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 2014  giugno 25 Mercoledì calendario

L’IPOCRISIA DIETRO QUELLE INDENNITÀ

Le indennità «sono pari mediamente a 5.000 euro. La cifra di 11.283,28 euro mensili è riferita infatti al lordo. Il netto risulta inferiore rispetto a quello percepito dai componenti di altri Parlamenti presi a riferimento». Così diceva, il 3 gennaio 2012, un comunicato dell’ufficio stampa della Camera. Che replicava stizzito, a nome della presidenza e di tutta Montecitorio, al rapporto della Commissione che, guidata Enrico Giovannini, aveva studiato gli stipendi dei parlamentari europei per allineare le indennità di deputati e senatori italiani. Giungendo a stabilire, citiamo il Sole 24 ore , che «in Italia l’indennità parlamentare lorda per i deputati è di 11.283 contro i 7.100 euro della Francia, i 2.813 della Spagna, 8.500 nei Paesi Bassi, 7.668 in Germania». Il giorno dopo l’Ansa scriveva: «Si ribellano, i parlamentari italiani, all’etichetta di più pagati d’Europa. E chiedono ai presidenti delle Camere di intervenire in loro difesa. Ma la relazione della commissione Giovannini, con la cifra di 16 mila euro lordi al mese messa nero su bianco e resa nota all’opinione pubblica, ha riaperto il dossier stipendi. Fini e Schifani hanno intenzione di intervenire…». Sono anni che su questo tema c’è chi gioca tra il lordo e il netto, trascurando sistematicamente di parlare delle varie diarie. Sempre con la motivazione che quelle non contano perché son soldi sempre regolarmente spesi per le attività politiche e quindi ai parlamentari non va in tasca un centesimo. E neppure le rivelazioni sui portaborse pagati talora anche 700 euro al mese nonostante fosse loro destinata una somma molto più alta, erano mai riuscite a scalfire questo punto rivelando, in moltissimi casi, tutta l’ipocrisia del tema.
Ed ecco che, per dimostrare di guadagnare abbastanza per potersi consentire il tenore di vita attuale e d’essere perfettamente in grado di pagare per la sua villa due mutui stratosferici nonostante l’ultima dichiarazione dei redditi fosse di 29.700 euro netti, Giancarlo Galan è andato l’altra sera in tivù, al programma «L’aria che tira» e ha spiegato a Myrta Merlino che in realtà l’indennità parlamentare, sulla quale si pagano le tasse, è solo un pezzo quasi minore delle entrate vere di un deputato o un senatore. Riportiamo il dialogo. Galan: «Nessuno ha mai avuto il coraggio di farle vedere (le buste paga). Io ho portato quelle di quest’anno…». Merlino: «Tanto a questo punto è meglio essere considerato “casta” che non ladro…». Galan: «Quella d’un consigliere regionale è esattamente uguale. Non ci sono differenze. Come vede c’è una parte che è l’indennità parlamentare. Lo stipendio. Imponibile. Sul quale si pagano le tasse». Merlino: «Circa 10 mila euro al lordo, 5.178 al netto». Galan: «Guardi, dietro c’è un altro foglio». Myrta Merlino legge le varie voci: «Diaria parte variabile, diaria parte fissa, rimborso forfettario, rimborso spese accessorie, rimborso semestrale, spese telefoniche, rimborso spese esercizio mandato... E si arriva a un importo netto di altre 13.335. Così si arriva a 18 mila». Galan: «Quel mese. Poi i mesi cambiano, mediamente sono meno ma insomma… E poi la Guardia di finanza ha dimenticato, sono costretto a dirlo, altre indennità che ho preso. Ad esempio tutte le indennità di fine rapporto del Consiglio regionale che ogni 5 anni mi venivano versate… L’indennità finale di 60.000 euro»… Lo dice lui. Adesso. Mostrando le carte. E meno male che chi lo sosteneva era spacciato per qualunquista…