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 2014  giugno 27 Venerdì calendario

“HO FATTO MOLTI ERRORI MA NON HO RUBATO”

[Intervista a Giancarlo Galan] –

Onorevole Giancarlo Galan, lei nega di essere perseguitato dalla magistratura. Anzi, dice che al posto dei magistrati di Venezia, se la Guardia di Finanza le avesse portato le stesse carte sul suo conto, si sarebbe comportato nel loro stesso modo...
Beh, avrei avuto gli stessi sospetti su Galan. Però non mi sarei arrestato. Prima, almeno, mi sarei interrogato. Dandomi modo di smontare tutti gli errori delle indagini della Finanza.
Ma perché la Finanza avrebbe dovuto incastrarla senza motivo? Non vorrà sostenere che ce l’ha con lei?
Secondo me ha commesso questi errori in buona fede. Non sono mai stato un dietrologo. Mi limito a constatare che hanno scritto un sacco di cose sbagliate.
Per esempio?
Non hanno calcolato la parte non imponibile dei miei stipendi di parlamentare. Che è molto più cospicua di quella imponibile. Ecco, guardate, questi sono i bollettini delle mie indennità: prima pagina, imponibile, 5 mila 178 euro al netto; seconda pagina, non imponibile forfettario, 13 mila e 335 euro, nette. A fine mese, quando arriva il deposito, la banca ci manda due distinti sms per avvertirci. La Finanza s’è scordata, sempre, per mesi, per anni, la parte non imponibile. Che da sola ammonta a 671mila euro dal 1994 a oggi, con intervallo dei miei mandati di governatore del Veneto. Mica sono noccioline. Poi sfido io che non si spiegano il mio tenore di vita.
Fanno apparire lei e tutti i parlamentari poverissimi. Avranno creduto alla bufala dei tagli alla Casta. Ma quindi, se non abbiamo capito male, la parte non imponibile e forfettaria, i nuovi senatori presunti “gratuiti”, anche abolendo l’indennità, seguiteranno a percepirla?
Eh, credo proprio di sì: non ci avevo mai pensato! È vero, avete ragione.
Cioè: se Renzi dice “ai nuovi senatori togliamo l’indennità” e toglie solo questa su 13 mila euro, gli altri 8 mila restano?
Certo.
Torniamo a lei, cos’altro manca, nel calcolo della Finanza, sui suoi redditi?
Mi mettono giustamente in negativo il magazzino che trovano a 161 mila euro, ma non mettono quello di partenza: cioè mi fanno nascere nullatenente dall’anno 2000, mentre solo in quell’anno, e solo dalla vendita delle azioni di Antonveneta (dove avevo investito la mia liquidazione di Publitalia: 700 milioni di lire), ho incassato una cifra esorbitante: 522 mila euro. Si sono scordati due rimborsi assicurativi per due infortuni che ho subìto, roba da decine di migliaia di euro. Non hanno contato nei redditi della mia famiglia quello che il padre del figlio di mia moglie le versa: sono 1.550 euro al mese dal 2005, 18.600 euro netti all’anno, senz’alcuna imposizione. E poi, clamoroso, non han calcolato tutti i miei compensi di Publitalia, dov’ero manager prima di entrare in politica nel ‘94: nei due anni precedenti avevo guadagnato 660 milioni di lire. Nemmeno le mie tre indennità di fine rapporto, che ho percepito tutte e tre le volte che ho fatto il presidente della Regione. E poi perché hanno preso solo il decennio 2000-2010? Pensano che prima fossi un disoccupato ridotto alla mendicità? In totale la Finanza mi “toglie”, a furia di omissioni, quasi 1 milione e 700 mila euro, e altri 340 mila euro a mia moglie (Sandra Persegato, ndr).
Forse non le giova la fama del suo partito: in Forza Italia trovare inquisiti innocenti è dura.
Ah ah, questo non l’avevo considerato...
Scherzi a parte, mettiamo anche che gli inquirenti abbiano omesso alcune sue entrate sbagliando la ricostruzione per difetto. Però il suo problema più grosso è un altro: lei era ed è socio di tutti e tre gli indagati che l’accusano: l’ex segretaria-tuttofare Minutillo, il manager Baita e l’ingegner Mazzacurati presidente del Consorzio Venezia Nuova...
