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 2014  giugno 24 Martedì calendario

QUELLI CHE SI ARRANGIANO

«Vuoi fare la cavia in un esperimento scientifico? Proponiti su Facebook, è previsto un compenso!». Quantomeno singolare come proposta. Se poi si viene a sapere che a pubblicarla è stato un gruppo Facebook gestito dall’Università di Trento, il moralismo potrebbe degenerare. È tutto vero, il gruppo si chiama «Bacheca esperimenti» e il post è di qualche mese fa. Intendiamoci, non si parla di sperimentare farmaci, in Italia è illegale, ma piuttosto di dedicare del tempo per fini di ricerca soprattutto psicologica.
«Se vuoi fare una cosa che in Italia è illegale basta guardarti intorno, all’estero quasi tutto è possibile». Sono le prime parole che ci rilascia Lorenzo, 34enne romano che sa cosa significa fare le cavie per la scienza testando farmaci non ancora in commercio perché ogni sei mesi, da anni, si trasferisce qualche settimana in altri Paesi europei: «A 28 anni ho capito che la laurea in giurisprudenza non mi avrebbe permesso di lavorare e ho fatto una scelta. Non avrei accettato di fare lavori poco remunerati come il commesso perché sarebbe stato psicologicamente devastante, considerando i soldi spesi per studiare».

È sorprendente come Lorenzo parli con soddisfazione del suo ruolo di «sperimentatore» (vuole che lo chiamo così, non cavia) come fosse quasi una rivincita per non essere diventato un avvocato in carriera: «Guadagno bene. In Austria, Francia e Svizzera almeno 1200 euro sotto la voce “rimborso spese”. In più ho tanto tempo libero ma non voglio vivere tutta la vita affittando il mio corpo ai medici. Se dimostri che sei una persona seria i dottori sono molto disponibili; con uno di loro, che ha origini italiane ma lavora a Londra, si è creato un bel rapporto, mi avvisa quando viene aperta una nuova selezione». Il 34enne ci fa capire che c’è molto riserbo sul tema, è questa la regola numero uno per restare nel giro ed essere scelti con continuità. Ci confida il nome del medico ma dopo quasi ci supplica di dimenticarlo. Poi un lapsus che non ci si aspetta: «In Italia si guadagna troppo poco, al massimo 500 euro e ti vanno a toccare lo stomaco». Eppure dovrebbe essere illegale. Ma ci ride su, dice di aver fatto confusione, che in Italia non ha mai fatto nulla di invasivo, per poi, messo alle strette affermare che una volta effettivamente è successo.
 Si cambia discorso, torna il sereno.
Lorenzo ha scoperto questo mondo grazie ad un articolo sul Times. Gli chiediamo cosa gli hanno iniettato la prima volta: «Mi sembra fossero anticoagulanti, ma non sono sicuro, non mi preoccupo di leggere il foglio da firmare, mi fido del medico che mi segue. Sono medici no?». La sua ironia è sottile. Quando si parla di medicine è inevitabile pensare agli effetti collaterali: «Solo stanchezza, ma può essere psicologica. Un ragazzo francese che era in camera con me due ore dopo il trattamento ha iniziato ad accusare forti dolori all’addome. Non l’ho mai più visto, l’hanno portato via e il giorno successivo ci hanno rassicurati dicendo che era stato dimesso per precauzione. Era il 2010, per un anno e mezzo smisi di frequentare le sperimentazioni. Poi ho deciso di credere ai medici».

A volte sembra che Lorenzo voglia consigliare a tutti di fare sperimentazioni, dimenticando quanto sia rischioso giocare con la salute: «Dipende dai motivi, ci sono ragazze che fanno sperimentazioni per racimolare 5mila euro e rifarsi le tette, questo è ridicolo. Ma ci sono anche individui con problemi economici, la cosa cambia».

Fa specie un caso accaduto a Londra nel 2006. Sei giovani cavie umane hanno visto cambiare completamente la loro vita per 2mila sterline (tremila euro) subendo danni gravissimi. La causa fu un farmaco antileucemico di una casa farmaceutica tedesca: dopo l’iniezione due delle cavie hanno visto triplicare la dimensione della loro testa. Ricoverati in terapia intensiva sono stati giudicati in fin di vita. Ne hanno parlato molti giornali, poi la notizia ha perso l’eco e se ne sono smarrite le tracce. Dopo l’accaduto Scotland Yard ha aperto un’indagine per comprendere quali irregolarità possano aver causato questo incidente. La casa farmaceutica ha assicurato che quelli sono stati «eventi completamente inaspettati».
 Inaspettati come i 750 italiani che ogni anno si trasferiscono per qualche giorno in Svizzera in una clinica del Canton Ticino: 1200 euro per sei giorni. Unica speranza uscirne sani.