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 2014  giugno 21 Sabato calendario

MAGNETISMO RIVOLUZIONARIO


Da buoni precursori degli spettri ottocenteschi, dei sonnambuli si aggirano per le librerie, chiamati a rappresentare vicende che hanno segnato la storia degli ultimi secoli. Ma se nello studio di Christopher Clark sulle origini della Prima guerra mondiale (I sonnambuli, Laterza, 2013) essi non sono che una metafora della cecità dei potenti, nel romanzo del collettivo Wu Ming (L’armata dei sonnambuli, Einaudi, 2014) compaiono in primo piano sul palcoscenico della Rivoluzione francese nella sua fase più acuta e controversa: quella della repubblica giacobina e del Terrore.
Alle origini degli strani fenomeni raccontati in quest’ultima opera degli scrittori bolognesi, che fin dal loro folgorante esordio nel 1999 con Q coniugano l’impegno politico e l’accurata ricerca storica, sono le teorie del magnetismo animale, che catalizzarono gli entusiasmi e le polemiche della Francia prerivoluzionaria. Il loro ideatore, Franz Anton Mesmer, affermava di guarire i malati agendo con il proprio fluido magnetico sul loro per ripristinarne la corretta circolazione. Contrapponeva così alla medicina ufficiale, ma anche alla tradizione della demonologia e dell’esorcismo, un metodo basato sulla relazione diretta fra terapeuta e paziente e sulla forza rigeneratrice della natura. Condannate come inconsistenti (e però moralmente pericolose) nel 1784 da due commissioni reali composte dai più celebri scienziati dell’epoca, le teorie di Mesmer si evolsero in direzione psicologica quando un suo discepolo, il marchese di Puységur, mostrò come produrre con il trattamento magnetico non le crisi indotte dal maestro ma uno stato di “sonnambulismo artificiale”, più tardi detto ipnosi, caratterizzato dall’estrema suggestionabilità e dall’incredibile potenziamento delle facoltà psichiche.

Con efficace invenzione narrativa i Wu Ming condensano questo snodo, che per molti storici è all’origine della psicoterapia moderna e del concetto di inconscio, descrivendo una seduta della Società dell’Armonia (l’associazione, a metà fra accademia scientifica, loggia massonica e società per azioni che raccoglieva i discepoli di Mesmer) in cui Puységur avrebbe esibito il contadino delle sue terre che era diventato il suo primo sonnambulo. Alla scena assistono anche Jean-Louis Carra e JeanPierre Brissot: due scrittori emarginati dal mondo accademico che pur aderendo alle idee di Mesmer non figurano nei registri della Società (né si sarebbero potuti permettere la quota associativa) ma che avrebbero giocato un ruolo di rilievo nella Rivoluzione (come altri mesmeristi, fra cui Lafayette) per finire sotto la ghigliottina di Robespierre insieme agli altri capi del partito girondino. I due fanno parte della ristretta corrente “radicale” del movimento mesmerista su cui Robert Darnton, nel libro del 1968 che inaugurava la storiografia scientifica sul mesmerismo (Mesmerism and the End of the Enlightenment in France), fondava la tesi del nesso fra la “rivoluzione terapeutica” annunciata da Mesmer e l’imminente rivoluzione politica. Diversamente dalla maggioranza dei seguaci del mesmerismo questa corrente, raccolta attorno all’avvocato Nicolas Bergasse e al banchiere Guillaume Kornmann, avrebbe trovato in esso una teoria che congiungeva rigenerazione fisica, morale e politica. Ma soprattutto vi trovò un’occasione per un attacco contro il conservatorismo sociale e ideologico delle istituzioni accademiche e scientifiche che si sarebbe presto trasferito sul potere politico contribuendo alla crisi dell’antico regime. Nell’attuale fase di rinnovamento degli studi sul magnetismo animale (stanno per uscire in Francia gli atti dell’importante convegno Mesmer et mesmérismes, curati da B. Belhoste e N. Edelman) i risvolti politici del movimento si vanno rivelando più complessi e articolati. Accanto al gruppo di Bergasse emergono altri allievi di Mesmer che presero parte alla Rivoluzione, spesso ma non sempre su posizioni moderate, mentre a uno studio analitico la composizione della Società dell’Armonia si va rivelando un po’ meno aristocratica di quanto si pensasse. Ma è soprattutto a un’altra suggestione di Darnton che il romanzo attinge: ossia che il mesmerismo, con il suo ideale di ritorno all’armonia naturale, non abbia contribuito solo alle origini culturali della Rivoluzione, ma abbia alimentato anche posizioni reazionarie, come nella parabola che vide Bergasse prima difensore di Luigi XVI, poi teorico della Santa Alleanza. Una delle vicende centrali del romanzo prende l’avvio da un documento che è una delle rare tracce in età rivoluzionaria del mesmerismo, passato di moda prima del 1789 per rifiorire nella Restaurazione. In esso Brissot denuncia un complotto volto a trasmettere per influenza magnetica al re le istruzioni comunicate dalla Madonna a una sonnambula visionaria che gli consentirebbero di riprendere il suo vacillante potere. Testimonia come le scoperte di Puységur abbiano favorito una riappropriazione in chiave religiosa dei fenomeni irrazionali del magnetismo, ma è anche lo spunto per una domanda che si svilupperà nell’800 come mostra un altro classico riedito, La sonnambula meravigliosa di Clara Gallini (L’Asino d’oro). Può un individuo in stato di ipnosi essere indotto a compiere il male verso se stesso e gli altri? La trama del romanzo smentisce l’ottimismo filantropico del marchese: come il teatro della Rivoluzione degenera nel delirio del Terrore (e mondo reale e follia si riflettono a vicenda nelle scene ambientate nel manicomio di Bicêtre). Così l’influenza del magnetismo può scatenare forze oscure e essere usata per lanciare contro il popolo di Parigi, ancora rivoluzionario malgrado le delusioni, un’armata di sonnambuli, automi invulnerabili e insensibili che obbediscono ciecamente agli ordini di un aristocratico magnetizzatore che, nello scontro finale a colpi di fluido con un altro allievo di Puységur, il dottor d’Amblanc (uno dei tre “eroi” del romanzo con un attore e una giovane sarta), ricorda Darth Vader di Guerre stellari. Rispetto alla precedente prova del gruppo, Altai, dove l’utopia della Nuova Sion vagheggiata dagli ebrei di Costantinopoli ai tempi della guerra di Cipro (1569) era distrutta dalla violenza dei soldati ottomani che avrebbero dovuto realizzarla, questa volta il finale è più aperto. Anche in questo nuovo romanzo, tuttavia, il sogno di un mondo migliore sembra destinato a tradursi in rapporti di potere e a generare mostri, simili a quelli evocati dagli scrittori controrivoluzionari del primo ’800, sotto le cui penne il magnetismo fu denunciato come opera del diavolo fino a finire al vaglio dell’Inquisizione che ne condannò gli “abusi” nel 1856.