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 2014  giugno 27 Venerdì calendario

IL CONDUTTORE TV: «MI PIACEREBBE ANCHE CHE AI PRETI FOSSE DATA LA POSSIBILITÀ DI SPOSARSI»


Era il 2009. Gerry Scotti, amato conduttore televisivo di Canale 5 — da «Passaparola», a «Chi vuol essere milionario?» — , amato proprio perché incarna l’uomo comune, con una vita normale, una famiglia serena, niente eccessi e divismi, aveva da poco divorziato. E scrisse, «dal profondo del cuore», una lettera al Corriere per esprimere il proprio tormento di divorziato che non poteva fare la Comunione, trovando però conforto nelle parole del cardinale Carlo Maria Martini che proprio in quei giorni invitava la Chiesa ad avere un atteggiamento di comprensione verso i fedeli che vivono questa situazione di sofferenza.
Gerry in cinque anni, dal giorno di quella lettera, non è cambiato molto però...
«È vero, risposte ufficiali non ne ho avute, ma è anche vero che all’interno della Chiesa sono cambiate tante cose, a partire dalle dimissioni di papa Ratzinger all’elezione di papa Francesco che è fortemente indirizzato a dare una svolta».
Quindi anche alla luce di questo documento dei vescovi -Instrumentum laboris - lei è ottimista rispetto a un rinnovamento della Chiesa?
«Assolutamente sì, sono convinto che siamo vicini a un cambiamento, sento che il momento di scelte coraggiose è vicino».
Perché le sta così a cuore la Comunione ai divorziati?
«Perché è una sofferenza partecipare alla Messa e non poter avvicinarsi alla Comunione. Oltretutto, specie nei piccoli centri dove si conoscono tutti, quando vai in chiesa la domenica tutti ti guardano. Se sei divorziato e fai la comunione sei esposto al pubblico ludibrio».
Ma lei va in chiesa, e fa la Comunione pur essendo divorziato?
«Io sono un povero peccatore, né bigotto né baciapile e non sono assiduo frequentatore della messa, ma talvolta vado in Chiesa. Ho parlato del mio problema, nel mio contesto di ragazzo di provincia, con il prete di campagna il quale non ha avuto alcuna esitazione a darmi la Comunione».
E si è sentito osservato e giudicato per questo?
«Beh mi sono sentito gli occhi addosso. Sentivo chiaramente la domanda sottovoce: “Come mai quello lì fa la Comunione che è divorziato?”. E questo è inammissibile. Punito due volte».
In che senso «punito due volte»?
«La prima punizione viene dal fallimento del progetto matrimoniale. Credevo di poter amare una donna tutta la vita, di creare una famiglia, poi mi sono accorto di aver sbagliato. Mi sono confessato per questo e ho sofferto per questo. Perché devo essere punito una seconda volta? Se sono sinceramente pentito per il mio errore perché mi si nega la Comunione?».
Cosa le dà la convinzione di essere nel giusto?
«Le parole di papa Bergoglio che il giorno della festa della famiglia ha detto: “Dio è buono, non è venuto per punirci ma per perdonarci”».
Quali altri cambiamenti auspicherebbe nella Chiesa?
«Quello della Comunione ai divorziati certo è un mio interesse personale, ma mi piacerebbero altri piccoli grandi cambiamenti. Primo fra tutti, la possibilità per i preti di sposarsi».