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 2014  giugno 24 Martedì calendario

IL CORRIERE DELLA SERA AL CENTRO DELLO SCONTRO DELLA VALLE-BAZOLI


Si riaccende la guerra fra poteri forti nel salotto del Corriere della Sera. L’ennesimo attacco di Diego Della Valle (socio di Rcs con il 7,3%) contro il dominus di Intesa Sanpaolo (azionista con il 4,1%), Giovanni Bazoli, questa volta ha scatenato la reazione dell’ “arzillo vecchietto” che fino a oggi si era limitato a sfidare mister Tod’s su una pista da sci. Il professore bresciano ha infatti deciso di portare in tribunale “il signor Della Valle che da troppo tempo si esibisce con dichiarazioni nei miei confronti che sono ingiuriose e inaccettabili”. Le sparate dell’imprenditore marchigiano - secondo alcuni osservatori - alimentano il divide et impera del direttore Ferruccio de Bortoli che ha messo l’ultima baruffa in prima pagina, tradendo una certa inclinazione per le ragioni del banchiere. Nei palazzi milanesi si scorrono le pagine del quotidiano di via Solferino a caccia di messaggi fra le righe. Ad esempio è stata notata la scelta di pubblicare ieri all’interno del CorrierEconomia un intervento sulla Bce firmato da Marcello Minenna, il responsabile dell’Ufficio Analisi Quantitative della Consob sentito più volte dalla procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta sulla fusione Unipol-Fonsai. Ai pm Minenna ha raccontato degli ostacoli frapposti dai vertici della Commissione al suo lavoro di analisi sui titoli strutturati della compagnia bolognese e delle iniziative disciplinari sempre più pesanti assunte nei suoi confronti.
Ed è subito circolata un’interpretazione maliziosa della mossa editoriale vista come un assist all’amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri (indagato) secondo cui l’ex Consob sarebbe solo a caccia di visibilità. Nei salotti della City meneghina non è passata inosservata neppure la lunga intervista all’ex presidente dell’Eni, Paolo Scaroni, pubblicata il 22 giugno. Per diversi motivi. Il primo è che l’amministratore delegato di Rcs, Pietro Scott Jovane, prima di approdare alla Rizzoli ha lavorato per Scaroni che negli anni Novanta lo prese con sé alla Techint (hanno poi lavorato entrambi per la Pilkington). Il secondo, perché nell’intervista l’ex capo del Cane a sei zampe nega di aver pensato di poter passare da amministratore delegato a presidente dell’Eni nell’ultima tornata di nomine. In realtà, ad aprile davanti alla Commissione industria del Senato presieduta da Massimo Mucchetti (Pd), Scaroni non si era voluto sbottonare sul proprio futuro: “Faccio quello che credo, sono un libero cittadino, amministratore delegato o presidente, dipendente o indipendente sono fatti miei”.

Marco Franchi, Il Fatto Quotidiano 24/6/2014