Distinguiamo. Per me Mazzacurati era un nuovo ingegner Negrelli, quello che fece il Canale di Suez: lo vedevo come una specie di mito. Baita e Minutillo invece non sono certo stinchi di santo. Ma sono considerati attendibili a prescindere: come si fa? Qualche dubbio, al posto degli inquirenti, io l’avrei sulle loro versioni: hanno tutto l’interesse a scaricare su di me le somme che magari si sono intascati loro.
Sì, ma è proprio questo il suo punto debole: sono suoi soci, per giunta in un’operazione ‘occulta’. Lei si è schermato dietro un’intestazione fiduciaria per essere socio al 7% di Adria Infrastrutture all’insaputa di tutti. E questa società opera nel settore delle infrastrutture proprio nel Veneto che lei governava, e proprio insieme a Baita e Minutillo che oggi sono i suoi grandi accusatori.
Lo ammetto, non lo dovevo fare. L’ho fatto per avere un’occupazione dopo la politica.
Ma per garantire un futuro sereno agli ex parlamentari i cittadini pagano già il vitalizio. Lei non è certo una persona indigente e, uscito dal Parlamento, non si sarebbe trovato in mezzo alla strada. In ogni caso, fra tante attività imprenditoriali, perché sceglie proprio di associarsi all’impresa Mantovani amministrata da Baita, il più grande costruttore di opere commissionate dalla Regione di cui lei era presidente.
No, no, fermi. Io sono socio non occulto, ma tramite una fiduciaria della Banca Intesa, perfettamente legale. Mica una fiduciaria tipo “Compro oro e pago in contanti” all’angolo della strada!
Lei queste cose le può dire in tv e qualcuno le crede ma non al Fatto: le fiduciarie servono a schermare i soci. Infatti per anni i giornalisti hanno scritto di Baita e Minutillo ma nessuno ha mai potuto dire che lei era socio di Adria Infrastrutture.
Ma ero socio di un grande manager come Baita e di un ingegnere prestigioso come Mazzacurati in una società praticamente inattiva fino a oggi, in vista di qualcosa che intendevo fare nel lontano futuro, da ex politico. Adria Infrastrutture non fa nulla: a parte forse qualche fattura falsa di cui io non sapevo nulla fino all’altro giorno. Col 7%, si figuri! Mai partecipato a una riunione. E, mentre ero governatore del Veneto per l’ultima volta, dal 2005 al 2010, Adria non ha avuto incarichi e il socio Mantovani non ha più vinto una gara. Anzi ha perso il progetto più grosso: la Pedemontana.
Perché dice: “Questa non la dovevo fare”? Anche lei si rende conto almeno del conflitto d’interessi?
Tutti hanno un patrimonio di rapporti, di conoscenze tecniche e umane, che io pensavo un giorno di sfruttare per fare ciò che non ho mai fatto: l’imprenditore in proprio. Sapete cosa mi affascinava? A parte la società con Mazzacurati e Baita, l’idea di fare concorrenza al Telepass. Io il Telepass l’ho sempre odiato.
Qui non c’era solo conflitto di interessi, l’accusa di corruzione non nasce solo dal fatto che lei è socio di Adria Infrastrutture, ma anche e soprattutto dal fatto che lei non avrebbe pagato la sua quota del 7%: l’impresa Mantovani avrebbe versato il capitale al posto suo.
Vi parrà strano, ma questo non lo so. È una delle tante cose che devo chiedere al mio amico commercialista, Paolo Venuti, che si occupava per me di tutte queste cose con la più ampia delega e la mia più totale fiducia. Purtroppo non ho ancora potuto chiedergli nulla, perché è in gabbia.
Ma Venuti poteva prendere i suoi soldi per acquistare una quota di Adria senza dirglielo?
Ma certo, abbiamo deciso di fare questa operazione e poi ci ha pensato lui.
Siamo nel 2007. La quota di 500 azioni comprata da Venuti a nome di Venuti, ma per conto di lei Galan, viene pagata 350 mila euro: secondo l’accusa, i due terzi, cioè 237 mila, li mette Mantovani.
