Stefano Montefiori, Corriere della Sera 24/6/2014, 24 giugno 2014
LA «GRANDEUR» DEL DIRIGISMO
Un ministro da due miliardi di euro. È la battuta che circola a Parigi dopo che lo Stato francese ha deciso di spendere quella montagna di denaro pubblico per acquisire il 20% di Alstom, e dare così il via libera all’operazione con General Electric evitando di delegittimare completamente il suo ministro dell’Economia.
Arnaud Montebourg, che si era duramente opposto, salva la faccia pur acconsentendo al matrimonio Alstom-General Electric, grazie a una parziale nazionalizzazione. Ma siamo sicuri che questa soluzione coincida con gli interessi di Alstom e più in generale dell’economia? Gli investimenti stranieri in Francia sono inferiori alla media Ocse, e forse questo interventismo statale non li incoraggerà: la sensazione è che l’ingresso dello Stato nel capitale di Alstom sia stato deciso per ragioni puramente politiche, e non certo di efficienza industriale. Joe Kaser, il capo di Siemens che aveva presentato un’offerta concorrente, può commentare soddisfatto e acido che «questo accordo terrà occupati per anni due dei nostri principali concorrenti», impegnati a fa funzionare un’intesa che sembra molto più bizantina di quella prospettata in origine dagli americani. Quel che è certo, è che ormai una nuova era di partecipazioni statali si è aperta: da Psa a Alstom a Ecomouv’ (la società italiana alla quale era stata delegata la riscossione di un’ecotassa ora abolita), Parigi rivendica un nuovo ruolo. Il faro è non ripetere il disastro di Florange, l’acciaieria fallita e diventata il simbolo del declino industriale. La difficile scommessa è che l’economia francese starà meglio non solo quando le aziende saranno tornate competitive ed efficienti, ma anche grazie al volontarismo del governo.