Fa. Ge., L’Espresso 27/6/2014, 27 giugno 2014
PANE E ACQUA? MAGARI
Un carcere privo dell’allacciamento alla rete idrica è come un ospedale dove non arrivi l’energia elettrica: un’assurdità. Eppure è proprio questa la situazione del penitenziario di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, che ha una capienza massima di 600 persone e ospita circa 900 detenuti. Si preleva l’acqua da un pozzo artesiano, attraverso un costoso impianto di purificazione. Non di rado quell’acqua è dichiarata non potabile. Spesso poi, soprattutto in estate e ai piani alti, i rubinetti e gli apparecchi igienici restano completamente a secco. Del caso si è occupata recentemente Adriana Tocco, che è la garante per i diritti dei detenuti in Campania. «Ho coinvolto l’assessore regionale ai Lavori Pubblici, Edoardo Cosenza, che ha dichiarato la fattibilità dell’allacciamento», scrive nella relazione inviata giorni fa al consiglio regionale e relativa all’attività svolta tra aprile 2013 e maggio 2014. Aggiunge: «Il presidente della giunta, Stefano Caldoro, si è detto disponibile a investimenti strutturali». I detenuti attendono con fiducia almeno pari alla pazienza.