Ma io questo non lo so! Bisogna che parli con Venuti! Perché secondo me Adria Infrastrutture non valeva proprio un cazzo. Per me era un investimento per un lontano futuro. Nell’immediato, diciamo che era un posto inventato da Baita per dare uno stipendio alla Minutillo, va bene?
Lei è a tutt’ora socio allo 0,81% di Adria Infrastrutture.
Io?
Sì, lei. Ha soltanto lo 0,81% perché nel frattempo hanno fatto altri aumenti di capitale. Non pensa che dovrebbe regalarla domattina?
Se tirate fuori carta e penna la regalo a voi ora! Non me ne frega niente... Era il mio sogno di fare l’imprenditore con un ingegnere che sarebbe finito nelle enciclopedie, con un manager che era oggettivamente bravissimo...
La Minutillo ha raccontato ai magistrati che andava in giro dagli imprenditori a raccattare soldi in nero per le sue campagne elettorali. Lei invece nega che lo facesse su suo mandato: ma ha mai controllato? Non ha mai saputo se i vari Mantovani, Mazzacurati & C. la finanziavano?
No, guardate: Mantovani era troppo furbo per farlo. E comunque lì sei praticamente obbligato a delegare tutto: alle campagne bada il partito, io ero il candidato governatore di Forza Italia, del centrodestra, mica a titolo personale. E poi chi mi conosce lo sa come sono fatto: lascio soldi, telefonini dappertutto, perché do per scontato che la cameriera, mia moglie, gli amici, i collaboratori che passano non li toccano...
Ma come fa a non sapere chi ha pagato la sua quota di Adria Infrastrutture? Se mi ritrovo con una quota di 350 mila euro mi chiedo chi paga, o no?
Sul “come fa lei a non sapere?” potete lavorare all’infinito. Non mi informavo, mi fidavo dei miei collaboratori. Potevo non sapere che la Minutillo era così ricca? Sì, perché non mi interessava, non era il mio lavoro. Se uno mi accusa di culpa in vigilando, ci azzecca. Ma non sono un corrotto.
La Finanza dice che la quota del 5 per cento in Adria Infrastrutture di Chisso è stata pagata da Baita 2 milioni, quindi la sua valeva circa 2,5 milioni.
Guardi, se qualcuno mi desse 2 milioni di euro per il 5 o il 7% di Adria Infrastrutture, andrebbe internato. Perché la società non ha mai fatto nulla.
Ma dal bilancio risulta che ha fatto il project financing delle più grandi infrastrutture del Veneto: la piattaforma logistica di Fusina, la Superstrada No-gara-Adriatico; la Via del Mare, il passante Alpe Adria e sta entrando anche nella autostrada da Orte a Mestre
Ma no, stiamo parlando di opere che forse si faranno, ma per ora non c’è nulla, nessuna gara, nessun progetto, nemmeno una dichiarazione di interesse pubblico. In gran parte non ne ho mai neppure sentito parlare. E io sono fuori dalla regione da 4 anni, e la Minutillo l’ho cacciata nel 2005, non è più con me da 8 anni... Cioè, in quelle opere non ho più da tempo alcuna voce in capitolo, non posso incidere né dal lato attivo né da quello passivo. Non conto più nulla in Veneto.
Nel bilancio di Adria Infrastrutture si legge: “progettazione, costruzione ed esercizio della superstrada a pedaggio Via del Mare. Committente: Regione Veneto. Project Financing”. Lei c’era quando è stato proposto questo Project Financingnel 2007
No, se ne parlava credo dal 1995, ma non è stato certo fatto il project financing mentre c’ero io.
Quindi l’ha fatto la giunta Zaia?
Sì.
E il Grande Raccordo Anulare di Padova? E le altre opere?
Non c’ero neanche lì.
Ma il Project Financing c’è stato...
Ma non può fare un processo alle intenzioni! Capiamoci. Un consorzio di imprese presenta un progetto. Come se ne possono fare diecimila da parte di chiunque. Poi la Regione decide se è di interesse regionale. Poi la Regione dichiara la pubblica utilità e chiunque può fare un’offerta in concorrenza.
Parliamo della sua segretaria, Claudia Minutillo: lei dice che voleva assumere sua cugina, poi invece ingaggiò la Minutillo che era stata appena licenziata dal deputato forzista Bonazza Buora: non ha chiesto perché l’aveva cacciata? Non era una bella referenza.
