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 2014  maggio 26 Lunedì calendario

Se n’è andato Bruno Ambrosi, uno dei pionieri del giornalismo Rai. Il 10 settembre 1953 venne varato il primo tg

Se n’è andato Bruno Ambrosi, uno dei pionieri del giornalismo Rai. Il 10 settembre 1953 venne varato il primo tg. Ricalcava il modello del cinegiornale, con una serie di cinque o sei servizi commentati da una voce fuori campo e conclusi da una «pagina» di curiosità. I primi redattori si chiamavano Furio Caccia, Fausto Rosati, Jole Giannini, Carlo Baccarelli, Aldo Salvo e, appunto, Bruno Ambrosi. Bruno era un cronista d’eccezione, sempre pacato, sempre preciso, sempre molto esigente con se stesso: la morte di Mattei, il disastro del Vajont, il ’68, la tragedia di Seveso. Nel 1971 e ’72 ha condotto AZ: un fatto come e perché, rotocalco di attualità. Dopo un’esperienza come inviato all’estero (America Latina, Africa), all’inizio degli anni 90 è diventato caporedattore al tg nella sede di Milano, dove nel 1992 ha varato l’edizione delle ore 12 del notiziario. Ha lasciato la Rai nel 1994 per dedicarsi poi all’Istituto per la formazione al giornalismo. Poche settimane fa, con enorme fatica, ha voluto essere presente a un convegno in Triennale sulla tv. Aveva voglia di sfogarsi: «Hanno celebrato i 60 anni della Rai e non hanno chiamato nessuno di noi che l’hanno fatta». Inutile consolarlo, inutile ricordagli che questa dirigenza non ha memoria storica. Aveva una gran voglia, come sempre, di raccontare quegli anni aurorali, l’invenzione del tg, gli smacchi subiti. Il più grande di tutti riguardava il Vajont. Nel ‘63 Bruno fu uno dei primi giornalisti ad accorrere nella valle di Erto e Casso. E fu tra i primi, confezionando il servizio, a insinuare il dubbio che quella catastrofe non fosse solo un evento naturale imponderabile. Nella tragedia c’era la mano dell’uomo. Quel servizio non andò mai in onda (lo ricordino quelli che con tanta faciloneria esaltano quegli «anni d’oro» della Rai). Amava il suo mestiere come pochi, così lo vogliamo ricordare con affetto.