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 2014  giugno 24 Martedì calendario

LA CINA SI COMPRA LA GRECIA E APRE LE PORTE PER L’EUROPA


Almeno 247,5 miliardi ha speso l’Unione Europea per salvare la Grecia: ma le cifre non sono del tutto chiare, tant’è che il contributo italiano a questa cifra è stato variamente stimato tra i 10 e i 50 miliardi. Comunque, un bel po’ di soldi. E ora la Grecia salvata se la pappa la Cina, a prezzo di saldo. Con appena 6,5miliardi, infatti il primo ministro cinese Li Keqiang, venuto in Grecia per tre giorni di visita ufficiale assieme al ministro degli Esteri Wang Yi e a una folta delegazione di imprenditori, ha firmato 19 accordi economici che coprono export, trasporti marittimi, aerei e terrestri, cantieristica navale, e in pratica fanno dell’Ellade la piattaforma di Pechino per sbarcare nel Mediterraneo e in Europa. In particolare, a spese del nostro porto di Gioia Tauro.
Già in questi anni di crisi, peraltro, i cinesi ne avevano approfittato per fare shopping. Il colosso cinese della logistica marittima Cosco (China Ocean Shipping Company), società statale, aveva in particolare già nel 2008 con un contratto di affitto a 35 anni preso il controllo del molo numero 2 e della parte orientale del molo numero 3 del Pireo, equivalenti al 70% dell’attività commerciale di quello che Li vuole far diventare il porto più importante del Mediterraneo. A loro volta le società cinesi Friedmann Pacific Asset Management Limited (Fpam) e Shenzhen Airport Group sono proprietarie del 55% delle azioni dell’aeroporto internazionale di Atene Elefterios Venizelos e, di cui hanno promesso di fare la «porta della Cina in Europa». Poi c’è la cinese Fosun Group, che ha espresso il proprio interesse per la valorizzazione del vecchio aeroporto di Atene Hellinikon, ed al tempo stesso è interessata alla costruzione e alla gestione del nuovo aeroscalo cretese di Kastelli, vicino a Iraklion. Adesso la Cosco vuole ottenere il controllo anche della parte occidentale del molo numero 3 del Pireo, per arrivare a controllare così oltre l’80% dell’attività commerciale di tutto lo scalo, che nel corso del secondo giorno del tour è stato visitato da Li assieme al premier greco Antonis Samaras.
«Una Perla nel Mediterraneo», ha definito il Pireo Li Keqiang: può sembrare un’espressione poetica di apprezzamento estetico, non fosse che “Collana di Perle” viene chiamata dai cinesi la strategia di realizzazione di una serie di installazioni portuali, commerciali e dove possibile anche militari che stanno costruendo una sorta di impero marittimo cinese, che mutatis mutandis in riguardo ai tempi di oggi assomiglia impressionante a quella catena di piazzeforti che l’Impero Britannico aveva realizzato per blindare le vie per le Indie: l’uno lungo la rotta Africa Occidentale Capo di Buona Speranza anzibar Aden; l’altro con la scorciatoia per Gibilterra-MaltaCipro-Suez; l’altro ancora passando per Caraibi-Guyana-Falkland-Capo Horn o Stretto di Magellano-Pacifico Hong Kong-Australia-Singapore. Una “perla” di questa collana è l’Istmo di Kra, dove in territorio thailandese la Cina realizzerebbe un canale per risparmiarsi il periplo di Singapore. Un’altra secondo alcune fonti sarebbe nell’isola birmana di Coco, dove ci sarebbe una base navale. Come sul Pireo, i cinesi hanno poi messo le mani sui porti di Shianoukville e Ream in Cambogia, di Kyaoupkyu e Sittwe in Myanmar, di Chittagong in Bangladesh, di Hambantota nello Sri Lanka, di Gwadar e Pasni in Pakistan, di Port Sudan in Sudan e di Lamu in Kenya, cui si aggiunge il recentissimo corteggiamento delle Maldive. Insomma, a completare la rotta da Hong Kong all’Africa e al Pireo mancano solo da una parte l’Egitto; dall’altra gli arcipelaghi che infatti sono in questi ultimi anni teatro di liti furiosi con dirimpettai tipo Giappone, Corea del Sud, Filippine, Malaysia e Vietnam. L’opposizione greca strepita che Samaras sta svendendo «l’argenteria di famiglia» a un prezzo irrisorio. Ma con il 27% di disoccupazione, il 50% di disoccupazione giovanile e il 180% di debito pubblico sul Pil, in Grecia sta facendo shopping perfino l’Azerbaigian, che ha investito 400 milioni di euro per l’acquisto del 66% della Desfa, filiale della Depa, la società greca del gruppo pubblico produttore di gas, da parte dell’azera Socar. Inoltre ha sottoscritto l’importante accordo per il gasdotto Tap (Trans Adriatic Pipeline) che porterà il gas naturale del giacimento azero di Shah Deniz sino alle coste italiane, attraversando l’Adriatico.