Roberto Giardina, ItaliaOggi 26/6/2014, 26 giugno 2014
L’IMMUNITÀ C’È ANCHE A BERLINO
da Berlino
L’immunità per i futuri senatori e per i deputati, perché no? All’estero tutti ce l’hanno. L’Europa serve sempre da alibi, quando ci conviene e, nel caso, si inventa, tanto nessuno controlla. Il sistema bicamerale? L’abbiamo solo noi. E la Gran Bretagna, o la Germania, tanto per fare due esempi a caso? Perfino Dario Franceschini, ministro per i beni culturali, si appella all’Europa quando abolisce l’ingresso gratuito ai musei per gli over 65.
Una sciocchezza, mentre Pompei crolla.
Non scrivo per interesse personale, con la tessera di giornalista potrei entrare comunque gratis, ma la uso solo quando la visita mi serve realmente per un mio lavoro; vivendo a Berlino, dunque, quasi mai. Con il Presseausweis entro senza pagare anche in Germania. Invece noi neghiamo la facilitazione ai colleghi stranieri. Quando un giovane tedesco se ne lamentò alla fiera del turismo a Berlino, venne sbeffeggiato. Tanto paga il suo giornale, gli venne risposto. Era un freelance che si pagava tutto di tasca sua per scrivere sulle bellezze italiane. Sono queste le piccolezze che ci rendono antipatici.
Renzi sostiene di aver riformato il senato sul modello del Bundesrat tedesco, la Camera delle regioni. Basterebbe un’occhiata su Google per accertare che si tratta di cosa ben diversa. Però è colpa anche dei colleghi che durante le conferenze stampa e le interviste non replicano alle assurdità, bugie e imprecisioni dei politici.
Per tornare all’immunità, è vero che esiste in Germania, e ne godono anche i deputati dei Länder (in numero di 69 siedono a turno nel Bundesrat in rappresentanza di 16 regioni), ma sono eletti nelle consultazioni locali, non nominati dai capi. Il punto fondamentale è che il Bundestag o i parlamenti regionali concedono sempre l’autorizzazione a procedere, e polizia e magistratura possono agire immediatamente nel caso che il politico venga sorpreso sul fatto. Ad esempio, se provoca un incidente in stato di ubriachezza.
Senza dimenticare che il deputato di solito si dimette nel giro di 24 ore appena viene indagato. Da noi si sostiene che si è innocenti fino alla sentenza definitiva, che di solito giunge dopo una ventina d’anni. Questo principio, in Germania, vale per i comuni cittadini, non per i politici che hanno privilegi e anche altri doveri. Basta il sospetto per lasciare il campo, come avvenne per il presidente della repubblica Christian Wulff, per colpe presunte che da noi avrebbero suscitato una risata (un amico gli avrebbe offerto un weekend in albergo, 750 euro per tre notti). Si dimise, e poi è stato assolto.
L’ultimo caso è quello del deputato socialdemocratico Sebastian Edathy, 46 anni, di origine indiana. Lo scorso febbraio, la polizia federale perquisì il suo ufficio e l’abitazione privata ad Hannover, alla ricerca di materiale pedopornografico sui computer del politico. Edathy sostenne di non aver nulla da rimproverarsi, ma si dimise immediatamente, senza invocare l’immunità parlamentare.
Non occorre infine ricordare Helmut Kohl, il Cancelliere della riunificazione, indagato e condannato per i fondi neri della sua Cdu, gestiti personalmente senza mai informare il partito.
Fu condannato a 300 mila marchi di multa, 150 mila euro, pagati da un amico di cui non volle rivelare il nome (probabilmente Leo Kirch, il Berlusconi tedesco). L’opinione pubblica non l’ha perdonato, nonostante i suoi meriti storici.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 26/6/2014