Fabrizio d’Esposito, Il Fatto Quotidiano 27/6/2014, 27 giugno 2014
STORACE: “ANDRÒ IN GALERA PER AVER OFFESO NAPOLITANO”
[Intervista] –
Francesco Storace, oggi leader della Destra e vicepresidente del consiglio regionale del Lazio, sta vivendo un dramma politico-giudiziario. Questo: “Mentre si discute se ridare l’immunità a chi ruba o prende mazzette, io posso andare in galera per il reato di vilipendio del capo dello Stato, un reato vecchio e basato su una procedura borbonica”. I fatti sono più o meno noti. Correva l’anno 2007 e Storace partì alla carica contro i senatori a vita che tenevano in piedi l’allora governo Prodi. Sul suo blog comparve un orrendo commento che scatenò l’inferno: l’invito a fornire di stampelle e pannoloni Rita Levi Montalcini, il Nobel titolare di un seggio a vita a Palazzo Madama. Napolitano bollò come “indegno” l’attacco e Storace a sua volta giudicò “indegno” il capo dello Stato.
Martedì scorso ha scritto, sul suo Giornale d’Italia, che il 21 ottobre andrà a bussare al carcere di Regina Coeli, a Roma. Quel giorno uscirà la sentenza e io rischio da uno a cinque anni per una storia in cui nessuno vuole assumersi le sue responsabilità.
In che senso?
Uno dei miei due legali, Naso, ha tirato fuori una lettera di Cascella (portavoce del Quirinale nel primo settennato di Napolitano, ndr) in cui mi scriveva che dopo un incontro tra me e Napolitano, il capo dello Stato riteneva chiuso l’incidente.
Avevate fatto pace.
Non solo. L’altro mio legale, Re-boa, ha presentato al Tribunale di Roma che mi sta giudicando un discorso di Napolitano del 2009 che si chiude con l’invito ad abolire l’articolo 278 del codice penale.
Quello del vilipendio: “Chiunque offende l’onore o il prestigio del presidente della Repubblica, è punito con la reclusione da uno a cinque anni”.
Sì, ma nessuno se ne fa carico politicamente. C’è solo una proposta di Gasparri in merito e oggi si discute esclusivamente sull’immunità ai politici ladri.
Lei chiede l’abolizione del vilipendio.
È Napolitano che l’ha chiesto per primo. Eppoi il mio è un processo politico.
Tutti dicono così.
Ma io lo dico in senso tecnico perché è davvero così. A decidere se dare l’autorizzazione al giudizio è il Guardasigilli.
Nelle mani di un solo uomo.
Una procedura borbonica. È il tipico reato di casta, non ci rende conto che non ha più senso. Si viene processati per le proprie idee.
Nel suo caso era Mastella il Guardasigilli: alle ultime Europee entrambi avete fatto campagna elettorale per Forza Italia. Lui da candidato, lei per la Mussolini.
Gli ho fatto ugualmente campagna contro, dicendo nei comizi che lui usa le garanzie solo per sé ma è forcaiolo con gli altri. Il mio processo fu deciso in 48 ore, una cosa mai vista. Se non sbaglio, quel grillino che chiamò “boia” Napolitano, Sorial, attende ancora l’autorizzazione. Allora il Guardasigilli era la Cancellieri, oggi è Orlando.
Non se ne esce.
Ho la sensazione che la mia è una causa di cui nessuno sa come liberarsi. Oggi non passa giorno che qualcuno non insulti Napolitano senza pagarne le conseguenze. Orlando dovrebbe fare qualcosa. Se si abolisce il reato di vilipendio si può assicurare al capo dello Stato la possibilità di querelare con una procedura accelerata.
Ma se lei viene condannato c’è l’Appello, la strada per il carcere è lunga.
Intendo rinunciare all’Appello in caso di condanna. Il 21 ottobre mi presenterò a Regina Coeli e chiederò di andare in galera. Meno male che è il 21 ottobre e non il 28.
L’anniversario della marcia fascista su Roma, il novantaduesimo per la precisione.
Anzi, lo sa che le dico, che aspetterò una settimana per andare a Regina Coeli. Mi presento proprio il 28 ottobre, così festeggio a modo mio.
Fabrizio d’Esposito, Il Fatto Quotidiano 27/6/2014