Marco Bellinazzo, Il Sole 24 Ore 26/6/2014, 26 giugno 2014
LA SERIE A GIÙ DAL PODIO DEL CALCIO-BUSINESS: SOLO QUARTA IN EUROPA
Il fallimento della Nazionale in Brasile è anche il riflesso del declino economico-sportivo del Calcio italiano Spa. Un declino che oggi appare inarrestabile, ma che forse tale non è. A condizione che, analogamente a quanto accade per il Paese non calcistico, vengano fatti quegli investimenti e quelle riforme colpevolmente rimandati negli ultimi 15 anni. E cioè in nell’arco di tempo in cui la Serie A è passata – in termini di fatturato – dall’essere a un passo dalla leadership europea e mondiale, alle spalle della Premier league inglese, alla scomoda condizione di quarta lega del Vecchio Continente, tallonata dalla Ligue 1 francese che grazie ai (fin troppo) generosi finanziamenti di sceicchi qatarioti e oligarchi russi e alle spese nei nuovi stadi in vista degli Europei 2016 cresce di quasi il 15% a stagione.
LO SPREAD DEI FATTURATI
Alla fine degli anni ’90 la Serie A aveva un fatturato di circa un miliardo di euro, la Premier league di 1,2 miliardi, mentre dietro faticavano spagnoli (722 milioni), tedeschi (681) e transalpini (607). Ora è vero che anche l’Inghilterra è uscita al primo turno dal mondiale brasiliano, ma tradizionalmente la nazionale inglese vista la quantità di partite giocate e dei ritmi sostenuti, non è mai stata competitiva (se si esclude i Mondiale vinto in casa nel ’66). Viceversa, la Premier (pur non essendo un modello di equilibrio dei conti, con club ancora troppo indebitati), ha saputo in questi 10 anni quadruplicare gli incassi, attraverso investimenti sugli stadi per 3,3 miliardi di sterline e politiche commerciali di respiro globale. Se nel 1997 il valore commerciale della massima serie d’Oltremanica era di 685 milioni di euro e quello della Serie A di 551 milioni, con uno scarto di appena il 20%, oggi questo gap è praticamente raddoppiato. Al termine della stagione 2011/2012, per esempio, gli incassi della Premier hanno superato quota 2,5 miliardi mentre il campionato italiano è rimasto fermo a 1,6 miliardi con uno "spread" salito al 37 per cento. Il differenziale tra i due tornei ha iniziato a crescere, in realtà, fin dagli anni Duemila.
DIRITTI TV, STADI E SPONSOR
Merito dei diritti televisivi e soprattutto del botteghino. Dalla stagione 2006/07 a quella 2010/11, la Premier ha incassato dai diritti tv 5,8 miliardi a fronte di contratti che hanno garantito alla serie A 4,2 miliardi. Nello stesso periodo, dal settore commerciale, sponsor e merchandising, se la Premier ha recuperato 2,8 miliardi, la A non è andata oltre 1,8 miliardi. Più soddisfazioni, le società inglesi le hanno avute dal botteghino: grazie alla biglietteria hanno ottenuto incassi per 3,5 miliardi (quelle italiane meno di un miliardo). Nel complesso le entrate della Premier nell’ultimo quinquennio hanno oltrepassato i 12 miliardi, quelle della serie A hanno solo sfiorato i 7 miliardi. E lo spread è destinato ad allargarsi. Dalla stagione 2013-2014 la Premier League incassa per i soli diritti tv venduti in Gran Bretagna un miliardo di sterline all’anno (per il triennio fanno circa tre miliardi e mezzo di euro), con un incremento del 70% rispetto al precedente contratto. Quanto all’area commerciale è di questi giorni la notizia che i club della Premier stanno valutando di chiudere lo storico accordo con il main sponsor Barclay che garantisce circa 50 milioni all’anno per bandire un’asta, in quanto sono convinti di poter ottenere ancora più soldi.
MODELLO BUNDESLIGA
Ma il modello vincete di Lega in queste ultime annate è rappresentato senza dubbio dalla Bundesliga. La Liga spagnola infatti si regge sull’egemonia di Real Madrid e Barcellona, i primi due club per ricavi in Europa che insieme fatturano oltre un miliardo impoverendo il resto del movimento calcistico iberico. In Germania la coesione tra Bundesliga e Federazione, dopo la delusione dell’Europeo del 2000, associata a nuove politiche di integrazione, a investimenti nei vivai e al rigore nella gestione dei bilanci ha reso possibile il "miracolo" di una Nazionale forte e agguerrita e di campionato economicamente sano che ha ormai abbattuto il muro dei 2 miliardi di fatturato stagionale. Nel 2012/13, per esempio, dal botteghino sono arrivati 469 milioni (con la media record di spettatori per match pari a 41.914 e 12,8 milioni di biglietti staccati), dai diritti tv 619 milioni (28%) e dal calciomercato 155 milioni (le plusvalenze valgono il 7% del fatturato totale). Il settore commerciale ha prodotto quasi il 33% delle entrate: nel dettaglio il merchandising 120 milioni (5,5%) e le sponsorizzazioni 579 milioni (26%). La Bundesliga inoltre ha raggiunto nella stagione 2012/13 profitti per 62,6 milioni.
I "BONUS" CHAMPIONS 2013/14
La maggiore competitività dei club più ricchi (che quindi possono permettersi i migliori calciatori) dà accesso anche alla fetta maggiore dei premi legati alla partecipazione a Champions ed Europa league. L’aver perso un posto nel ranking Uefa a favore della Germania non ha solo un risvolto sportivo, ma costa all’Italia mediamente 40 milioni all’anno. Proprio ieri sono state rese note le somme ottenute dalle squadre che hanno disputato le coppe europee nella stagione 2013/14. Le italiane partecipanti alla Champions League hanno ricevuto 128 milioni di euro su un totale da 1,1 miliardi distribuiti sulla base dei risultati in campo e del market pool (la quota collegata al mercato tv nazionale). Il dividendo maggiore è stato della Juventus che ha raggiunto i 50 milioni (di cui 7 per la semifinale in Europa league). Dietro i bianconeri si piazza il Napoli con 40 milioni (di cui 1,6 per la breve avventura in Europa). Il Milan, unico team italiano a superare la fase a gironi, si è fermato a 37,6 milioni. La squadra ad avere i ricavi più alti è stata il Real Madrid campione d’Europa con 57,4 milioni, seguito dal Paris Saint-Germain (54,4). Sopra quota 50 milioni anche l’Atletico Madrid protagonista della finale di Lisbona. Il Manchester United ha messo in cassa 44,8 milioni di euro, poco più del Bayern Monaco (44,6). Il Chelsea ha guadagnato 43,4 milioni e il Barcellona 42. Più in generale, le società inglesi hanno ricevuto assegni per 151 milioni, quelli tedeschi 129 milioni e quelli spagnoli 167.
@marcobellinazzo
Marco Bellinazzo, Il Sole 24 Ore 26/6/2014