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 2014  giugno 25 Mercoledì calendario

STEFANIA ARIOSTO: «NON È UN PAESE PER TESTIMONI»

«No, no, no. Non andrei mai più dai magistrati ad accusare Berlusconi e I suoi avvocati. Per nessuna ragione al mondo. La mia vita è stata rovinata per sempre».
La risposta è secca. La voce trema. Gli occhi tendono al lucido. Ecco Stefania Ariosto, 65 anni, alias il “teste Omega”. Negli Anni ’90 ha innescato le indagini che hanno portato alla condanna dell’ex ministro della Difesa, Cesare Previti, nei processi Imi-Sir e Lodo Mondadori. Sembra orgogliosamente pentita, la grande accusatrice. Tra gli effetti delle sue testimonianze, anche la causa civile che ha costretto l’ormai ex Cavaliere a versare circa 500 milioni di risarcimento a Carlo De Benedetti.
Stefania è una donna stanca e decisa. Un ossimoro vivente. Dal 2008 vive nel suo buen retiro di Como, con splendida vista sul lago. «A Milano ci vado spesso, ma la mia vita ormai è qui. Ho alcune attività immobiliari, dal punto di vista economico non mi posso lamentare». No, non sono i soldi il problema di Stefania, che ha affrontato e vinto 400 cause per diffamazione a partire dal 1996, quando il suo nome venne alla ribalta delle cronache giudiziarie e politiche. L’Ariosto aveva cominciato a parlare un anno prima con la Procura di Milano. Denunciava sentenze sporche, comprate dai legali dell’ex premier. A quel tempo Stefania era la compagna di Vittorio Dotti, avvocato Fininvest, deputato di Forza Italia, eletto vicepresidente della Camera nel 1994. Nemico giurato di Previti. Un intreccio esplosivo. Che mise fine alla carriera politica di Dotti.
Stroncò la relazione della coppia. E (s)travolse per sempre l’esistenza del “teste Omega”.
«Non voglio certo difendere Silvio, gli sono costata più dell’ex moglie Veronica, alla fin fine. Ma Vittorio si è comportato male con lui. Non è stato leale». È il giudizio più gentile e ripetibile di Stefania sul suo ex fidanzato, che ha di recente pubblicato un libro, L’avvocato del diavolo. Per raccontare «i segreti di Berlusconi e di Forza Italia», dall’angolazione privilegiata di «un testimone d’eccezione». «Io ho accettato di parlare con Oggi soltanto per smentire le falsità scritte in questo volume a orologeria», si accalora l’Ariosto. «Come mai Dotti è rimasto in silenzio per tanti anni e se ne esce proprio ora con presunte rivelazioni, che tali non sono, perché ormai tutti sanno tutto sugli affari dell’ex premier?». La domanda di Stefania è retorica. Il cronista neppure prova a immaginare una risposta. La fornisce subito lei medesima. Senza il minimo imbarazzo. «In quasi vent’anni hanno cercato di tutto, per distruggermi, infangarmi, demolirmi. Non hanno mai trovato niente.
Soltanto di recente sono incappata in una piccola disavventura giudiziaria, e ne uscirò a testa altissima. Ma subito gli avvoltoi si sono avventati. La mia unica conclamata debolezza è la passione per il gioco, per il tavolo verde. Ma non è assolutamente una dipendenza; è un piacere, che rivendico, come può esserlo il cibo o il vino».
La prende alla lontana, l’Ariosto. E arriva al punto. Nell’ottobre del 2013 la supertestimone è stata protagonista di una spiacevole quanto intricata vicenda. Si trovava nel parcheggio del Casinò di Campione d’Italia. Quando ha avuto un breve e inspiegabile malore. Uno svenimento. Al termine del quale, dalla sua borsa risultava misteriosamente sparita la consistente cifra di 50 mila franchi svizzeri (40 mila euro). «Sono la prima a non capacitarmi di cosa sia successo. Non ho accusato nessuno di rapina. Però adesso sono indagata dalla Procura di Como per simulazione di reato. A breve il pm stabilirà se chiedere il rinvio a giudizio. Attendo anch’io, per partire con le mie querele. Ho guadagnato 1 milione e mezzo di euro con le cause già vinte. Vuol dire che incrementerò il bottino», afferma Stefania. Che non ha dubbi neppure sul movente del libro. «Dotti ha dedicato un capitolo al mio vizio del gioco, che, ribadisco, tale non è. Sia perché vado al casinò ben di rado. Sia perché non ho alcuna pulsione distruttiva, non sono il Giocatore di Dostoevskij. Vittorio ha scelto di pubblicare, non appena ha pensato di potermi colpire e affondare». Un fast book per mettere alle corde un’ex fidanzata molto problematica e turbolenta? È un¹idea come un’altra. Stefania ne è certa.
Anche il suo giudizio su Dotti non ha molte sfumature. «È un calcolatore. Tutt’altro che stupido. Solo totalmente arido. Io preferisco uno come Marcello Dell’Utri, che sarà stato pure in combutta con la mafia, secondo I giudici. Però con me si è sempre comportato in modo affettuoso».
L’umanità è il “nervo scoperto” di Stefania. Per usare un eufemismo. «Ne ho vista poca in tutti questi anni. Lo Stato non fa nulla per aiutare i cittadini che collaborano con la giustizia. Anche la cosidetta società civile s’è eclissata. Intorno a me, il vuoto. A destra e a sinistra. Ecco perché trovo retorico l’appello di Matteo Renzi a denunciare ogni tipo di illegalità. Io sono stata abbandonata. I giornali di Berlusconi mi hanno bersagliato senza requie. Mi son rimasti pochi amici fidati. Ho preso addirittura una seconda laurea. In Legge, ovviamente. Per potermi difendere meglio. Ho scritto una tesi sul soggetto espropriato. È così che mi sento. Una persona spogliata (quasi) di tutto. Ho pagato un pezzo troppo alto. Anche la mia vita sentimentale si è fermata al 1995. Ho capito che non vale la pena inseguire storie importanti. Non so se esista il vero amore. E neppure m’interessa più capirlo. Preferisco la compagnia dei miei due bellissimi pastori maremmani».