Antonio Pitoni, La Stampa 26/6/2014, 26 giugno 2014
I SUPER POTERI DI CANTONE: CONTROLLI, SUBENTRO NELLE SOCIETÀ E APPROVAZIONE DELLE VARIANTI
Con la firma del Presidente della Repubblica in calce al decreto di riforma della pubblica amministrazione, muove i primi passi l’Autorità nazionale anticorruzione. Voluta dal governo e affidata alla presidenza del magistrato Raffaele Cantone, godrà di ampi, anzi amplissimi, poteri di vigilanza e intervento a garanzia della trasparenza nella realizzazione di opere pubbliche e disporrà di strumenti straordinari di gestione, sostegno e monitoraggio sulle imprese nell’ambito della prevenzione della corruzione.
Un intero articolo del provvedimento (il 30) è dedicato all’Expo 2015. Per assolvere ai compiti di «alta sorveglianza» sull’evento che sarà ospitato a Milano il prossimo anno e finito al centro del recente scandalo a base di mazzette e appalti pilotati, Cantone potrà avvalersi «di un’apposita Unità operativa speciale composta da personale in posizione di comando, distacco o fuori ruolo anche proveniente dal corpo della Guardia di Finanza». Non solo: vengono di fatto trasferiti nelle mani del presidente dell’Anac i compiti precedentemente attribuiti all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici, soppressa dal medesimo decreto. In particolare, verifica in via preventiva la legittimità degli atti relativi all’affidamento e all’esecuzione dei contratti di lavoro, servizi e forniture per la realizzazione delle opere e delle attività connesse all’Expo, dispone degli stessi poteri ispettivi e di accesso alle banche dati della soppressa Avcp e può partecipare alle riunioni della sezione specializzata del comitato di coordinamento per l’alta sorveglianza delle grandi opere presieduta dal prefetto di Milano.
D’ora in poi, il dipendente pubblico potrà denunciare eventuali illeciti, oltre che alla magistratura e alla Corte dei Conti, anche all’Autorità nazionale anticorruzione. Nei casi di procedimenti da parte dell’autorità giudiziaria per concussione, corruzione, istigazione alla corruzione, turbativa d’asta e traffico di influenze illecite, ma anche di riscontrate situazioni anomale «sintomatiche di condotte illecite» o «eventi criminali attribuibili ad un’impresa aggiudicataria», il presidente dell’Anac può proporre al prefetto competente di ordinare la rinnovazione degli organi sociali attraverso la sostituzione del soggetto coinvolto e (nel caso l’impresa non si adegui entro il termine assegnatole) di provvedere alla straordinaria e temporanea gestione dell’impresa fino alla completa esecuzione dell’appalto oggetto del procedimento penale.
Le stesse misure si applicano anche nei casi in cui sia stata emessa dal prefetto un’informazione antimafia interdittiva e sussista «l’urgente necessità» di completare l’esecuzione del contratto o la sua prosecuzione per garantire la continuità di servizi indifferibili, la salvaguardia dei livelli occupazionali o l’integrità dei bilanci pubblici. Il decreto impone inoltre il divieto di ogni operazione economica o finanziaria tra le pubbliche amministrazioni e società o enti esteri per i quali, per effetto della legislazione in vigore negli Stati in cui hanno sede, non sia possibile l’identificazione dei soggetti che detengono quote del capitale sociale o il controllo. Tutte le stazioni appaltanti dovranno adeguarsi alle modalità di monitoraggio finanziario prescritte dal Comitato interministeriale per la programmazione economica.
Giro di vite anche sulle varianti in corso d’opera che spesso determinano considerevoli aumenti dei costi rispetto al prezzo d’aggiudicazione iniziale. D’ora in poi dovranno essere trasmesse, entro trenta giorni dall’approvazione, da parte della stazione appaltante all’Anac che potrà intervenire per bloccare eventuali abusi.
Antonio Pitoni, La Stampa 26/6/2014