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 2014  giugno 24 Martedì calendario

ALL’ITALIA IL POSTO CHE CONTA MENO

La Mogherini ministro degli esteri dell’Unione europea? Lo ha rivelato la «Frankfurter Allgemeine am Sonntag». Al vertice dei socialisti e dei socialdemocratici della Comunità a Parigi, Matteo Renzi avrebbe tentato, forse con successo, di strappare un premio anche per noi, mentre si discuteva delle nomine di Juncker e di Martin Schulz.
E Federica Mogherini, 41 anni festeggiati il 16 giugno scorso, da febbraio ministro degli esteri italiani, potrebbe prendere il posto della laburista Catherine Ashton, in carica dal 2009.
Perché no?, ma si dovrebbero evitare i consueti trionfalismi sciovinisti, dal tono vagamente sportivo. Un bis della vittoria degli azzurri sulla squadra inglese in Brasile. Anche in questa occasione, c’è stato chi, senza arrossire, ha scritto che il trionfo sportivo era una conferma per l’Italia di Renzi.
Dovremmo essere contenti per la nomina (se avverrà) della signora Mogherini. E anche capirne i motivi. La Ashton, in cinque anni, ha brillato per la sua assoluta incapacità. Già al momento della scelta, si obiettò che non aveva alcuna esperienza delle questioni di politica estera. Venne scelta proprio per questa sua qualità: i vari leader europei, da Frau Merkel a Sarkozy, allora presidente francese, non volevano e non vogliono un ministro degli Esteri europeo che abbia una forte personalità, e idee precise su come andare avanti. Da questo punto di vista, la Mogherini sarebbe la donna ideale, visto che, come curriculum, ha solo quello di aver frequentato diligentemente, da insider, come la Madia, i leader della cupola romana del Pd (da Veltroni, che l’ha imposta come deputato perché il marito della Mogherini era suo braccio destro in Campidoglio quando lui era sindaco, a D’Alema che l’ha sponsorizzata alla Camera dopo l’eclisse di Veltroni, a Bersani che, prendendosela successivamente a suo carico pur essendo diventato, nel frattempo, nemico di D’Alema, gli ha evitato le parlamentarie, le primarie per scegliere chi candidare democraticamente al parlamento, paracadutandola in Emilia-Romagna, regione della quale la Mogherini conosce solo i tortellini. La Mogherini ha poi tradito subito anche Bersani per convertirsi a Matteo Renzi dal quale si è fatta nominare ministro degli esteri).
Nella Ue non siamo d’accordo su nulla o quasi, tanto meno sulla politica estera: Hollande, fallito in casa, vuol fare il gradasso in Mali, o in Siria, come il suo predecessore ha sulla coscienza la tragedia libica. Berlino si è sempre tenuta fuori dai conflitti in Medio Oriente, e anche per l’Ucraina non vuole interrompere il dialogo con Putin. Matteo Renzi, quando in febbraio gli hanno obiettato che forse era meglio nominare al posto di Emma Bonino un politico esperto, sembra che abbia risposto: se è diventato ministro Frattini, lo può fare chiunque. Sarà una storiella maligna, ma tradisce il pensiero dominante.
Federica Mogherini si è limitata a eseguire gli ordini di Renzi, che si sta dimostrando accorto come il compaesano Machiavelli. Abbraccia Hollande, poi ascolta Frau Angela. Al suo ministro degli esteri ha raccomandato: per l’Ucraina segui la Merkel, e lei ha saggiamente obbedito. E poi? Berlino gioca una partita all’italiana: in apparenza fa la voce grossa come desidera Obama, ma poi ha imposto le sanzioni da adottare contro il Cremlino, quelle che fanno meno male all’economia tedesca. Noi, dopo la Germania, siamo il secondo partner della Russia, siamo riusciti a salvare i nostri interessi?
Non è solo una questione di età. L’Austria ha il ministro degli esteri più giovane di tutti i tempi, il cristianodemocratico Sebastian Kurz, 27 anni appena, studente fuori corso di legge. Eppure sembra che il giovanotto si stia destreggiando con abilità: non interviene per risolvere i problemi del mondo, ma è una tigre nel tutelare gli interessi dell’Austria Felix. Se la toscana Federica rappresenterà domani l’Europa, applaudiamo pure, ma senza esaltarci come allo stadio. Ci hanno regalato la poltrona che conta meno.

Roberto Giardina, ItaliaOggi 24/6/2014