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 2014  giugno 26 Giovedì calendario

ARGENTINA, ORA IL RISCHIO È COLPA DEI FONDI FINANZIARI

Prendere posizione sul braccio di ferro tra l’Argentina e i fondi americani che rischia lunedì di scatenare un altro default a tutto danno dei risparmiatori non è facile: se gli hedge fund che hanno acquistato i Tango bond dopo il crac per lucrare sul loro recupero sono battezzati spesso come «avvoltoi», l’Argentina non può certo essere considerata una pecorella smarrita. L’atteggiamento supponente del Paese sudamericano che nel 2001 ha disatteso il pagamento di 132 miliardi di debito estero non permette di prenderli in considerazione per un premio di simpatia. Eppure, come spesso capita, i numeri sono una buona bussola per tentare di orientarci tra i fatti e optare per un po’ di indulgenza per Buenos Aires. La fonte è, come si dice in questi casi, di parte, visto che stiamo parlando dello stesso presidente argentino Cristina Fernandez de Kirchner. Ma le informazioni pubblicate sulla stampa non sono state smentite. In particolare la Kirchner ha fatto le pulci al principale tra i fondi hedge che hanno ottenuto la sentenza favorevole da parte della Corte suprema Usa. Si tratta di Elliot Management guidato dal potente Paul Singer – giorni fa il Financial Times raccontava il suo ruolo cruciale nella galassia del Tea Party – e ha pubblicato tutti i numeri dell’investimento in Tango bond. Elliot ha acquistato i bond nel 2008 per 48,7 milioni, per il giudice Usa ne dovrebbe avere indietro 832 (+1.608%). Soprattutto, al netto della percentuale astronomica, avrebbe un rimborso ben superiore di quello ottenuto dagli ex creditori. Il tentativo di mettere Singer&Soci contro i piccoli risparmiatori Usa è evidente. Ma allo stesso tempo è difficile argomentare che i fondi, acquistando nel 2008 a sette anni dal crac e a due dal primo concambio, non sapessero cosa stessero facendo. L’avidità – come diceva l’intramontabile personaggio cattivo del film Wall Street – può forse aiutare il capitalismo. Ma può anche distruggere il risparmio e i piccoli investitori.