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 2014  giugno 24 Martedì calendario

E I MAGISTRATI STRAPPANO CONDIZIONI DI FAVORE SUL TRATTENIMENTO IN SERVIZIO


ROMA.
Spacchettato, spezzato in due e - ad oltre dieci giorni dal varo del Consiglio dei ministri non ancora passato al vaglio del Quirinale. La riforma della pubblica amministrazione, che il premier Renzi aveva inizialmente annunciato entro la fine di aprile, procede con tempi decisamente più lunghi rispetto al previsto. Limature e precisazioni si sono via via aggiunte nel percorso compiuto dal testo fra Palazzo Chigi e il Colle, dove la parte riguardante la riforma della Pubblica amministrazione è approdata ieri, dopo la «bollinatura» della Ragioneria di Stato.
La formulazione iniziale del decreto prevedeva infatti sia interventi riguardo alla riforma della Pubblica amministrazione, che misure di sostegno alla competitività delle imprese. Una formulazione che accomunava materie omogenee e non sempre corrispondenti ai criteri di necessità e urgenza e che, su rilievi del Quirinale, è stato modificata. Il testo è stato «spacchettato » in due. Per quanto riguarda la parte riguardante le imprese sembra ci sia qualche intoppo in più per via delle coperture, ma per il decreto che riforma la Pubblica amministrazione (una novantina di articoli) la firma del presidente della Repubblica dovrebbe essere questione di ore.
Nei dieci giorni trascorsi fra il via libera del governo e l’approdo al Colle sono state però introdotte importanti modifiche: una su tutte, quella che riguarda l’abolizione del trattenimento in servizio per i magistrati, i vertici militari, i professori universitari e i primari delle cliniche universitarie. I dipendenti pubblici infatti, dal 31 ottobre di quest’anno, non potranno più rimanere al lavoro per altri due anni dopo i 65 anni, modifica introdotta dal governo per favorire il ricambio generazionale. Per i magistrati - che oggi possono restare in servizio per cinque anni dopo il compimento dei 70 anni - l’abolizione di tale norma sarà più morbida. Onde evitare pericolosi vuoti ai vertici e impossibilità di garantire il servizio, già la norma uscita dal Consiglio dei ministri del 13 giugno, prevedeva per i ruoli dirigenziali, un periodo di transizione fino al 31 dicembre 2015. Quella norma però - nel testo arrivato al Colle è estesa a tutte le toghe, non solo a quelle nelle posizioni apicali. La deroga quindi è stata ulteriormente ampliata anche se resta ferma la data di fine 2015. Si era parlato di un ulteriore slittamento di un anno: ha vinto Palazzo Chigi fra le pressioni dei magistrati e i tentativi di mediazione del Guardasigilli Orlando. Non ha invece subito modifiche il capitolo delle norme anticorruzione e dei poteri attribuiti a Raffaele Cantone per rispondere allo scandalo dell’Expo. Il magistrato chiamato alla guida dell’Autorità anticorruzione, nella sua prima visita ufficiale a Milano, prevista per domani, dovrebbe così poter contare sul via libera del Quirinale, anche se non ancora - presumibilmente sulla pubblicazione del testo in Gazzetta ufficiale. Modifiche dell’ultima ora potrebbero invece riguardare anche l’iniziale drastica riduzione prevista per gli onorari degli Avvocati di Stato. Fra le ultime novità ci potrebbe poi esserne una riguardante la norma che innalza dal 10 al 30 per cento la quota d’assunzioni extra concorso concesse - per i dirigenti - agli enti locali. Il provvedimento, non ritenuto d’urgenza potrebbe, uscire dal decreto per entrare nella legge delega.
Tali ritocchi non convincono però i sindacati, che non ravvedono l’urgenza nemmeno nel taglio dei permessi sindacali (che partirebbero non più dal primo agosto, ma dal primo settembre), e che fanno notare come ci sia una discrepanza fra la legge Delrio sulle province (che prevede Cabine di regia sulle modalità dei trasferimenti) e il decreto Madia (che rende invece obbligatori quelli entro i 50 chilometri). Rossana Dettori, Giovanni Faverin e Giovanni Torluccio, segretari generali della Funzione Pubblica per Cgil, Cisl e Uil, hanno annunciato la mobilitazione dei dipendenti degli enti locali. Tranchant il giudizio di Susanna Camusso, leader della Cgil, che considera la riforma una insieme di «dichiarazioni roboanti rispetto a scelte che non cambieranno di una virgola i rapporti fra cittadini e Pubblica amministrazione. Servirebbe un po’ più di coraggio».

Luisa Grion e Liana Milella, la Repubblica 24/6/2014