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 2014  giugno 26 Giovedì calendario

DOSSIER BEFFA PER CAMERON: FUORI DALLA UE PERSI 3 MILIONI DI POSTI


LONDRA.
La Gran Bretagna perderebbe 3 milioni di posti di lavoro se lasciasse l’Unione Europea. Un calo dell’occupazione pari al 10% dell’attuale forza lavoro, tale da fare più che raddoppiare la disoccupazione nazionale e da scatenare una nuova crisi economica. A diffondere questa statistica non è qualche tink tank filo-europeista di Bruxelles, bensì il ministero del Tesoro britannico. E il fatto che cifre simili vengano sbandierate alla vigilia di un summit europeo ad alta tensione, in cui il primo ministro David Cameron si prepara a minacciare ancora più seriamente il divorzio del proprio paese dalla Ue se non ottiene quello che vuole (a cominciare dall’opposizione di Londra alla nomina di Jean-Claude Juncker a presidente della Commissione Ue), somiglia a un complotto ai danni di Downing street. O per meglio dire a una lite in famiglia: per l’esattezza un colpo basso proveniente dal partito liberaldemocratico, partner dei conservatori nella coalizione di governo.
É stato infatti il viceministro del Tesoro Danny Alexander, un lib-dem appunto, ad annunciare i dati sulle conseguenze di una secessione del Regno Unito dalla Ue. Dati contenuti in un rapporto commissionato dallo stesso Alexander proprio nelle ultime settimane. Quando è arrivato sul suo tavolo, i consiglieri del ministro del Tesoro George Osborne, che milita nei Tories e ne è di fatto il numero due dopo Cameron, hanno fatto sapere che ritenevano non opportuno pubblicarli, almeno non ora, proprio mentre il premier è impegnato in una serrata trattativa con la Ue per tentare di bloccare la nomina di Juncker, rivelano fonti di governo al Daily Telegraph. Ma Alexander li ha annunciati lo stesso. Il motivo è chiaro a tutti lungo i corridoi di Westminster. I liberaldemocratici sono il partito più pro-Europa della Gran Bretagna. Sono contrari al progetto di Cameron di indire nel 2017 un referendum sull’appartenenza alla Ue, temendo che dalle urne possa uscire la decisione di rompere con l’Unione Europea. Hanno mandato giù a denti stretti l’iniziativa del premier, ma vogliono differenziarsi da lui agli occhi dell’opinione pubblica e il rapporto in questione è un veicolo perfetto. «Tre milioni e 300 mila posti di lavoro del nostro paese dipendono dalla nostra adesione alla Ue», ha detto ieri Alexander. “Questa è la misura del rischio che gli isolazionisti vogliono farci correre. Ma non dubitiamo che, quando la discussione verterà su occupazione e crescita, dunque sui pericoli per la prosperità nazionale in caso di uscita dalla Ue, gli argomenti a favore dell’Europa avranno la meglio ». Cameron si ritrova così con un’arma spuntata nel suo ricatto a Bruxelles di lasciare la Ue: andatevene pure, perderete 3 milioni di posti di lavoro, potrebbero rispondere Angela Merkel e gli altri leader europei.

Enrico Franceschini, la Repubblica 26/6/2014