Matteo Sacchi, Il Giornale 27/6/2014, 27 giugno 2014
PRESUNTO AUTOGRAFO DI LEOPARDI RITIRATO DALL’ASTA
Il poeta, inteso come Leopardi, in questo caso avrebbe probabilmente chiosato il fatto con una frase delle sue tipo: «Certamente il vero non è bello. Nondimeno anche il vero può spesse volte porgere qualche diletto». E il fatto è che il presunto manoscritto dell’ Infinito (sarebbe la terza copia esistente, in caso di autenticità) recentemente ritrovato, in maniera piuttosto fortunosa, è stato ritirato, ieri, dall’asta che si stava svolgendo a Roma presso la casa d’aste Minerva Auctions. Lo stop è stato improvviso, subito prima che il lotto fosse messo in vendita a Palazzo Odescalchi, durante la sessione dedicata ai manoscritti antichi. A far rimbalzare la notizia su web e agenzie l’assessore regionale alla Cultura delle Marche Pietro Marcolini, che nel dubbio aveva chiesto che lo Stato italiano esercitasse la sua prelazione.
Non ci sono per il momento motivazioni ufficiali. Ma è probabile che lo scritto - ritrovato tra le carte di una collezione privata- non abbia trovato acquirenti (150 mila euro la base d’asta) anche a causa dei dubbi sulla sua autenticità. Appena la scoperta è stata presentata, la settimana scorsa, anche alcune testate nazionali e qualche critico autorevole avevano gridato subito alla scoperta eccezionale. Però come spesso accade è bastato qualche giorno e qualche riflessione in più per inserire il freno a mano agli entusiami. Basti dire che Vanni Leopardi, erede del poeta è intervenuto all’Università di Macerata precisando che: «Pur esistendo un preciso elenco delle opere di Giacomo possedute dai Leopardi e un preciso elenco di quelle donate dai fratelli del poeta con copiatura deldocumentoceduto... nonrisulta mai entrata una copia del L’Infinito in questa raccolta». Altre incertezze sono nate poi sullo strano iter di questo foglio spedito per posta senza nessuna protezione, addirittura venendo piegato come plico e imbrattato dal timbro (che sembra non coevo alla spedizione). Questo pur tenendo conto che invece la grafologia sembra dar ragione alla tesi dell’autenticità. Ora si potrà forse procedere con più calma. Secondo Marcolini: «Si è guadagnato tempo che permetterà un’analisi ampia ...». Perché in fondo prima di sborsare 150mila euro è meglio fare come Leopardi e convertirsi dal bello al vero. Perché a volte, Leopardi direbbe spesso, non coincidono.