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 2014  giugno 27 Venerdì calendario

EFFETTO LA7: MICHELE DIVENTA SANT’ORO

A Michele Santoro è riuscito il doppio colpo: diventare imprenditore di se stesso e riuscire a guadagnare più di quel che incassava ai tempi d’oro della Rai. Il rischio di Servizio Pubblico è durato poco più di un anno, e una volta che la carovana di Santoro si è accasata a La7, passando poi pure da una rivisitazione al ribasso del contratto operata da Urbano Cairo, per il popolare conduttore televisivo è iniziata davvero un’altra vita. Lo testimonia il bilancio 2013 della società di produzione di Santoro, la Zerostudio’s, la cui maggioranza assoluta del capitale è in mano a Michele e a sua moglie Sanja Podgajski (insieme ne hanno il 66,834%), che ha chiuso i conti con un utile di 1,452 milioni di euro, contro quello di 110.868 euro del 2012 e la perdita di 203.593 euro del 2011, che fu il primo anno vero di attività. Il guadagno dell’anno è stato accantonato a riserva per i futuri investimenti, ma la sola distribuzione ai soci avrebbe portato alla famiglia Santoro un guadagno netto (gli utili hanno un trattamento fiscale inferiore ai redditi) superiore al compenso che aveva il conduttore negli ultimi anni di rapporto con la Rai. Non che il conduttore abbia lavorato gratuitamente l’anno scorso: il suo compenso (che non viene rivelato) è conteggiato fra i costi della produzione, dove svettano i 9,24 milioni di euro pagati per servizi oltre agli 842.452 euro di costi diretti del personale. La factory di Santoro, al cui capitale partecipa con il 30,075% anche la società editrice del Fatto quotidiano, ha ricavato l’anno scorso 12,34 milioni di euro lavorando per La7. Un fatturato in vertiginosa crescita visto che l’anno precedente era stato di 7,34 milioni di euro. Le entrate dall’emittente di Cairo ammontano a qualcosa più di un milione di euro al mese. Dal bilancio non si capisce bene l’importo preciso del contratto, ma si sottolinea come fosse più generoso nella stagione 2012-2013 rispetto agli attuali importi. Scrive infatti il presidente della società, Cinzia Monteverdi (che viene da Il Fatto): «È stato attuato un nuovo modello organizzativo attuando il controllo di gestione, che ha permesso dunque alla società di chiudere l’esercizio con un utile di tutto rispetto, nonostante peraltro la componente ricavi nel periodo ottobre/dicembre 2013, abbia subito un calo conseguente al nuovo contratto concluso con l’emittente per le due stagioni televisive che vanno da settembre 2013 a giugno 2015». Però si capisce qualcosina di più con le informazioni relative al primo trimestre 2014, periodo in cui Servizio Pubblico ha avuto una breve sospensione per le vacanze natalizie: «Nei primi mesi dell’esercizio in corso», ha scritto la Monteverdi, «la Vostra società ha registrato un positivo risultato lordo di gestione in linea con le previsioni di budget, il quale riporta un interessante risultato positivo di gestione anche a fine 2014. Nel primo trimestre i ricavi relativi alle puntate e prodotti realizzati ammontano ad euro 3.320.000».
La società di Santoro ha assunto direttamente durante il 2013 chi lavorava al programma. A inizio anno aveva come dipendenti due soli impiegati di produzione. A fine anno erano diventati 35: 20 giornalisti e 15 impiegati di produzione. Questa scelta naturalmente ha fatto salire i costi fissi, ma perfino in periodo di vacche grasse in assoluta controtendenza rispetto all’andamento del mercato, Santoro è riuscito ad indossare il doppiopetto dell’imprenditore e ha iniziato a fare quello che i manager chiamano «cost saving», una sorta di battesimo della spending review interna. Per farlo ha chiamato un consulente specializzato. Zerostudio’s ha affidato «l’ attività di analisi dei costi industriali e di budget alla società di consulenza esterna Lc Management (di Luigi Calicchia). In particolare a quest’ultima è stato assegnato incarico di provvedere ad un controllo di gestione mirato che ha permesso nel 2013 di creare efficienza per migliorare la marginalità».