Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera 27/6/2014, 27 giugno 2014
«I FEDELI NON CAPISCONO I NOSTRI NO AI CONTRACCETTIVI E AI DIVORZIATI»
CITTÀ DEL VATICANO — Di là dai singoli punti, l’essenziale lo dice l’arcivescovo Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo, quando parla di «una Chiesa accogliente, in uscita» e di un documento che esprime «rigore e onestà nel non chiudere gli occhi di fronte ad alcun problema, per quanto inquietante o scomodo possa sembrare».
I vescovi del mondo si riuniranno in ottobre per il Sinodo sulla famiglia e il testo ufficiale che servirà come base di discussione ammette ad esempio che «la stragrande maggioranza» dei fedeli non segue la Chiesa sulla contraccezione (il divieto è percepito come «un’ingerenza nella vita intima della coppia») e parla di tutte le «situazioni difficili» — coppie di fatto, famiglie allargate, divorziati risposati e così via — raccomandando attenzione e misericordia nello stile di Francesco («la Chiesa non deve assumere l’atteggiamento di giudice che condanna, ma quello di una madre che sempre accoglie i suoi figli e cura le loro ferite in vista della guarigione») fino ad affermare ad esempio che la maggior parte dei fedeli è contraria a leggi che permettano adozioni a gay ma se una coppia omosessuale chiede il battesimo del bambino «il piccolo deve essere accolto con la stessa cura, tenerezza e sollecitudine che ricevono gli altri bambini». O a spiegare che le «ragazze madri» vanno ammirate «per l’amore e il coraggio con cui hanno accolto la vita concepita nel loro grembo e crescono ed educano i figli», meritano di trovare un «sostegno speciale» nella società e la «sollecitudine» di una «famiglia» nella Chiesa.
Uno sguardo «non legalista» sulla realtà quotidiana dei cattolici del mondo, che nasce come sintesi delle risposte al questionario inviato in novembre ai fedeli, cui ha risposto «l’85 per cento delle 114 conferenze episcopali», calcola il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo. La rivoluzione voluta dal Papa sta nell’ampiezza della consultazione, nelle 38 domande — anche su argomenti una volta ritenuti imbarazzanti — e nel fatto che le risposte dei fedeli servano come «strumento di lavoro» ai vescovi. Il problema non è tanto la dottrina: al centro è e resta la famiglia fondata sul matrimonio tra «l’uomo e la donna creati ad immagine di Dio» che «attraverso la procreazione» si rendono «collaboratori di Dio». Del resto non ci sono ancora risposte definite, inizia ora un percorso di quasi due anni: dopo l’assemblea straordinaria» a ottobre ne riparleranno le Chiese locali, quindi ci sarà «l’assemblea straordinaria» del 2015 e infine l’ultima parola spetterà al Papa. Ciò che già cambia è l’atteggiamento, lo stile. Si analizza la crisi della famiglia, anche economica e per gli orari di lavoro. Si citano i lati oscuri, violenze, femminicidi, abusi. Si rivela il nuovo desiderio di famiglia che nasce tra i giovani. Soprattutto si dice di promuoverla in modo diverso, in positivo, sapendo che per i fedeli «il concetto di “legge naturale”» è spesso «incomprensibile». E che «si nota una resistenza» alla dottrina in tema di «controllo delle nascite, divorzio e nuove nozze, omosessualità, convivenza, relazioni prematrimoniali, fecondazione in vitro...». Si riconosce anche la «perdita di credibilità morale» della Chiesa, specie in Occidente, per gli scandali pedofilia e a volte «l’incoerenza e lo stile di vita agiato» dei preti o la «fede teatrale» dei più intransigenti.
Chiaro che le preoccupazioni cambino. «In Africa la poligamia, in India la divisione tra caste...». Il tema dei sacramenti negati ai divorziati risposati è più sentito in Europa e America del Nord: chi lo risolve «cercando un sacerdote accondiscendente», chi si rivolge a un’altra chiesa cristiana. Il testo prefigura uno snellimento delle procedure per riconoscere la nullità delle nozze. Quanto alle coppie omosessuali, tra i fedeli prevale il «no» a una «ridefinizione del matrimonio»: nessuna «equiparazione». Però si raccomanda «un atteggiamento rispettoso e non giudicante» e si apre alle unioni civili, parlando di «equilibrio» contro le «reazioni estreme». Dice Bruno Forte: «Tra gli atteggiamenti opposti, da crociata o relativista, la maggioranza cerca un dialogo che distingua l’unicità del matrimonio dall’esigenza di riconoscere diritti e convivenze tra persone dello stesso sesso».