Antonio Massari e Davide Vecchi, Il Fatto Quotidiano 25/6/2014, 25 giugno 2014
IL DEVOTO MAZZACURATI E GLI “OBOLI” DEL MOSE
La visita nel maggio 2011 di Benedetto XVI, la riunione ministeriale dell’Ocse nel 2010 presieduta dall’allora ministro Renato Brunetta. Qualunque cosa accadesse in Laguna veniva finanziata dal Consorzio Venezia Nuova. Bastava chiedere. E Giovanni Mazzacurati, “grande burattinaio” della cricca del Mose, elargiva. Il calcolo delle “liberalità” è ancora approssimativo ma in base ai documenti in possesso del Fatto negli anni tra il 2010 e il 2013 il Cvn ha distribuito oltre cinque milioni di euro. Tra i maggiori beneficiari della disponibilità di Mazzacurati c’è il cardinale Angelo Scola. Non solo riceve fondi per Marcianum, da lui fortemente voluta e già finanziata per 300 mila euro dal Consorzio più altrettanti nel corso del 2012 come liberalità, ma anche per la fondazione internazionale Oasis – sempre da lui fondata e ancora oggi presieduta – e per la rivista.
Il 28 settembre 2012 Mazzacurati scrive direttamente a Scola. “In riferimento all’iniziativa di cui Lei mi ha portato a conoscenza (…) sono lieto di comunciarle che, data l’importanza che riveste la Fondazione Internazionale Oasis, il Consorzio Venezia Nuova si propone di intervenire a sostegno della rivista Oasis con un contributo di 25 mila” euro. E conclude: “Colgo l’occasione per rinnovarle la mia più profonda devozione”. Nel 2013, l’anno successivo, il Consorzio rinnova il finanziamento e stanzia a budget per la fondazione Marcianum 600 mila euro. Devoto, il re del Mose, è devoto. Finanzia la diocesi del Patriarcato, la parrocchia San Nicola Tolentino, la comunità Papà Giovanni XXIII, le suore Clarisse, il convitto Foscarini. Alle Suore di San Francesco di Sales, che il 18 giugno 2010 gli scrivono facendo presente la necessità di ristrutturare alcune aree del loro istituto, Mazzacurati risponde dopo tre settimane elargendo un “contributo di 20 mila euro”. Nella lettera però, questa volta, il re del Mose palesa la necessità fiscale del Consorzio. “Tale contributo verrà versato, dietro presentazione di fattura o altra documentazione in regola con le vigenti norme tributarie, sul conto corrente che gentilmente ci segnalerà”. Una formula che si ripete in quasi tutte le missive con cui Mazzacurati comunica la donazione, con le suore così come con l’associazione “Vedrò” di Enrico Letta, che per tre anni ha ricevuto contributi dal Consorzio. Dicitura che invece non trova spazio nelle lettere destinate a realtà probabilmente ritenute più rilevanti. Come nella lettera inviata alla Conferenza Episcopale il 19 settembre 2011 con oggetti “concessione contributo”. Testo: “Con riferimento alla vostra lettera con la quale ci veniva prospettata l’opportunità di concorrere all’importante evento per le due giornate della visita del Papa, vi comunichiamo che siamo lieti di partecipare alle spese per tale evento con l’importo di 100 mila euro”. Il Papa è il Papa e Mazzacurati, come scritto, è devoto.
Anche alla politica, come noto: l’inchiesta che ha portato all’arresto di 35 persone, tra cui l’ex sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e il fu ministro e governatore Giancarlo Galan, ruota attorno alla creazione di fondi neri finalizzati anche al finanziamento delle attività politiche per facilitare, fra l’altro, l’approvazione dei fondi per il Mose da parte del Cipe. Quando nel 2010 il ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione presieduto dal veneziano Renato Brunetta organizza la riunione ministeriale dell’Ocse uno tra i primi ad esserne informato è Mazzacurati. A cui vengono chiesti fondi. E lui, ovviamente, elargisce. Amministra soldi pubblici, che lui, ricordiamolo, già usa per assumere il filippino, pagare l’affitto di casa della moglie negli Stati Uniti, distribuire consulenze ad amici e parenti, oltre a varie altre finalità personali. Fino al 2010 le “liberalità” si limitavano a qualche centinaia di miglia di euro. Ma da quando il Consorzio comincia a ricevere i fondi dal Cipe (i primi 430 milioni arrivano a metà 2010) i conti cambiano radicalmente: 450 mila, che nel 2011 raddoppiano e arrivano nel 2013 a quasi due milioni. Con esattezza 1.815.300 euro. Con una differenza rispetto all’anno precedente, annotano gli stessi amministratori del Consorzio, di 848.750 euro. In più, ovviamente . Tutto firmato Mazza-curati. L’ultima elargizione che il re del Mose sigla è la sua liquidazione: 7 milioni di euro. È il giugno 2013. Dopo appena sei giorni la magistratura lo arresta. Scola, a quanto è dato sapere, non gli ha più scritto.
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Antonio Massari e Davide Vecchi, Il Fatto Quotidiano 25/6/2014