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 2014  giugno 27 Venerdì calendario

I BOT ORA RESTANO UNA «MANNA» SOLO PER LE BANCHE


I (pochi) risparmiatori che ieri mattina hanno comprato i BoT semestrali dovrebbero essere insigniti della medaglia d’oro al patriottismo: sottoscrivendo Buoni ordinari, quindi prestando i loro risparmi allo Stato, non guadagnano nulla. Secondo i calcoli di Assiom, se allo 0,309% lordo di interessi pagati dai BoT si tolgono le tasse (il 12,5%) e le commissioni bancarie massime (0,20), il tasso d’interesse netto dei BoT per i risparmiatori ieri è stato pari a -0,117%. Questo in teoria, perché le banche non possono applicare elevate commissioni se portano il rendimento sotto zero: devono almeno lasciare ai risparmiatori lo 0%. Ma se si considera il prelievo sul conto titoli e la micro (ma esistente) inflazione, per i patrio-risparmiatori un sacrificio reale comunque c’è.
Di fronte a questi dati, viene da chiedersi come sia possibile che la domanda per i BoT, in asta, ieri sia stata abbondante. La risposta è semplice: perché a comprarli non sono stati (se non in minoranza) i risparmiatori, ma le banche e gli investitori istituzionali. I quali, innanzitutto, non sono soggetti alla ritenuta fiscale del 12,5%. Ma, soprattutto, hanno altre valide motivazioni per rimpinzarsi di micro-BoT. La prima ragione è legata a una recente decisione della Bce: da quando Mario Draghi ha portato in negativo il tasso d’interesse dei depositi bancari presso l’Eurotower, gli istituti di credito hanno iniziato a cercare altri "parcheggi" per la loro liquidità in eccesso. Piuttosto che pagare per mantenere i loro soldi in Bce, preferiscono insomma comprare titoli di Stato a breve termine.
In quest’ottica i BoT sono una scelta ottimale: perché il loro 0,309% di rendimento lordo è tra i più alti d’Europa. Nell’area euro solo Grecia e Malta offrivano ieri sui titoli di Stato semestrali qualcosa in più dell’Italia. Tutti gli altri "BoT" dell’Eurozona, invece, sono ancora più magri dei nostri. Ecco perché il Tesoro ieri ha fatto il pieno di domanda: in una gara di magrezza, i BoT hanno ancora un po’ di grasso. Questo trend, poi, si somma alla grande ricerca di rendimenti da parte di tutti gli investitori del mondo. Morale: i BoT-people sono stati sostituiti da opportunistici investitori o da banche.
L’aspetto positivo è che lo Stato italiano risparmia emettendo titoli con tassi d’interesse così bassi. Secondo i calcoli di Intesa Sanpaolo, in effetti, il tasso medio ponderato dei BoT quest’anno è sceso allo 0,58% rispetto allo 0,87% del 2013. E il tasso dei BTp è diminuito dal 3,48% al 2,42%. Peccato, però, che il debito pubblico continui ad aumentare: questo, pur in presenza di tassi più bassi, impedisce dunque allo Stato di diminuire la spesa nominale per interessi. È lo stesso Governo a stimare che nel 2014 spenderà 83 miliardi, rispetto agli 81 del 2013. Questi micro-tassi, insomma, non sono ancora sufficienti per sollevare le casse dello Stato.
La seconda considerazione è legata al comportamento delle banche. Se portando in negativo il tasso sui depositi la Bce ottiene solo l’effetto di spostare la loro liquidità da Francoforte ai BoT, l’impatto sull’economia reale è insignificante. Certo, serve tempo per trasformare questa liquidità in finanziamenti a famiglie e imprese. Aspettiamo. La speranza è che questo, prima o poi, accada. Altrimenti il sacrificio dei BoT-people, patrioti forse inconsapevoli, resterà vano.
m.longo@ilsole24ore.com

Morya Longo, Il Sole 24 Ore 27/6/2014