Daniele Di Mario, Il Tempo 27/6/2014, 27 giugno 2014
IL CAMPIDOGLIO È IN ROSSO, PAGANO SOLO I ROMANI
Stangata sui romani, che anche nel 2014 potranno detenere il poco invidiabile primato di cittadini più tassati d’Italia per pagare di tasca propria gli errori della cattiva amministrazione. Roma Capitale anche in fatto di tasse, quindi. L’addizionale comunale dell’Irpef infatti resterà allo 0,9% e il Piano di riequilibrio strutturale di Roma Capitale presentato dal sindaco Ignazio Marino non prevede alcuna inversione di tendenza. Anzi, il Campidoglio aveva chiesto al governo di inserire nel Salva Roma la possibilità di poter aumentare l’addizionale Irpef fino all’1,2%, eventualità scartata da Palazzo Chigi.
Tradotto: i romani pagano le tasse non per i servizi erogati (pochi e scadenti secondo la stessa Authority capitolina), ma per coprire il buco di bilancio del Comune. Un buco provocato dalla politica, dalla cattiva gestione delle società partecipate, da scelte nel migliore dei casi poco lungimiranti. L’elenco è lunghissimo e riguarda società di cui non si capisce l’utilità, farmacie comunali clamorosamente in perdita (Farmacap in questo senso è praticamente l’unico caso al mondo), clientele, sprechi, spese incontrollate, entrate non verificate, inefficienza. Se a ciò aggiungiamo le addizionali regionali più alte d’Italia per risanare una Regione, il Lazio, da anni in crisi, il panorama è completo. Ma questa è un’altra storia.
STANGATA DAL 2010 A OGGI
Le elaborazioni dell’Ufficio Studi della Cisl di Roma e del Lazio effettuate sul Piano di riequilibrio dei conti capitolini non lasciano spazio a dubbi. In tre anni - dal 2010 al 2012 - la pressione fiscale sui romani è aumentata di oltre 2,3 miliardi di euro a fronte di una diminuzione di contributi statali di 970 milioni e di un piccolo aumento di entrate correnti. Alla luce dell’analisi sulle entrate correnti esposta dal Campidoglio per il Piano di riequilibrio strutturale, l’amministrazione mostra come Roma abbia un livello di entrate pro-capite inferiore, in proporzione rispetto agli altri grandi comuni d’Italia. Una differenza dovuta alla contrazione dei trasferimenti statali. A fronte di tale diminuzione, e in concomitanza con l’inizio della gestione commissariale, le entrate tributarie sono aumentate complessivamente di 1,6 miliardi di euro nel previsionale 2013 rispetto al 2010, con una punta di +2,3 miliardi nel 2012.
FAMIGLIE PIÙ POVERE
Cosa ha prodotto questa impennata di tasse? Secondo il dossier della Cisl di Roma e del Lazio, la contrazione dei consumi conseguente all’aumento della pressione fiscale è stata superiore al 2,5%, con forti ripercussioni soprattutto sul commercio e sul mercato dei servizi, che insieme al terziario rappresenta i tre quarti del Pil del Lazio.
ECONOMIA IN CRISI
Uno scenario che ha fiaccato il tessuto produttivo romano, fatto principalmente di piccole e medie imprese il cui fatturato è sostenuto soprattutto dalla domanda interna. Insomma, le famiglie romane hanno visto calare il loro potere d’acquisto: una piccola ripresa c’è stata all’inizio dell’anno, ma il lieve segnale di recupero è dettato quasi esclusivamente dal nuovo clima di fiducia che ha attraversato il Paese negli ultimi mesi. Le imprese attive infatti sono aumentate, passando da 323.932 censite dall’Istat nel 2011 alle 464.273 nel primo trimestre 2014 (+6.137, l’1,3%).
LE CRITICITÀ DEL COMUNE
Eppure, mentre i romani continuano a pagare, la politica continua a sbagliare. Il Piano del Comune evidenzia molte criticità: dispersione dei centri di costo, difficoltà nel controllo delle procedure di spesa, incertezza delle entrate che genera la formazione dei residui passivi, sottovalutazione dell’effettiva esigenza di spesa indotta dalle poche risorse disponibili
VERTICE CON PADOAN
Ieri il sindaco Marino ha incontrato al Mef il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan per illustrare il Piano di rientro. Con lui l’assessore al Bilancio Silvia Scozzese e il presidente della commissione Bilancio Alfredo Ferrari. Padoan «è molto soddisfatto del metodo di lavoro utilizzato», ha spiegato Marino, che ha illustrato al ministro e al sottosegretario Giovanni Legnini l’analisi di come si è creato il disavanzo tra il 2009 e il 2013, le voci di spesa aggredibili dal punto di vista economico-finanziario e le esigenze di Roma in quanto Capitale. Roma riceve soli 109 milioni di extragettito, un quarto del gap tra spesa corrente e fabbisogno standard. Marino in passato aveva parlato di costi aggiuntivi per 500 milioni, ma siamo lontani dai modelli europei di Madrid, Londra, Berlino e Parigi.
