l’Unità 25/6/2014, 25 giugno 2014
F-35, IL MINISTRO: DANNI PRODUTTIVI CON STOP PROLUNGATO
Il governo finora ha dato retta al Parlamento, ma lo stop prolungato al programma degli F-35 rischia di comportare gravi perdite economiche e industriali all’Italia. L’avvertimento arriva direttamente dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, che alle commissioni Difesa di Camera e Senato congiunte spiega che il governo ha sì deciso di sospendere ogni ulteriore attività contrattuale dopo quelle già ultimate, in considerazione delle valutazioni del Parlamento sull’opportunità «di fermare l’acquisto di ulteriori F-35, e che» nessun altra spesa è stata fatta. Ma ha anche aggiunto che la sospensione del programma, seppure «doverosa», comporta «oneri non trascurabili e prospetta il rischio di causare effetti particolarmente negativi in termini di sostenibilità industriale». Il ministro Pinotti, ascoltata al Senato, ha spiegato che «se ci fermiamo ora, non saremo più capaci di recuperare la competitività che avevamo». Il ministro ha ricordato che «nel sito produttivo di Cameri si stanno attraversando, in questi mesi, fasi assolutamente cruciali per il buon esito dell’intero progetto, giacché l’avvio della fase produttiva significa anche l’avvio di quella «curva di apprendimento» che, nel tempo e in proporzione coi carichi di lavoro, permette al sistema produttivo di «imparare a fare, nei tempi e nei costi richiesti dalla competizione internazionale». Nel caso di mancato avvio delle attività produttive relative ai lotti successivi a quelli già in atto «si determinerebbe una interruzione della citata «curva di apprendimento» e, quindi, un peggioramento sostanziale della competitività dell’intero sito produttivo. Ciò determinerebbe, come diretta e immediata conseguenza, che le commesse internazionali provenienti dagli altri Paesi che hanno deciso di acquisire l’F-35 sarebbero inesorabilmente dirottate verso lo stabilimento statunitense». Pinotti ha ricordato che «noi siamo partiti per primi e, al momento, abbiamo un vantaggio temporale non indifferente, che deve però tradursi in un vantaggio competitivo» Ad ogni modo «il programma complessivo sarà definito nuovamente dopo la stesura del Libro Bianco per la difesa, quando saranno definiti gli obiettivi di capacità che le Forze annate dovranno raggiungere, per soddisfare le nostre necessità di difesa».
La commissione Difesa della Camera aveva approvato il documento del Pd che prevede una moratoria del programma F-35 finalizzata a una rinegoziazione e a un dimezzamento delle risorse investite. Aveva votato a favore, ovviamente, il Partito democratico, contrari Forza Italia e la Lega Nord. Tra i partiti che avevano scelto l’astensione Sel che, in comunicato stampa, aveva dichiarato di apprezzare la scelta del Pd, ma che avrebbe gradito più «coraggio e coerenza», e quindi la cancellazione «di un programma inutile, con ricadute risibili sul piano occupazionale, che promuove una tecnologia dubbia sotto il profilo dell’efficienza e in stridente contrasto con l’art. 11 della Costituzione italiana». La linea scelta dal Pd è però in linea con quella scelta da molti Paesi. Sono nove quelli che hanno aderito alla produzione degli F-35. Di questi molti hanno rinviato l’acquisto (ad esempio l’Inghilterra). Altri, come l’Olanda, hanno ridotto drasticamente il numero di apparecchi (nel caso olandese è stato dimezzato). Il Canada ha sospeso il programma. Si era impegnato ad acquistare 65 F-35, ma la Corte dei conti ha messo in discussione l’intera spesa. Il documento stilato da Gian Piero Scanu, capogruppo del Pd in Commissione difesa, pone con decisione l’accento sulla necessità di «una moratoria al fine di rinegoziare» l’acquisto dei caccia per attacco in profondità «per chiarirne criticità e costi con l’obiettivo di dimezzare il budget finanziario previsto». Ed è un secco no alle pressioni arrivate da parte statunitense perché il progetto proseguisse come da programma. Proprio poche settimane fa, l’ambasciatore americano John Phillips aveva dichiarato che l’Italia potrebbe «rallentare» l’acquisizione degli F-35, ma non avrebbe «alcun interesse a ridurne il numero».
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