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 2014  giugno 24 Martedì calendario

IL FURGONE AZZURRO DEL MURATORE RIPRESO VICINO A CASA DI YARA


È ancora la scienza - per essere più precisi la tecnologia questa volta - a venire in soccorso della verità, nel nome della povera Yara. Contro le tante bugie del suo presunto assassino, c’è un video, anzi più di uno, che lo inchioderebbe.
Massimo Giuseppe Bossetti era talmente ossessionato dalla tredicenne con il sorriso incorniciato dalla macchinetta per i denti da averla più volte seguita verso casa. Il suo furgone Iveco Daily dal colore pastello azzurro-verdino è stato ripreso dalle telecamere intorno al quadrilatero in cui si muoveva la ragazzina. Non solo vicino la palestra, ma anche vicino casa, in via Rampinelli.
Perché mai il muratore con la fissazione per l’abbronzatura avrebbe dovuto avvicinarsi alla villetta dove vive ancora la famiglia Gambirasio? Che cosa inventerà stavolta per giustificare un passaggio così ravvicinato accanto alla vita di Yara?
Carabinieri e polizia già non credono alla sua giustificazione circa l’allungamento del percorso per rientrare a casa a Mapello, passando per Brembate davanti alla palestra. La sua giustificazione a proposito della presenza del fratello e del commercialista è già stata ampiamente smentita dai diretti interessati. E adesso? Quale scusa estrarrà dal cilindro Massimo Giuseppe Bossetti per spiegare come mai il suo furgone è stato immortalato così poco distante da Yara?
Il prezioso lavoro dei carabinieri del Ris e del Ros, dei poliziotti dello Sco e quello della procura, a partire dalla titolare del fascicolo Letizia Ruggeri, sta continuando a produrre risultati importanti. I gruppi speciali degli investigatori stanno ricostruendo tutti i movimenti del presunto omicida. Non solo relativamente alla sera del delitto, il 26 novembre 2010, ma anche nei giorni antecedenti. Migliaia di filmati sono al vaglio di personale addestrato a non lasciarsi sfuggire neppure il minimo particolare.
Un’operazione certosina e meticolosa che ha avuto un’accelerazione proprio dopo la rivelazione del Dna. Quando la scienza ha ineluttabilmente dimostrato che il sangue trovato sugli slip e i leggings di Yara appartiene a Massimo Giuseppe Bossetti, sono stati posti sotto sequestro i suoi due mezzi di trasporto. La Volvo e il Ducato Daily, appunto. E così l’occhio investigativo ha avuto due termini concreti da paragonare, da confrontare alle migliaia di frammenti visivi. Un lavoro enorme, pazzesco. Che proseguirà ancora, alla ricerca di ulteriori conferme e maggiori dettagli.
Ma la scoperta emersa dai filmati del Banco Veneto in fondo a via Rampinelli è un impulso determinante per stringere sempre di più il cerchio intorno a Bossetti.
E non finisce qui. Fondamentali saranno anche i nuovi test sulle migliaia di frammenti di fibre di stoffa recuperati dai poveri resti di Yara. Dal giubbotto e dai leggings ne sono stati infatti repertati alcuni di colore rosso, ora accostati al copridivano rosso di casa Bossetti. Proprio quel sofà sul quale avete visto seduto l’indagato insieme ai suoi cani nei tanti flash su giornali e tv. Anche i peli di quei cani saranno esaminati dal Ris di Parma, agli ordini del colonnello Giampietro Lago. Ma si tratta di esami molto complessi, perché su Yara sono state rinvenute moltissime formazioni pilifere, molte delle quali senza bulbo o presenti a causa dell’esposizione del corpo per tre mesi nel campo di Chinolo d’Isola. Da lunedì prossimo, infine, inizieranno i test, alla ricerca di materiale biologico di Yara, sulla Volvo e il furgone di chi è sospettato di averla privata per sempre della suo sorriso.

Grazia Longo, La Stampa 24/6/2014