Francesco Bisozzi, Il Messaggero 26/6/2014, 26 giugno 2014
DUE SCONFITTE IN 4 ANNI, 15 MILIARDI DI MANCATO GUADAGNO
L’ANALISI
ROMA È mancato il senso patriottico, ha detto Prandelli. Anche quello per gli affari, verrebbe da aggiungere. L’Italia del pallone, che le prende dalla Costa Rica e si fa eliminare dall’Uruguay, dopo la batosta sudafricana del 2010, per giunta, segna l’ennesimo autogol nella porta dell’economia del Belpaese. Matteo Renzi aveva pronosticato un aumento dell’uno per cento del Pil in caso di vittoria ai Mondiali. Quindici miliardi di euro da aggiungere alla crescita. Un aumento che Godin, difensore dell’Atletico Madrid e anche del prodotto interno lordo uruguaiano ha rimandato a data da destinarsi. L’exploit di Berlino del 2006, a sentire i vari esperti del settore degli studi pubblicati, oltre alla Coppa da Berlino portò anche con un’altra dote. Il Pil mise il turbo, la crescita, a valori correnti, aumentò del 4,1%. Lo ricorda la Coldiretti, in uno studio elaborato a partire dai dati dell’Istat. Non solo. Dopo la finale di Berlino la disoccupazione è diminuita del 10% e l’export ha segnato un piccolo boom. Sempre nel 2007 le esportazioni dei prodotti Made in Italy hanno fatto un balzo in avanti, anche del 30 per cento per quanto riguarda alcune categorie merceologiche. Bene anche il turismo.
Ora, è evidente che questa sfilza di risultati positivi non sia scaturita unicamente da quell’indimenticabile rigore di Grosso con cui si è chiuso il match contro la Francia di Domenech, ma un pò del loro gli uomini di Lippi all’epoca ce lo hanno messo, su questo non ci sono dubbi. In Spagna hanno calcolato che un’eventuale vittoria della Nazionale iberica avrebbe iniettato nell’economia nazionale oltre 900 milioni di euro grazie all’aumento dei consumi. Uscire durante la fase a gironi sarebbe dunque costato 600 milioni di mancato guadagno.
POTENZE ECONOMICHE
Che le Nazionali di pallone siano ormai divenute delle superpotenze economiche lo dimostra anche il peso degli sponsor (Adidas, Nike e Puma i giganti in gioco). Prendete la Seleçao, un brand da 545 milioni di euro. Segue la Spagna (Adidas) a quota 533 milioni. L’Italia, e probabilmente anche in questo dato si coglie la crisi del pallone nel Paese, è solo settima, 299 milioni, targati Puma, e adesso rischia persino di uscire dalla Top Ten. Per non parlare poi di quell’assegno da 9 milioni di dollari che la Figc avrebbe incassato in caso di accesso agli ottavi (dopo averne guadagnati altrettanti grazie alla qualificazione e alle tre partite del girone disputate, per ognuna delle quali sono stati versati alla federazione 2,6 milioni). Il terzo classificato avrà diritto a venti milioni. Trentacinque ne sono stati promessi al vincitore. Facciamo due rapidi calcoli: il montepremi complessivo in Brasile è di 576 milioni. Rispetto all’edizione sudafricana, quando non superava i 420 milioni, è cresciuto di parecchio. L’Italia del pallone no.