Pierluigi Magnaschi, ItaliaOggi 26/6/2014, 26 giugno 2014
PROCESSO PENATI. MA CHI È COSTUI?
I media indipendenti di un paese libero dovrebbero essere indipendenti. Quelli politici invece hanno il diritto (e anche il dovere, direi) di essere faziosi, di parte. È nella loro natura e funzione. L’importante è sapere come si collocano per poter poi giudicare il valore di ciò che scrivono. I giornali indipendenti, per fare fino in fondo il loro mestiere non hanno bisogno, intendiamoci bene, di salire sulle barricate: basterebbe che non facessero sconti a nessuno. Nel senso che dovrebbero dare tutte le notizie importanti, indipendentemente dal colore politico dei protagonisti o dalla loro collocazione sociale.
Per esempio, il processo attualmente in corso a Monza contro Filippo Penati è un processo che, per le sue caratteristiche, non dovrebbe essere nascosto sotto il tappeto mediatico. Penati infatti non è una meteora politica qualunque, ma un ex pezzo molto importante e strategico del Pd. Egli, dopo essere stato sindaco di Sesto San Giovanni (la Stalingrado d’Italia), è stato l’ingombrante presidente della provincia di Milano. Poi Penati è stato personalmente candidato (dall’allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che lo teneva in grandissima considerazione) alla presidenza della regione Lombardia (la più importante d’Italia) per cercare di abbattere la cittadella, anche simbolicamente molto importante, presieduta troppo a lungo da un Roberto Formigoni spompato e visibilmente a fine corsa, dopo troppi mandati. Formigoni però vinse ugualmente il confronto.
Nonostante la débâcle (e il fatto, noto a tutti, che Penati si era già sporcato le mani con l’autostrada Milano-Serravalle) Bersani lo chiamò a Roma incaricandolo di fare il suo braccio destro nel Pd nazionale. Incarico che Penati dovette però lasciare in fretta e furia perché inseguito dai pm di Monza. Ebbene, nonostante che ieri un testimone abbia dichiarato, nel processo, di aver consegnato a Penati una tangente di 2 milioni di euro, la notizia è stata data solo dal Corriere della Sera (bravo!) ma solo nelle pagine delle sue cronache lombarde, per cui i suoi lettori che risiedono nelle altre regioni e soprattutto quelli che abitano nei palazzi romani del potere non ne sono stati informati mentre sapevano per filo e per segno che Scajola girava afflitto nel giardino della sua villa a Imperia.
Pierluigi Magnaschi, ItaliaOggi 26/6/2014