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 2014  giugno 27 Venerdì calendario

TELECOM, FINISCE L’ERA TELCO

È arrivata al capolinea l’avventura nei telefoni di Telco, la “scatola” finanziaria che ha permesso a Intesa Sanpaolo, Generali e Mediobanca, il salotto buono del nostro capitalismo, di controllare la Telecom con una quota del 22,4% e di preservarne l’italianità, anche se spesso ha dovuto fare i conti in casa con un socio straniero: la spagnola Telefonica. Una disavventura che, dopo maxi-svalutazioni per centinaia di milioni di euro, lascia ancora un’eredità in profondo rosso agli azionisti di Telco: oltre 3 miliardi sulla carta tra perdite residue (583 milioni), prestiti da rimborsare alle banche (660 milioni ) e agli obbligazionisti (oltre 1.750 milioni).
Ieri il consiglio d’amministrazione della holding ha preso atto delle scelte dei soci italiani e ha approvato all’unanimità il progetto di scissione parziale della società. Telco quindi verrà sciolta a luglio e poi messa in liquidazione, mentre nasceranno quattro nuove società (newco), una per ogni azionista, che diventeranno proprietarie della quota di competenza che Telco ha in Telecom. A conti fatti, la newco di Telefonica avrà il 14,77% delle azioni Telecom, quella di Generali avrà il 4,32%; mentre una quota dell’1,64% andrà a ciascuna delle newco di Intesa e Mediobanca. Si completa così la transizione di Telecom verso una realtà più vicina alla “public company” con i soci italiani che tra qualche mese potrebbero cercare di valorizzare la loro quota. Mediobanca si dice soddisfatta del nuovo corso di Telecom e con la nuova governance si aspetta risultati positivi.
Ma il perfezionamento della scissione dipende dall’ok delle autorità brasiliane e argentine, oltre che dell’Ivass, l’Authority delle assicurazioni. L’assemblea convocata per il 9 luglio per approvare il bilancio e ridurre il capitale, delibererà anche la scissione di Telco. Ma nel frattempo i soci italiani devono fare i conti con il fardello ancora pesante che lascia Telco. È previsto l’integrale rimborso da parte della holding del finanziamento bancario (660 milioni) e del prestito obbligazionario (1.750 milioni di valore nominale più 70 milioni di interesse) oltre agli interessi che matureranno fino alla data del rimborso. Perciò i soci hanno deciso di assegnare pro-quota alle newco, accanto ai pacchetti di azioni Telecom, anche un nuovo finanziamento. Telefonica, Mediobanca, Generali e Intesa mettono infatti ancora mano al portafoglio per 2.480 milioni così da consentire a Telco di rimborsare il bond da 1.750 milioni il finanziamento bancario da 660 milioni. Una nota dolente arriva poi dai numeri di bilancio di Telco che ha chiuso l’esercizio 2013-2014 (terminato lo scorso 30 aprile), con una perdita di quasi un miliardo. Per la precisione il maxi-rosso è di 952,5 milioni su cui pesano oneri finanziari per 120,3 milioni e soprattutto le svalutazioni sulle azioni Telecom per 830,5 milioni. Di queste più della metà (498,9 milioni) derivano dal fatto che i soci hanno allineato il valore di carico a quello del prezzo Borsa di fine aprile (a 0,92 euro). Poi c’è stata anche una svalutazione di 331,6 milioni realizzata nel corso dell’esercizio. Per fortuna, tenuto conto che la perdita di 369,1 milioni, contabilizzata al 31 agosto 2013, è già stata coperta, la perdita residua scende a 583,4 milioni, superiore comunque a un terzo del capitale.
Dall’esperienza di Telco i soci italiani si preparano a uscire, dopo 7 anni, con le ossa rotta e il portafoglio più leggero. L’avventura prende forma il 28 aprile del 2007 quando la cordata italo-spagnola decide di lanciare un’offerta per rilevare la quota di Pirelli in Olimpia, la scatola che allora controllava Telecom. Un’«operazione di sistema» si disse allora per preservare l’italianità visto che Telecom era finita nel mirino prima dell’americana At&t e poi della sudamericana America Movil di Carlos Slim. Un’architettura che si rivela fragile già due anni dopo, quando nell’ottobre del 2009 da Telco si sfilano i Benetton con Sintonia. Poi nella notte del 23 settembre 2013 anche Generali, Mediobanca e Intesa decidono di fare un passo indietro: firmano un accordo con Telefonica per cedere a quest’ultima una parte delle loro quote in Telco. Ieri si è scritto l’ultimo capitolo.