L’INCONTRO CON I SINDACATI
Ieri Marino e i sindacati si sono incontrati per discutere il Piano di rientro. Il giudizio di Cgil, Cisl e Uil resta «negativo». Le parti si rivedranno lunedì. «Abbiamo proposto al sindaco di firmare con noi un patto per il risanamento e lo sviluppo di Roma. Abbiamo delle idee - dice il segretario generale della Cisl Roma e Lazio Mario Bertone - e vogliamo vedere se Marino le condivide. Vogliamo condividere un’idea di Capitale per i prossimi anni».
WELFARE IN CRISI
A non piacere ai sindacati è soprattutto la politica sociale. Nella manovra di bilancio sono stati previsti 350 milioni, «una cifra che non assicura la copertura dei servizi, considerando anche che rispetto al bilancio preventivo dell’anno scorso, le risorse destinate al sociale, al netto di quelle per gli asili, erano di 400 milioni», dice Bertone che denuncia la possibilità di chiusura dei servizi alle persone nei Municipi, l’aumento delle famiglie povere, una famiglia su tre non può accedere ai servizi pubblici e deve rivolgersi al privato. «Serve una capitale a misura di famiglia che risponda alla domanda crescente di welfare dei cittadini che non possono essere lasciati soli». In ballo c’è l’utilizzo dello strumento dell’Isee per garantire equità in termini di accesso e compartecipazione per le persone che beneficiano dei servizi di Roma Capitale.
GLI ANZIANI
Sul fronte delle Rsa il Campidoglio prevede una riduzione della partecipazione alla spesa per 19 milioni. Una misura che non piace affatto ai sindacati. La Cisl parla di «misure che penalizzano fortemente le famiglie e i pensionati che oltre alla riduzione della capacità devono fare i conti con altri tipi di problemi che riguardano la sfera privata». Un dato su tutti per capire di che cosa stiamo parlando: nel 2012 - la fonte è il Censis - sono state 2.212.000 le famiglie che si sono rivolte al mercato privato per acquistare servizi di collaborazione domestica, baby sitting, assistenza agli anziani o ad altre persone non autosufficienti. Attualmente - denuncia il dossier dell’Ufficio Studi Cisl Roma e Lazio - circa la metà delle famiglie coinvolte non riescono più a far fronte alle difficoltà che comportano situazioni di persone anziane o non autosufficienti a carico e per farvi fronte hanno dovuto ricorrere al privato perché il pubblico non riesce a far fronte alla domanda. Queste famiglie hanno dovuto ridurre i loro consumi, costrette spesso addirittura all’indebitamento.
SCURE SULLE AZIENDE
Per cercare di far quadrare i conti, il Campidoglio nel Piano di riequilibrio strutturale ha inserito tagli per oltre 444 milioni di euro, una razionalizzazione di spesa corrente che colpisce soprattutto l’acquisto di beni e servizi (-303,8 milioni), l’Ama (-93,4 milioni) e le altre società ed enti partecipati (-28,5 milioni). Tagli che comportano anche una drastica cura dimagrante (vedi grafico nella pagina a fianco): solo nel gruppo Ama 5 società sono già in liquidazione, altre 9 verranno presto cedute o liquidate, una fusa, una dismessa (è il caso della Multiservizi). Per quanto riguarda l’Atac la cessione o liquidazione riguarderà 6 società, altre 2 verranno fuse. Basterà per far tornare i romani a pagare meno tasse e veder crescere il loro potere d’acquisto? Bertone è scettico: «Abbiamo chiesto più volte tavoli di discussione, ma non ci sono mai stati. Vorremmo discutere, prima di parlare di tagli, di contratti di servizio, piani industriali. Ad esempio, si tagliano risorse all’Ama per 93 milioni senza entrare nel merito. L’operazione di razionalizzazione delle partecipate non può essere solamente mirata a fare cassa. Devono essere garantiti i livelli occupazionali, retributivi e normativi». La Cisl chiede, in sostanza una discussione sulla gestione che affronti i problemi del’efficienza, della centrale unica degli acquisti estesa anche alle partecipate, delle consulenze e del sistema degli appalti. «Non abbiamo mai messo in discussione la necessità di maggiore efficienza, ma serve un confronto, invece si parla solo di personale», conclude Bertone. Tra le proposte sul tavolo ci sono l’azionariato diffuso e la holding, un bilancio consolidato nel quale far confluire i bilanci di tutte le partecipate del Campidoglio, compensando attivi e passivi, con compiti solo finanziari. Un progetto già ipotizzato dall’ex sindaco Gianni Alemanno, osteggiato dal centrosinistra. Ora Marino potrebbe tornare a pensarci.