Maurizio Molinari, La Stampa 26/6/2014, 26 giugno 2014
ALITALIA-ETIHAD, ECCO L’ACCORDO MA GLI SCEICCHI TEMONO UE E SINDACATI
Un comunicato di sei righe fa sapere che c’è l’accordo per l’acquisto del 49 per cento di Alitalia da parte di Etihad Airways, il cui ceo James Hogan getta però acqua sul fuoco. A chi si affretta a fargli complimenti e auguri risponde, per sms e email, «non è ancora finita». Lo sfoggio di cautela si deve al fatto che il testo congiunto si limita a parlare di intesa «su principi e condizioni della transazione» sottolineando che i documenti relativi devono essere ancora «finalizzati» e l’investimento è «soggetto all’approvazione finale da parte dei regolatori». E’ un linguaggio teso a sottolineare che l’ «accordo di principio è sul quadro giuridico dell’operazione», come spiegano fonti degli Emirati, mentre mancano tre elementi-chiave dei contenuti che coincidono con altrettanti caveat da parte di Etihad: il numero dei dipendenti Alitalia da tagliare, il ruolo delle banche e soprattutto l’avallo della Commissione Europea.
Sulla riduzione del personale, Etihad non è intenzionata ad accettare compromessi rispetto ai 2251 esuberi che prevede e Hogan si attende che dalla nuova tornata di colloqui fra governo e sindacati esca una fumata bianca in tal senso. In concreto ciò significa affidarsi alla mediazione del ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, contando sulla possibilità che il governo ricorra alla legislazione vigente in maniera flessibile per consentire ai sindacati di accettare la richiesta di Etihad.
Ma si tratta di una trattativa delicata, Abu Dhabi segue con attenzione le posizioni dei “falchi del sindacato” con il timore di un naufragio dell’ultimora proprio su questo scoglio. D’altra parte la spaccatura dei sindacati è netta: per Mauro Rossi, della Filt-Cgil, «siamo ancora a zero» mentre Raffaele Bonanni, segretario Cisl, parla di «buon accordo». Sul fronte delle banche il caveat di Etihad è legato alla formalizzazione dell’accordo sui 565 milioni di indebitamento che dovrebbero essere ridotti di un terzo trasformando il resto in capitale forse attraverso uno strumento convertibile a 2-3 anni. Il piano trova il consenso degli sceicchi ma richiede ulteriori passaggi formali e dunque resta in bilico. Ma è Bruxelles a causare le maggiori preoccupazioni. E’ qui infatti che le delegazioni delle due compagnie aree sono attese per rispondere all’offensiva di Air France, Klm e Lufthansa, i giganti del traffico aereo civile europeo accomunati dalla volontà di sbarrare la strada agli sceicchi del Golfo. Le denunce per violazione delle norme sull’Antitrust che sarebbero arrivate alla Commissione Europea, affermano fonti vicine a Etihad, sono di entità tale da far considerare le questioni «regolatorie» il nodo più difficile da sciogliere. Senza l’avallo di Bruxelles l’intesa con Alitalia non può concretizzarsi e questo spiega perché il ministro Lupi ammonisce Lufthansa a «non usare l’Unione Europea contro il libero mercato e lo sviluppo del trasporto aereo».
L’intento di Alitalia e Etihad è di innescare un’accelerazione parallela sui binari più difficili - sindacati e Commissione Europea - per poter arrivare entro il 30 luglio a disporre di elementi tali da rendere noti anche gli elementi ancora top secret dell’intesa. L’operazione finanziaria di Etihad, con l’investimento di 560 milioni di euro in Alitalia e la creazione di una società ad hoc per gestirne le attività, resta dunque ancora sulla carta anche se la scelta di rendere pubblico il secondo comunicato congiunto nasce dal raggiungimento di un’intesa-quadro sulla quale entrambe le aziende scommettono per creare un «momento favorevole» all’intesa, spazzando via le rimanenti obiezioni e ostilità.
Maurizio Molinari, La Stampa 26/6/2014