Alessandro Pasini, Corriere della Sera 26/6/2014, 26 giugno 2014
BEFFARE IL PORTIERE BALLANDO SULLA PUNTA
Il tiro di punta è di nicchia, ricercatezza snob, roba da calciatore con la pochette. Va capito, studiato, inquadrato storicamente. Una volta la punta del piede era tabù, la griffe del nato brocco, causa di scherno e di traumi pallonari mai risolti. Eppure, già in passato, qualcuno che ne aveva scoperto i piaceri nascosti c’era. Racconta Giampiero Boniperti di Silvio Piola, 30 reti in 34 partite in nazionale, campione del mondo nel 1938, un mito: «Mi aveva consigliato di farlo ogni tanto in area per bruciare sul tempo i difensori. Non sarà stilisticamente pulitissimo, ma è efficace. Colpisci di punta e la palla parte via velocissima, mi diceva».
Come Piola la pensano i brasiliani Oscar e Fernandinho e il cileno Charles Aranguiz, autori dei tre gol di punta visti finora in questo Mondiale. È solo il 2,8% del totale, ma meglio così, sennò che nicchia sarebbe? Oscar ha colpito in Brasile- Croazia, gol del 3-1: in corsa, da fuori area, dritto per dritto, un mezzo rasoterra con rimbalzo. Coefficiente di difficoltà altissimo. Una meraviglia. Aranguiz lo ha fatto per il 2-0 alla Spagna: su respinta di Casillas, la palla gli arriva sghemba; lui dentro l’area la addomestica come può col destro e da fermo, senza caricamento, con lo stesso piede, la spara a mezza altezza in porta. Casillas neanche la vede. Infine, nuovo brasiliano, nuova puntata in Brasile-Camerun: è Fernandinho, che segna il 4-1 con un diagonale perfetto, imparabile.
Due brasiliani e un cileno: non è un caso. Come ha ricordato Oscar a chi gli chiedeva del suo segreto, il tiro di punta – come il controllo di suola, abilità che ha ormai sfondato nel calcio «vero» – è un classico del repertorio da calcetto, o futebol de salao, noto luogo di formazione per tanti campioni di qui (su Youtube c’è un video esemplare: «Neymar humilha coleguinhas no futsal de colégio»). Il concetto è chiaro, quasi darwiniano: dove gli spazi stretti accorciano i tempi delle giocate, ci si adatta all’habitat con nuovi artifici. Che poi, una volta sul campo grande, non si scordano più. Il rischio c’è perché, Piola docet, la punta è «sporca» e non controlla la palla. Ma se impatta bene è fatta.
Gol simili, benché rari, si vedono in tutto nel mondo: Cassano è un artista nel genere. I due più belli però restano brasiliani. Il primo è di Ronaldo nella semifinale mondiale con la Turchia, nel 2002: puntata perfida diagonale in corsa a cento all’ora. Clamorosa. Il secondo è di Ronaldinho al Chelsea quando giocava nel Barcellona, nel 2005: palla ferma, lui fermo, mille gambe davanti, il divino dentone danza una piccola finta e poi, dalla mezzaluna dell’area, un flash che buca il basitissimo Cech. Leggendario. Pura punta. Cosa da brocchi.