Ma io l’ho presa proprio perché Bonazza l’aveva cacciata: per me era un’ottima referenza, un titolo di merito. Lui mi stava antipatico e lei venne da me in lacrime, mi fece pena. E poi era brava, nei 4 anni e mezzo dal 2000 al 2005 che ha lavorato con me l’ha fatto bene.
Poi lei l’ha cacciata. Perché – dice - “stava antipatica a tutti, anche a mia moglie...”. Dobbiamo proprio crederci?
Dico così perché sono un signore... Poi ci sono delle cose omissate che non posso specificare perché le dirò solo ai magistrati, quando mi sentiranno.
La sospettava di rubare?
Le rispondo Omissis. Nella mia sconfinata fiducia nella buonafede e nel disinteresse altrui, pensavo che le borse e le scarpe e gli abiti di lusso glieli regalasse il marito o qualche moroso. Lei tra l’altro diceva di avere sposato un ricchissimo operatore turistico a Firenze. Poi seppi che da dieci anni erano in crisi e che il paltò che lei indossava era di Chanel e costava 16 mila euro...
E denunciarla no?
No, questo non me lo si può chiedere. Ho detto prima che ho culpa in eligendo e in vigilando... Io non mi sono mai accorto di nulla... Se uno dà retta alle voci è finita. Io, più che mandarla via alla fine della legislatura, che dovevo fare?
Non si faccia più ingenuo di quello che è: come fa a dire di non aver mai sospettato che il Consorzio Venezia Nuova, oltre a finanziare il Mose, fosse il bancomat di politici, prelati, giornalisti, funzionari, magistrati?
Il giorno in cui hanno nominato Mauro Fabris presidente del Consorzio al posto di Mazzacurati, io ho telefonato a Mazzacurati per dirgli che mi dispiaceva moltissimo e che mi pareva una cosa volgare. Sono un imbecille? Forse sì. Quando ho sentito che il magistrato alle Acque, Cuccioletta, prendeva soldi, son rimasto basito. Ma il fatto che lui prendesse soldi almeno una ratio ce l’ha: lui era l’occhio dello Stato che doveva controllare tutto in Laguna. La Regione invece non c’entra nulla con il Mose.
Nemmeno il sindaco e il Comune hanno poteri sul Mose, però il Consorzio pagava la campagna elettorale al sindaco Orsoni.
Intendiamoci, se il governatore al posto mio l’avesse fatto il fratello di Cacciari, forse il Mose non si sarebbe fatto, perché gli avrebbe messo i bastoni fra le ruote e non avrebbero potuto andare contro tutto il mondo. Ma tecnicamente io governatore e la mia giunta non avevamo alcun potere sul Mose. Si decideva tutto a Roma, al “comitatone” guidato dal presidente del Consiglio dei ministri.
E allora perché pagavano Orsoni?
Forse temevano che la sua coalizione con i Verdi, tradizionalmente ostili al Mose, come ai tempi di Cacciari potesse mettere qualche ostacolo. Non so.
Lei comunque conferma che fino all’arresto della Minutillo, l’anno scorso, e al blitz del mese scorso, non ha mai avuto sospetti su quella mega-mangiatoia.
Ma né prima né paradossalmente dopo. Ancora mi stupisco. Io sono sempre stato convinto che partecipare al Consorzio Venezia Nuova fosse come vincere un terno al lotto. Tant’è che non ho mai capito perché Impregilo abbia venduto la sua quota proprio quando partiva il Mose. Partecipare al Consorzio era un colossale privilegio: si potevano prendere il 40% delle opere senza gara d’appalto!
Venuti è il personaggio chiave della sua storia, l’uomo dei suoi conti. In un’intercettazione dice che lei ha 1,8 milioni in Svizzera, che lei avrebbe nascosto anche a sua moglie a beneficio di sua figlia...
Ho letto, ho letto. Ma su questo però ora vi do una delusione e do un omissis anche a voi: ne voglio parlare prima con i magistrati, se mi ascoltassero...
In un’altra telefonata, Venuti parla dell’affare del gas in Indonesia e la mette un’altra volta nei guai.
