Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 26 Giovedì calendario

BOLIVIA, LO SCIOPERO DEI BAMBINI “LASCIATECI LAVORARE A 10 ANNI”

Questa settimana il parlamento boliviano approverà una legge sorprendente. Sarà permesso di lavorare a tutti i bambini di 12 anni che manifestino la volontà farlo, che abbiano il consenso dei genitori e l’ok delle istituzioni di protezione all’infanzia. Inoltre, se invece che lavorare come dipendenti in una fabbrica di scarpe o in una piantagione d’arance, si metteranno in proprio, come fanno i piccoli venditori di caramelle che entrano ed escono dai bar di Santa Cruz, o gli strilloni che brulicano gli incroci di Oruro, impugnando i mattutini di giornata, potranno addirittura iniziare a 10 anni. La riforma, che a prima vista sembra mettere un giogo alla spensieratezza, è invece una vittoria del Sindacato dei Bambini Boliviani (Unatsbo), che negli ultimi tre anni si è mobilitato in scioperi, volantinaggi e proteste, scontrandosi anche con la polizia su quella stessa Plaza Murillo di La Paz, da cui qualche mese più tardi i suoi membri sono entrati al Palacio Quemado, sede del governo, per essere ricevuti dal presidente Evo Morales. In effetti, però, qualche problema di compatibilità tra questa legge e i trattati internazionali firmati dalla Bolivia, è sorto. «Abbiamo previsto delle eccezioni - spiega Henry Apaza, 17 anni e la spilletta dell’Unatsbo sul petto - il limite restano i 14, come chiede l’Onu, ma si scende a 12 o a 10 se è un’iniziativa volontaria. La consideriamo una necessità e parte della nostra istruzione. Poi, sono garantiti gli stessi diritti degli adulti, e, su otto ore, due devono essere per forza spese a scuola». Una formula che, dopo le prime reticenze, ha convinto anche il presidente Morales, che ha sua volta ha passato l’infanzia pascolando i lama sulle Ande o accompagnando il padre a far la stagione agricola in Argentina. «Vietare il lavoro ai bambini è come negargli una coscienza sociale», ha detto, rivelando poi che manda i suoi due figli in campagna a farsi le ossa. «È parte delle nostre tradizioni. Lo so che è difficile da capire, ma la maggior parte dei boliviani sono d’accordo», prova a mediare Julia Velasco, giornalista specializzata nei diritti dei bambini, quando le si fa notare che il suo paese è in controtendenza col pianeta. La sua sarà solo la facile opinione progressista, di chi ha una cultura e un buon posto di lavoro? «No – chiarisce lei – veramente io ho iniziato a 8 anni aiutando mia madre a seminare il mais».
Filippo Fiorini