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 2014  giugno 24 Martedì calendario

LA RIVOLUZIONE COPERNICANA DELLA DIETA

Non sappiamo se una copertina di Time Magazine abbia più impatto di un fondo del Sole 24 Ore ma è bene che i soloni dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità prestino attenzione, perché entrambi gli articoli, citando esperti e addetti ai lavori, si muovono nella stessa direzione: il problema dell’obesità, dilagante, non dipende dai consumi di zuccheri o di grassi, non si risolve colpendo soltanto una singola categoria alimentare, ma attraverso una dieta bilanciata (quella mediterranea è vincente scrive Time) e l’esercizio.
Che l’attività fisica abbia un ruolo centrale nel riequilibrare disfunzioni dietetiche ce lo ripete ossessivamente Michelle Obama, la più salutista fra le First Ladies americane degli ultimi anni, coltivatrice di prodotti biologici e creatrice del primo orto ufficiale alla Casa Bianca: «Vogliamo forse privare i ragazzi di uno dei grandi piaceri della crescita, un dolcetto? - disse la Signora Obama qualche mese fa - che si muovano, che lascino i loro divani…». Michelle cercava di cambiare la mentalità di ragazzi inchiodati sul portatile in poltrona a fare video giochi e portava un messaggio di equilibrio in contrapposizione a quello della "crociata" che purtroppo sentiamo sempre più spesso anche in seno alla organizzazioni multilaterali. Le crociate contro un singolo alimento servono a poco, nascondo spesso obiettivi economici e vengono poi smentite dalle ricerche scientifiche che alternativamente ora condannano ora elogiano un certo alimento o una certa dieta. Persino la dieta Mediterraneo a un certo punto finì nel mirino dei regolatori, per non parlare dei grassi, o degli zuccheri che l’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha identificato come pericolosi e ha raccomandato prima di abbassarne il contenuto nei cibi prima dal 25% al 10% e ora pondera se abbassarlo addirittura al 5%.
Ecco però che Time magazine è sceso in campo. Con una copertina rivoluzionaria ha riabilitato la settimana scorsa il burro come simbolo dei grassi positivi, la dieta mediterranea e il concetto di dieta equilibrata. L’autorevole settimanale ha pubblicato in copertina un biondo ricciolo di burro illuminato su uno sfondo nero con un messaggio inequivocabile nel titolo: "mangiate il burro". Negli stessi giorni alle Nazioni Unite si discuteva di questioni dietetiche e più specificamente di zuccheri con esperti, fra cui il Professor Gerald Yonga, della Aga Khan University (Kenya), Katie Dain, Direttore Esecutivo della NCD Alliance e il Professor Giorgio Calabrese il nutrizionista e dietologo che insegna all’Università Federico II di Napoli. Proprio a Calabrese abbiamo chiesto un parere informato su quest’idea di ridurre i consumi dello zucchero, è giusta? «No - ci risponde il professore - Quando noi abbiamo abbattuto dal 25% al 10% la quota di zuccheri presenti è stato un abbattimento tipo tsunami perché si pensava che fossero solo gli zuccheri a creare grandi problemi. Ora vogliono ridurlo addirittura al 5%. Non è serio perché io le dico che non c’è persona che superi al massimo tre cucchiaini di zucchero al giorno che sono 15 grammi che sono meno del 10% dei carboidrati che sono permessi dalla dieta mediterranea». Ho detto al professore che non metto zucchero nel caffè ma che mi sono mangiato un biscottone di cioccolato forse ben di più dei tre cucchiaini: «È questo il punto - mi risponde - tutti pensiamo che tutto ciò che è dolce di gusto è zucchero, invece è l’80% di grassi». E sugli equilibri dietetici proposti da Time? «Time ha fatto bene, perché i grassi, soprattutto il colesterolo, quando sono nella giusta quantità aiutano la membrana cellulare a non ghiacciarsi quando siamo a -50 gradi e a non sciogliersi troppo quando siamo a +60 gradi. Dunque ben venga un messaggio contro la demonizzazione del burro».
Brian Walsh, l’autore dell’articolo di Time Magazine ricorda un telegiornale americano degli anni 70 che terrorizzava il pubblico citando studi disastrosi sui consumi di grassi sia del dipartimento per l’agricoltura che del National Institute of Health si consigliava agli americani di ridurre i consumi di un uovo al giorno. Gli americani hanno ascoltato per l’ufficialità del messaggio: dal 1977 al 2012 il consumo per capita di uova è calato del 9%, quello della carne rossa del 37% e quello del latte intero del 72%. Peccato che nello stesso periodo il tasso di malattie legate all’obesità (come il diabete e le malattie cardiovascolari)non è diminuito anzi è aumentato. Un americano su 10 oggi ha il diabete con un aumento del 157% tra il 1980 e il 2011, non solo, nonostante le crociate l’obesità nel mondo è quasi raddoppiata dal 1980: il 65% della popolazione mondiale vive in paesi dove l’obesità uccide di più della malnutrizione. Cosa succede se una raccomandazione non funziona e i malanni aumentano? C’è più bisogno di medicinali, un business che per le compagnie farmaceutiche si aggira attorno ai 245 miliardi di dollari all’anno. La questione ora è un’altra perché Calabrese ci riferisce che nella riunione della settimana scorsa per la prima volta si è fatto un ragionamento dettagliato e informato. Aiuterà questo a non penalizzare i prodotti agroalimentari italiani a una prossima riunione che si terrà ai primi di luglio? «Se la mettiamo da un punto di vista politico non entro nel merito perché non so quali sono gli accordi che potranno avere tra paesi - ci dice ancora Calabrese - però sappia che il presidente e gli altri membri hanno apprezzato dicendo: ora abbiamo capito».
Mario Platero