Leonardo Coen, il Fatto Quotidiano 25/6/2014, 25 giugno 2014
MILIARDI E SANGUE, LA DINASTY CRIMINALE DEI PASTOR DI MONACO
Mafia russa? ‘Ndrangheta? Macché: l’assassinio dell’ereditiera monegasca Hélène Pastor, vittima di un agguato a Nizza il 6 maggio (e deceduta 15 giorni dopo), sarebbe maturato in ambito familiare. Una Dinasty tenebrosa dove c’è tutto: rivalità, intrighi, passioni, battaglie per il controllo del patrimonio stimato da l’Express in 30 miliardi di euro. Per il Principato di Monaco una soluzione più accomodante e tranquillizzante della pista mafiosa. Qualche dubbio, tuttavia, resta. Polizia e giudici istruttori sono sicuri di aver risolto il caso arrestando venti persone, compreso il killer, ma soprattutto mettendo le manette alla figlia della miliardaria Sylvia Ratkowski-Pastor, 53 anni, e a suo marito Wojciech Janowski, 65, polacco laureato in economia a Cambridge e console onorario nel Principato, nonché presidente della Camera di commercio e industria polacca a Monaco e della società di nanotecnologie Firmus Sam.
È sul marito di Sylvia che si concentra l’attenzione degli inquirenti: già direttore di alberghi e casinò della Société Grand Metropolitan e della più celebre Société des Bains de Mer, è stato nominato Officier de l’Ordre national du mérite della Repubblica francese da Nicolas Sarkozy nel 2010. Un personaggio apparentemente al di sopra di ogni sospetto. A incastrarlo sarebbero stati dei movimenti sospetti sui suoi conti bancari. Pagamenti riscossi da chi avrebbe eseguito l’agguato davanti all’ospedale L’Archet di Nizza, dove Hélène Pastor si era recata per andare a trovare il figlio Gildo Pallanca Pastor, 47 anni, vittima di un ictus. Colpito a morte fu anche Mohamed Darwich, 64 anni, l’autista e maggiordomo di origine egiziana. I fermi giudiziari sono stati eseguiti a Nizza, Marsiglia e Rennes. Tra gli arrestati, ci sarebbe pure un gendarme “adjoint volontaire”, presunto basista: avrebbe fornito l’arma (un fucile da caccia a canne mozze) e dei cellulari utilizzati dai due killer, uno l’esecutore materiale, l’altro il complice in auto. L’inchiesta è stata istruita dalla Jirs (Juridiction interrégionale spécialisée) di Marsiglia, specializzata nei casi di criminalità organizzata . Perché colpire i Pastor, padroni di un quarto del patrimonio immobiliare monegasco, se non per intimidirli e costringerli a patti occulti?
Fin dall’inizio, gli investigatori si accorgono di alcuni dettagli poco in sintonia coi metodi mafiosi. Innanzitutto, grazie alla sorveglianza video che copre Nizza con 915 telecamere, scoprono che i killer sono arrivati in taxi sul luogo del delitto, dopo aver preso il treno da Marsiglia. Poi, chi spara lo fa a viso aperto, la testa protetta da un berretto tipo baseball. Inoltre, il fucile a canne mozze non è da killer della criminalità organizzata. Infine, i tabulati telefonici hanno consentito di individuare due immigrati delle isole Comore: uno è stato preso a Marsiglia, l’altro a Rennes.
Due dilettanti dell’omicidio a pagamento, per di più irregolari, troppo maldestri e facilmente riconoscibili. Probabilmente sono stati venduti dal milieu marsigliese alla polizia, per liberarsi dalla morsa delle forze dell’ordine. Come mai uno come Wojciech Janowski si sarebbe affidato a degli scalcinati sicari per uccidere sua suocera? Uno che ha conosciuto e frequentato il jet set internazionale ma anche gli evasori di ogni parte del mondo, senza dimenticare i grandi boss della criminalità e i faccendieri, insomma, la clientela tipica dei casinò e dei paradisi fiscali come il Principato? Tutto appare stupefacente, specie il coinvolgimento di Sylvia, la figlia, la quale poteva vantare una fortuna valutata tra i 10 e i 12 miliardi.
Hélène non si era mai avventurata nel settore immobiliare, strategico a Montecarlo. Non come i fratelli Michel e Victor, che si erano spartiti con lei l’impero ereditato dal padre Gildo, grande sodale di Ranieri II, non a caso chiamato il Principe Costruttore.
Victor, il fratello maggiore, è scomparso nel 2002. La sua quota è passata ai figli Patrice e Jean Victor. Michel è morto il 2 febbraio. I due hanno fatto prosperare l’impero, mentre “zia” Hélène si accontentava di gestire il suo patrimonio. Dei tre rami, quello della vittima era forse il meno importante. Autoritaria e attenta a non sperperare la sua fortuna, passava al figlio Gildo un mensile di 500 mila euro. Era lui l’originale della famiglia: l’industriale col pallino dell’elettrico, Auto Venturi; Moto high tech Voxan che assieme a Leonardo Di Caprio ha messo in piedi una scuderia per partecipare alla formula E (la Formula1 dei veicoli elettrici) l’anno prossimo. Sta cercando sponsor, ha bisogno di almeno 8 milioni di Euro. Di recente, è entrato nel progetto di allargare la superficie immobiliare del Principato rubando sei ettari al mare. Lui e sua sorella erano stati a suo tempo interrogati dalla polizia, come i cugini. Nel tentativo di sciogliere il bandolo della matassa, i giudici hanno riannodato il filo del “polacco”. È lui il vero mandante? O c’è qualcun altro dietro? Dicono gli altri due rami Pastor lo considerassero un intruso, come a fine anni 80 i Marzocco. Anche allora il clan Pastor scelse la tregua col più antico degli accordi: un matrimonio. Tra Jean-Baptiste Pastor, figlio di Michel, e Valentina Marzocco.
Leonardo Coen