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 2014  giugno 26 Giovedì calendario

«ALI-HAD», ORA LA SFIDA È SUI VOLI A LUNGO RAGGIO


Si chiamerà ancora Alitalia, ma di italiano, a parte la livrea degli aerei, avrà ben poco. Sarebbe più corretto chiamarla Ali-Had, o forse come ironizza qualcuno Alibabà. Perché la testa della nuova Alitalia, se andrà in porto l’accordo con Etihad, sarà ad Abu Dhabi.
Anche l’annuncio di ieri, a quanto si apprende preteso dagli emiratini, conferma che a dettare le condizioni è il ricchissimo vettore posseduto dal governo di Abu Dhabi, che nei momenti più delicati della trattativa – non ancora conclusa – ha potuto contare sull’appoggio di Luca Cordero di Montezemolo.
Il presidente della Ferrari ha detto di avere una relazione «molto profonda» con Abu Dhabi. Etihad è sponsor della Ferrari in Formula Uno. Ma è anche il fondo Aabar di Abu Dhabi che ha voluto nel cda di Unicredit Montezemolo, nominato vicepresidente. Unicredit è divenuta azionista di Alitalia con l’aumento di capitale di dicembre ed è impegnata nella trattativa delle banche per tagliare, come richiesto da Etihad, i debiti di Alitalia di 560 milioni.
Tra le banche, fanno resistenza soprattutto Popolare di Sondrio e Mps. Intesa Sanpaolo e Unicredit appaiono più concilianti, pur essendo più esposte e azioniste della sofferente Alitalia. Il governo ha fatto pressione sulle banche perché accettino il sacrificio "patriottico". Una domanda: i banchieri chiedono contropartite per rinunciare ai crediti, per esempio sconti fiscali o altre agevolazioni, a carico dei contribuenti?
Quest’operazione sancisce il fallimento dell’Alitalia-Cai dei Capitani coraggiosi chiamati da Silvio Berlusconi. Con oltre 1,5 miliardi di perdite in cinque anni, l’Alitalia presieduta da Roberto Colaninno ha perso in media 25,3 milioni al mese. Secondo i calcoli del Sole 24 Ore, questo passivo è superiore alla perdita media dell’Alitalia pubblica nei vent’anni precedenti, pari a 20,83 milioni al mese.
Questo per ricordare che, se andrà in porto l’operazione che prevede la nascita di una nuova Alitalia con Etihad azionista al 49%, la solidità della nuova compagnia sarà costruita su macerie fumanti. Sarebbe una compagnia soprattutto regionale, perché verrebbero messi a terra 11 Airbus 320 sui 134 aerei della flotta, ma più forte grazie all’alleanza (e al portafoglio) del terzo vettore in rapida crescita del Golfo persico. Sarebbe la prima grande compagnia euroaraba. Questo spiega le reazioni di Lufthansa, ma anche Air France-Klm, che hanno sollecitato la Commissione Ue a verificare il rispetto delle norme Ue, secondo le quali se una compagnia comunitaria fosse controllata, anche solo di fatto, da soggetti non comunitari perderebbe i diritti di volo.
Il miglior antidoto contro le critiche ad Abu Dhabi di colonizzazione sarebbe però se la nuova Alitalia sviluppasse un buon numero di nuovi voli intercontinentali diretti dall’Italia. Da quanto si sa il piano di Etihad prevede poche destinazioni in più, come San Francisco e Santiago da Roma, una rotta Malpensa-Shanghai, mentre il grosso dei voli verso l’Asia avverrebbe via Abu Dhabi.

Gianni Dragoni, Il Sole 24 Ore 26/6/2014