Io non ne so nulla. Non c’entro. È una roba che credo riguardi altri clienti del mio commercialista, che è – anzi era – il primo studio di Padova. Ma scusate, se volevo fare affari col gas, li facevo sul rigassificatore di Porto Tolle, che ho fatto fare e inaugurato io. Per legge antimonopolio, il 20% della capacità produttiva per legge (8 miliardi di metri cubi) dev’essere a disposizione dei concorrenti, cioè del Qatar che fornisce materialmente il gas: se volevo, parlavo col Qatar e mi facevo impacchettare un po’ di gas a mio nome e ci facevo il business. Ma non l’ho fatto, naturalmente. L’Indonesia non so manco dove sia, mai stato lì. Non so nulla nemmeno delle obbligazioni di un milione della società Thema di cui avete scritto voi.
Altre intercettazioni parlano degli affari di sua moglie.
Tante idee, pochi fatti. Ma mia moglie è un vulcano di idee. Pensi che s’era messa in testa di fare delle gelaterie in India, ci ha lavorato, ma poi non se n’è fatto nulla. Invece ha fatto bene quando è entrata in una società del biogas, che ora dovrebbe produrre i primi utili.
Lei è socio al 50% di Ihlf tramite un’altra fiduciaria.
Ma va là, il vero socio dietro quel 50 per cento è un certo Gilberto Bertipaglia. Io ho una quota minore che non so nemmeno quanto sia. Ma cos’è questa mirabolante società? Un’associazione di professionisti che fanno consulenze – esclusivamente all’estero e in particolare in Cina - su come funziona il sistema sanitario del Veneto, che è il quarto più efficiente al mondo. Ma anche lì non abbiamo mai fatto nulla. Mai stato in Cina: una volta Bertipaglia mi ha portato a pranzo sui Colli Euganei con un cinese. E io dovrei sentirmi in imbarazzo? È’ il mio pallino dell’impresa: non voglio morire facendo politica e trovo patetici i vecchi ex politici che non sanno cosa fare.
Parliamo della sua famosa villa. Baita le ha regalato – come dice – i lavori di ristrutturazione?
No. La proprietà ha due case, una molto bella, Villa Correr, venduta dai vecchi proprietari a uno speculatore d’arte e poi messa all’asta giudiziaria. Al 15° tentativo, dopo 14 deserti, se la aggiudica Totò, un dentista di Pantelleria, simpaticissimo, che vuole farci uno studio odontoiatrico: la restaura, poi si accorge che non gli serve e i figli lo costringono a venderla. Io la compro a meno di 1 milione di euro, cioè a 6 volte il prezzo pagato da lui, perché era già tutta restaurata. Io ci faccio solo due interventi, dell’impresa di Turato. Baita sbaglia addirittura la ditta che fa i lavori, che non si chiama Tecnoqualcosa ma Architest. E poi sbaglia le date: parla di lavori ancora nel 2011, quando erano finiti da due anni!
E l’altra tenuta di 400 ettari “La Frassineta”, quella in cui era socio di Don Gelmini?
Sta sull’Appennino tosco-emiliano. Don Pierino Gelmini ha svenduto il suo patrimonio. Questa tenuta, solo boschi, erba e castagni, con un paio di ruderi che non ho i soldi per mettere a posto, l’abbiamo presa per 800 mila euro con Niccolò Ghedini, con un terzo che poi è uscito. E le nostre mogli, perchè la signora Ghedini è una Iap, Imprenditore Agricolo Professionale, per cui paga l’Iva all’1%. Poi Ghedini è uscito, sa le mogli...
Con Ghedini siete amici da prima della politica?
Lui era amico di mio fratello dall’università, sono coetanei: due anni in meno di me. Siamo tutti di Padova, amici fin da ragazzi.
Ma lo porta lei a Berlusconi?
No, intorno al 1994, Berlusconi ha un processo a una delle sue società e affida una parte della sua difesa allo studio Ghedini-Longo. Conosce Ghedini, gli piace e un giorno che viene a Padova, all’Hotel “Le Padovanelle”, mi domanda se lo conosco. Così faccio venire Niccolò all’albergo, i due si chiudono in una stanza e da lì inizia il rapporto.
