Antonello Caporale, Il Fatto Quotidiano 25/6/2014, 25 giugno 2014
PROMESSE VANE: “MARIANNA VI DIRÀ TUTTO”
Poi Marianna vi dirà tutto”. Anzi, di più: “Con il ministro Madia entrerete nei dettagli, fatemi spiegare solo quelle quattro o cinque cose che credo vi servano...”. Quel grandissimo caporedattore che è Matteo Renzi dieci giorni fa impostò i giornali (come sempre più spesso gli succede) e indicò ai giornalisti titoli e sommari per l’ultima rivoluzione di casa Italia, quella grandiosa riforma della pubblica amministrazione che tutti aspettiamo, e, per non perdere tempo che l’ora delle rotative era prossima, puntò lo sguardo su Marianna e affidò a lei le curiosità di rito: quanti articoli contiene la legge, di quante pagine, e con che corpo è scritta. Dettagli utili ma non fondamentali. Chi avesse voluto avrebbe comunque potuto farci una chiacchierata: “Domattina credo che il ministro vi convocherà”.
Il ministro alla Curiosità è una donna di trentatrè anni che nel 2008 fu impiccata alla più bella, soave e giusta considerazione che la gioventù possa autorizzare. “Porto in dote la mia inesperienza”, disse quando dovette spiegare con quale spirito sarebbe entrata nella Camera dei deputati dove Walter Veltroni l’aveva condotta in trionfo, nominandola sul campo capolista del Pd nel Lazio. Inesperienza non vuol dire incompetenza né ingenuità. E Marianna, mamma di un bimbo di due anni e una bambina praticamente partorita al ministero (era all’ottavo mese di gravidanza quando Renzi la chiamò al governo), ha dimostrato di saperci fare. Amica di Veltroni per via di papà (giornalista e consigliere comunale prematuramente scomparso), e di Giovanni Minoli per la stessa via. Amica di Enrico Letta per via di Veltroni, amica di Bersani per via di Letta, e amica di Renzi per via di Bersani. Come se non bastasse anche simpatica a Massimo D’Alema, al quale ha dato una mano alla Fondazione Italianieuropei, Marianna è l’unica che ha mostrato di navigare tra le correnti senza guastarsi mai. Pulita è entrata in politica con la sua figura botticelliana, il viso incoronato da lunghi capelli intrecciati, la vocina sempre stupita, come se scendesse dal pero ogni volta che c’è chiasso, e pulita è rimasta. Felice in amore, e anche un pochino fortunata, diciamolo. Prima una love story con Giulio Napolitano (“Ma al tempo di quel flirt il papà era solo un illustre ex dirigente del Pci”, precisò), poi un legame coronato dal matrimonio con Mario Gianani, produttore cinematografico e socio – guarda un po’ tu - di Fausto Brizzi, il regista della Leopolda, la cupola renziana. Insomma, Marianna è un crocevia di conoscenze e un deposito di opportunità. Che ha saputo mettere a frutto come una formichina.
Si è specializzata nelle materie del lavoro, affinate durante un’esperienza all’Arel, il centro studi di Letta, che ha poi sfruttato in Parlamento, quando ha presentato la legge sul contratto unico del lavoro. Sgobbona anche. Si è diplomata col massimo dei voti alla scuola francese di Roma, laureata con lode in Scienze politiche, master in economia del lavoro all’Imt di Lucca. Vogliosa di mostrarsi, espandere amicizie, e fare carriera. Si è fatta largo sgommando un po’, si è fatta sentire quando si accorse che il partito la stava consegnando all’oblio: “Esistono in questo partito tante piccole associazioni a delinquere”. Ma guarda un po’. Si è poi guadagnata la ricandidatura con un buon successo alle primarie. Poi è giunto Matteo. Che (ariguarda un po’ tu), l’ha subito convocata al governo. “Stavo guardando con mio figlio Peppa Pig”, esclamò stupita.
Invece... E certo non finisce qua la storia di Marianna. Promettente, coccolata, ambiziosa e previdente.
Antonello Caporale, Il Fatto Quotidiano 25/6/2014