Alessandro Barbera, La Stampa 26/6/2014, 26 giugno 2014
NEL MIRINO LA NORMA CHE CI IMPONE RISPARMI PER 9 MILIARDI ENTRO IL 2015
La storia della diplomazia continentale pullula di precedenti. Anche quella recente: a giugno del 2012 Mario Monti e Angela Merkel aprirono il varco all’acquisto di bond pubblici da parte della Banca centrale europea, eppure le due capitali non trovarono mai l’accordo su quali fossero davvero i confini di quell’intesa politica. La diplomazia è fatta di sfumature, e la vittoria o la sconfitta spesso si misurano su quanto grigio si è ottenuto. Allora la battaglia dell’Italia di Monti era per ottenere uno scudo antispread. Ora l’obiettivo di Renzi è ottenere flessibilità di bilancio.
Fino all’altro ieri l’Italia - e con lei la Francia - era soddisfatta di quanto scritto nel documento Van Rompuy che indicherà l’agenda della prossima Commissione. Si legge della necessità di «usare pienamente gli strumenti di flessibilità», e che il consolidamento dei bilanci avvenga «in modo differenziato e favorevole alla crescita». Ma quella formulazione è bastata a far scattare l’altolà di Berlino.
Prima il numero uno della Bundesbank Jens Weidmann, poi il ministro delle Finanze Wolfgang Shauble hanno fatto sapere che per loro qualunque deroga alle regole europee sarebbe rischiosa e controproducente. «Giungono richieste particolarmente rumorose da parte di un Paese che ha sforato il tetto del 3 per cento in nove anni su quindici senza che questo abbia mai portato benefici al suo debito pubblico», ha detto caustico Weidmann a proposito della Francia. Di qui la richiesta in extremis di Roma e Parigi perché nel testo Van Rompuy si faccia un riferimento «meno generico» al concetto di flessibilità per evitare discussioni future.
La richiesta italiana punta dritto alla questione più delicata: il ritmo al quale procedere con la riduzione del debito. Si chiama «obiettivo di medio periodo» ed è la regola in nome della quale l’Italia dovrebbe risparmiare entro il 2015 nove miliardi di euro aggiuntivi. Abbiamo già ottenuto di fatto un anno di proroga, ma nulla vieta che in autunno la nuova Commissione apra una procedura di infrazione. L’Italia chiede invece i «mille giorni» indicati da Renzi per attuare il suo programma. Riformare il mercato del lavoro o la macchina pubblica costa: per i nuovi ammortizzatori sociali, o pagare i prepensionamenti degli statali. Sono gli stessi margini che nel 2003 si prese la Germania aumentando il deficit ben oltre il 3 per cento senza chiedere nessun permesso alla burocrazia di Bruxelles. Per Roma, in una posizione più delicata per via dell’alto debito, è necessario un sì preventivo. E del resto è un modo per attuare l’idea lanciata mesi fa proprio dai tedeschi: si chiamano accordi contrattuali.
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Alessandro Barbera, La Stampa 26/6/2014