione della buca davanti a casa sua. Preferivano forse un sindaco in autoblu?».
Veramente le rimproverano di non avere una visione sul futuro della città.
«Forse si dimentica la crisi nella quale ci dibattiamo. I consumi culturali diminuiscono dappertutto, le vendite dei libri sono in calo, la gente risparmia anche sulle cure odontoiatriche. La riprova è che nella notte dei musei, quando si entrava a un euro, abbiamo registrato 250mila presenze: con la mia bicicletta sono andato a controllare la fila alla mostra di Frida Kahlo, beh arrivava a piazza Venezia».
Insomma, è solo colpa della crisi?
«No, non dico questo. Credo, ad esempio, che i privati devono dare di più. Così il sistema non regge. La filantropia è stata troppo trascurata. I donatori del Teatro dell’Opera hanno versato appena 3 milioni di euro su un bilancio di 58. È troppo poco. Però mi reputo soddisfatto: il Teatro l’ho ereditato con un disavanzo di 10,4 milioni euro e quest’anno avremo un attivo di 200mila».
Sì, ma la sua giunta non ha nemmeno un assessore alla Cultura. Com’è possibile?
«Solo da un mese. Ho lavorato bene con Flavia Barca, ma ora serve una figura di eccellenza, che abbia chiara la dimensione della sfida. Fare l’assessore alla Cultura a Roma è come fare il ministro in un medio paese europeo».
Sarà il professore Andrea Carandini?
«È una persona straordinaria, ma ho una rosa di candidati, e prima di scegliere voglio compiere un’operazione di ascolto».
E quanto ci vuole?
«Il tempo che ci vuole».
Le rimproverano anche il mancato governo. Perché non fa le nomine?
«A quali si riferisce?»
Assessore a parte, sono senza vertice il Macro, le biblioteche, la Casa del cinema. Come lo spiega?
«Ma la casa del cinema scade a settembre, sulle biblioteche opereremo a giorni e non perché il tema è stato sollevato dai giornali».
Lei che voto si dà?
«Il voto me lo daranno gli elettori tra quattro anni».
E lei pensa di convincerli?
(Marino si alza e ci invita sul balconcino con vista sui Fori). «Guardi lì, il Foro di Augusto. Fino a settembre la sera c’è una rivisitazione storica con Piero Angela. Abbiamo venduto 30mila biglietti a 15 euro. È un successo, no? E le Scuderie del Quirinale aperte tutta l’estate, vogliamo parlarne?».
Non è troppo poco quel che ricavate dal sistema dei musei? Francesco Merlo si è trovato al Montemartini con altre quattro persone.
«Ho controllato: il Montemartini fa 112 biglietti al giorno, 41mila all’anno. Non è tanto, convengo, ma i Musei capitolini fanno 500mila ingressi».
Infatti, sono gli unici. Avete un giacimento enorme e non lo fate fruttare. Non è un delitto?
«I piccoli musei bisognerebbe renderli gratis. Prenda il Carlo Bilotti: ha 18 De Chirico, ma ogni visitatore ci costa 45 euro. Bisognerebbe eliminare la biglietteria, spostare il personale alle Scuderie del Quirinale: dove davvero serve».
Roma è l’unica città al mondo con due soprintendenze. Le sembra sostenibile?
«Non lo è, e ne ho già parlato con il ministro Franceschini. Stiamo lavorando benissimo con lui. Guardi, quello spicchio, il Foro di Cesare: è nostro. Il resto no».
Lei a marzo è andato dagli emiri a proporre il brand Roma. Che ne è stato?
«Ne ho parlato con il sultano Bin Abdulaziz, e poi l’ambasciatore in Qatar e anche con la first lady azera. Sono disposti a restaurare i nostri monumenti, ma in cambio vorrebbero esporre le nostre opere nei loro Paesi».
Il concerto dei Rolling Stones è stato un successo, ma tutti parlano solo dei 7mila euro per il Circo Massimo. Lei sconta un problema d’immagine?
«Io penso che ci sia un po’ di provincialismo. È stata una straordinaria vittoria, tutti i media del mondo hanno celebrato l’evento e noi qua a parlare ancora dei 7mila euro. Mah!».
Ma al suo partito che la critica sulla cultura cosa risponde?
«Che ho portato la cultura nelle periferie. Lo sa che quaranta su 57 eventi dell’estate romana si terranno fuori dal centro storico. Questa è la mia visione».
La sua solitudine non nasce dal fatto che Renzi è freddo con lei? Teme l’ombra della Madia?
«Non è vero. I rapporti sono ottimi. Sono reduce da un importante colloquio con Delrio».
Fare il sindaco di Roma è più difficile che fare il chirurgo?
«Molto di più, in sala operatoria devi salvare una vita umana alla volta. Ma non sono preparato psicologicamente alla sconfitta. Non posso che vincere».
Concetto Vecchio, la Repubblica 27/6/2014