L’accusano anche per quei 50 mila euro depositati su un conto a San Marino.
Dunque: io faccio il primo storico accordo tra una Regione e uno Stato estero, la Repubblica di San Marino. Ci apro un conto corrente col mio nome e la carta d’identità, una roba simbolica: ci metto dentro 200 euro e vado via. Estate 2004. Un anno dopo ci trovo dentro 50mila euro versati dalla Minutillo con una firma falsa che imita la mia; sei mesi dopo, Colombelli, dirigente della BMC e legato alla Minutillo, li preleva, ancora imitando la mia firma.
Se incontrasse la Minutillo, cosa le direbbe?
Se uno mi dicesse “Esprimi un desiderio”, io vorrei 30 minuti di assoluta impunità chiuso in una stanza con la Minutillo. Perché non si può fare così. È disumano, al di là di ogni immaginazione... Io ho colpe in eligendo e in vigilando, per l’amor di Dio, le ho pagate anche nel resto della mia vita. Ma, ostia, cio’! Una cosa così non è possibile... Baita lo capisco di più, è un cinico calcolatore, lui sta rifacendo quello che faceva prima come consulente con ottimi rapporti con Mantovani e altri in altri settori: se l’è cavata con un anno e 10 mesi. E tra un pò pensa di rifare il deus machina... Ma la Minutillo no, non la capisco.
Si sente tradito?
Peggio: indignato. L’ho presa da Vuitton e l’ho lasciata da Chanel. All’inizio piangeva disperata, e questi pianti me la rendevano un po’ più umana. Per questo ora mi girano i coglioni, perché vedo che di umano non ha nulla! Avete presente la Turner in Brivido Caldo? A parte il fascino, che non è paragonabile, ostia! È quella. Come dicevano nel mio ufficio, Il diavolo veste Prada...
Ma c’è una spiegazione per questo tradimento? Perché se lei finirà in galera sarà colpa della Minutillo, Baita e Mazzacurati.
L’altra cosa che mi fa girare i coglioni è che ora Mazzacurati è su una spiaggia della California. E guardate la foto della Minutillo su WhatsApp, in barca che si fa la doccia...
Se la Camera vota l’autorizzazione al suo arresto e lei finisce dentro, siamo sicuri che la sua versione dei fatti ai magistrati sarà la stessa che ora dà a noi? Non c’è niente di più che le caverebbero fuori in manette?
E cosa potrebbero cavarmi fuori? Un patteggio con l’ammissione che ho concordato un milione di euro all’anno di stipendio inesistente? Che ho preso soldi che non ho preso? Patteggio in cambio di cosa, visto che non ho nulla da rivelare?
Magari potrebbe parlare di qualcun altro.
Mah, questo non lo dico certo a voi.
E Gianni Letta? Mazzacurati non stava lì per caso...
Mazzacurati un giorno, tipo negli anni ‘90, mi dice: “Gianni Letta non lo conosco”. Io glielo presento e non ho mai più assistito a un colloquio tra loro due.
Se lei pensa alla galera, qual è la prima cosa che le viene in mente?
Una sola: mia figlia.
Quanti anni ha?
Sette.
Ne ha già parlato con lei?
No.
Pensa ancora alla politica?
No, zero. Politicamente io ho chiuso. Non ne voglio più sapere nulla. Dovevo chiudere quando ho smesso di fare il presidente della Regione.
Alla giunta e alla Camera, sul suo arresto, i numeri non sono dalla sua parte.
All’università, quando ho dato l’esame di diritto privato, ero il 13° e tutti quelli prima di me erano stati bocciati. Presi 23, un voto storico!
Chi l’ha difesa, nel suo partito?
Brunetta, Santanchè, Carfagna, Fitto... Berlusconi mi ha telefonato.
Chi l’ha delusa?
Nessuno, perchè da certa gente mi aspettavo di tutto. Puoi mai essere deluso dalla Gelmini? Quando ero presidente del Veneto avevo cento amici, quando non lo ero più ne avevo la metà, ora ne ho la metà della metà. La politica esaspera i valori buoni e quelli cattivi. Ora vedo solo quelli negativi. Ma, comunque vada, ho chiuso.


ha collaborato Gabriele Fazio

Marco Lillo e Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano 27/6/2014