Maurizio Stefanini, Libero 25/6/2014, 25 giugno 2014
DOLCI COME LE SIGARETTE, IN INGHILTERRA ARRIVA LA SUGAR-TAX
Meglio la marijuana che lo zucchero. Mentre si diffonde nel mondo la spinta per la legalizzazione dei derivati della canapa indiana, altre lobby chiedono invece di sottoporre lo zucchero allo stesso tipo di legislazioni punitive che vengono usate per scoraggiare il tabacco. A maggio Consumers International e World Obestity Federation avevano chiesto appunto sul cibo «una regolamentazione come per il fumo»; a New York dal maggio 2013 il sindaco Bloomberg ha vietato a ristoranti, catene di fast food, stadi, cinema e teatri di vendere bibite zuccherate in quantità superiori al mezzo litro; a San Francisco dal novembre 2010 sono stati vietati gli happy meals per bambini; le Samoa dal 1974, la Norvegia dal 1981, l’Australia dal 2000, il Messico dal 2010 e la Danimarca dal 2011 hanno introdotto tasse sui cibi e bevande saturi di grasso, zuccheri e sale. Adesso è il gruppo Action on Sugar che ha reso noto un piano in sette punti che chiede al governo britannico di adottare per ridurre entro il 2020, il consumo di zucchero del 40% e quello di grassi del 15%. E la misura chiave dovrebbe essere appunto una sugar tax analoga a quella carbon tax che dovrebbe scoraggiare l’emissione di carbonio nell’atmosfera. La proposta alla Camera dei Comuni viene fatta nel momento in cui d’altronde il Sunday Times pubblica un’inchiesta «troppo grassi per combattere» in cui denuncia il sistematico sovrappeso dei militari britannici: con in testa gli scozzesi, ma non solo loro. In tutto, almeno l’11% degli effettivi non sarebbero fisicamente in grado di passare il test che impone a un trentenne di poter fare 44 flessioni in due minuti e poi 50 addominali, prima di correre per 2,4 km in non più di dieci minuti.