Dea Verna, Oggi 25/6/2014, 25 giugno 2014
BRIATORE, MONTECARLO, LA MIA VITA A 5 STELLE
Flavio Briatore sognava Montecarlo già a vent’anni, quando arrivava nel Principato con gli amici in Cinquecento. «Da Cuneo risparmi metà della benzina, tanto è quasi tutto in discesa», ricorda scherzando. «Era il massimo dello sballo». Poi racconta uno dei suoi aneddoti preferiti: «Stavamo lì a guardare le barche dei ricchi e mi dicevo: “Voglio essere uno di quelli che scende dalla barca, non uno di quelli che guarda chi scende dalla barca”». Ora che ha aperto il suo terzo locale a Montecarlo, il Twiga, può ben dire di aver realizzato i suoi propositi giovanili. E l’amore per Montecarlo è rimasto lo stesso di quando era ragazzo.
Dalla dolce attesa di Charlene all’omicidio dell’ereditiera Hélène Pastor, il Principato è sempre in prima pagina. Com’è cambiata Montecarlo?
«Montecarlo è un posto speciale, ce n’è una sola al mondo. Ed è un gioiello del turismo internazionale. Non è più come una volta, quando la gente fingeva di vivere qui e lasciava le luci accese per far vedere che ci abitava. Ora le famiglie si trasferiscono qui perché c’è una qualità di vita altissima. Certo, non pagare le tasse aiuta, ma non è più l’attrazione principale».
Chi sono i divi che la frequentano?
«Tutti. Da Sharon Stone a Leonardo DiCaprio, da Antonio Banderas a Madonna. Le star qui si sentono protette, possono andare al ristorante e nessuno le disturba. Tanto i monegaschi sono abituati alle celebrities e non ci fanno caso».
Dopo il Billionaire e il Cipriani, ha aperto il Twiga. Perché ha deciso di investire ancora qui?
«Perché Monaco è un posto che funziona, le leggi sono chiare. Il Twiga è in una posizione eccezionale, abbiamo un pontile di 500 metri quadrati sul mare nel cuore di Montecarlo, è spettacolare. Qui è tutto semplice: chiedi il permesso e in due giorni ti dicono sì o no. Se è no ti metti l’animo in pace, se è sì hai subito tutte le autorizzazioni. In Italia, una cosa così solo a pensarla ci avrebbero arrestato (ride)».
Su Twitter, qualche giorno fa lei ha scritto: «Montecarlo è tornata la città dell’intrattenimento: i migliori hotel, ristoranti, discoclub». A cosa si deve questa rinascita?
«Al nuovo porto. Prima c’era una risacca importante e le barche non si fermavano volentieri. Ora è cambiato tutto, il porto è straordinario e attira gli yacht. In questo momento, in rada ci saranno 20 barche sopra i 60 metri. Se andiamo in Sardegna, credo non ce ne sia neanche una. Poi Montecarlo ha la fortuna di avere vicino l’aeroporto di Nizza. C’è perfino un fantastico servizio di elicotteri che collega Nizza al Principato: costa 80 euro, meno di un taxi».
Ma è vero che i suoi camerieri guadagnano 5mila euro di mance al mese, come ha detto all’Università Bocconi?
«Certo. Guadagnano mille, 1.200 euro di mance a settimana, le moltiplichi per quattro e si arriva a più di 5 mila. Che si aggiungono ai 2 mila euro di stipendio. Qui nessuno guadagna meno di 2 mila euro, neanche un lavapiatti».
Conosce il principe Alberto?
«Da tanti anni. È in gamba, e i risultati si vedono. Quando un Paese è florido, vuol dire che è governato da una persona perbene. È finita anche la storia del riciclaggio, ora Montecarlo è rientrata nella normalità e lo dobbiamo ad Alberto. È un principe che capisce cosa deve fare un Paese che vive di turismo. Qui sono bravi a creare eventi tutto l’anno, non c’è solo il Gran Premio. Organizzano congressi ad alto livello per chirurghi, finanzieri, dj. E questa non è gente che la sera se ne sta in albergo a mangiarsi un panino: esce, gira per locali e crea movimento».
Ora poi finalmente aspetta un erede, sembra siano due gemelli, addirittura.
«Sì, la gravidanza di Charlene è una super notizia. Ma l’importante è che i genitori siano felici, non è che fai bambini per pubblicizzare un Paese».
Che tipo di persone ci sono oggi a Montecarlo? Chi la frequenta?
«C’è lo zoccolo duro dei residenti, che sono 30 mila. Sono russi, inglesi, tedeschi. Italiani sempre meno. Qui le case hanno le cucine piccole e così la gente esce parecchio. E poi è amata dagli arabi, dagli americani e ultimamente stanno arrivando i sudamericani».
Alcuni rimpiangono il jet-set degli Anni 60, mentre ora ci sarebbero solo gli arricchiti.
«Poveri, di sicuro, non ce ne sono. È solo cambiata la gente: una volta c’era Paul Newman, ora Leonardo DiCaprio. D’altronde, mica possiamo tenere quelli degli Anni 60 ancora in giro per Montecarlo».
L’omicidio dell’ereditiera monegasca Hélène Pastor e del suo autista ha gettato l’ombra della malavita sul Principato.
«Ma queste cose in Italia succedono due volte al giorno! È stato un fatto drammatico, ma ha avuto più risalto in Italia che qui. E poi è successo a Nizza: a Montecarlo, con la sicurezza che c’è, non sarebbe mai potuta accadere una cosa del genere».
Ma ce l’avrà pure un difetto Montecarlo, qualcosa che lei cambierebbe...
«Vieterei l’ingresso alle navi da crociera. Montecarlo è piccola, non hanno senso, così come non ne hanno a Venezia. Portano gente che non spende niente e sporca».
Qual è il suo luogo del cuore a Montecarlo?
«Oltre al Twiga? Il lungomare dove passo tanto tempo con mio figlio Nathan Falco».
C’è qualcosa che noi italiani possiamo imparare da Montecarlo?
«Inviterei i nostri ministri a farsi un giro qui, così vedrebbero come si organizza davvero il turismo. La Sardegna ha le spiagge più belle di Montecarlo, ma alla gente del mare non gliene frega niente. Va dove c’è ospitalità e servizio».
E se fosse Renzi, cosa farebbe?
«Cambierei la Costituzione. Montecarlo funziona perché c’è uno che comanda, il Principe Alberto. In Italia, invece, c’è il potere legislativo, quello giudiziario, ma non c’è il potere esecutivo. Abbiamo bisogno di quella che io chiamo la “dittatura a tempo”: un Presidente del Consiglio eletto dal popolo che comanda per cinque anni. Poi se ha fatto bene, gli rinnoviamo il mandato, se no lo mandiamo a casa».