Michele Bocci, la Repubblica 23/6/2014, 23 giugno 2014
QUANDO LA MENTE BATTE IL BISTURI IL MIRACOLO IPNOSI IN SALA OPERATORIA
Separare da sé una parte del proprio corpo, fino a non sentirla più, fino all’estremo di non aver bisogno dell’anestesia per farla operare. L’ipnosi è entrata nelle sale chirurgiche, per allontanare il dolore senza usare farmaci. Bisogna scordarsi l’immagine della spirale bicolore piazzata davanti agli occhi di persone che cadono in trance fino a diventare pupazzi nelle mani del santone di turno. Uno stereotipo da programma televisivo di serie B. La vera ipnosi è un’attività introspettiva che ha dei punti in comune con le tecniche di meditazione, un modo per sfruttare la potenza della mente, spesso con l’aiuto di un’altra persona. Rende possibile raggiungere obiettivi importanti in sala operatoria, anche se ovviamente non per i grandi interventi invasivi che possono durare ore. In quel caso i farmaci restano una scelta obbligata.
L’ipnosi può essere più istintiva di quanto si pensi. «Tutti hanno sperimentato casi di autoipnosi, ad esempio capita di guidare la macchina per 20 chilometri sovrappensiero, tanto da non ricordarsi la strada che si è fatta». A parlare è Enrico Facco un anestesista dell’Università di Padova che l’anno scorso ha aiutato una donna allergica agli anestetici ad addormentare la parte inferiore del suo corpo per permettere al chirurgo di toglierle un tumore della pelle dalla gamba. Pochi giorni fa invece all’ospedale di Creteil, vicino a Parigi, una cantante è stata operata alle corde vocali da sveglia grazie all’ipnosi. Ha potuto parlare e fare alcune note per permettere ai medici di capire in tempo reale come andava l’intervento.
In Italia ci sono un migliaio di medici, raccolti in tre società scientifiche, che usano l’ipnosi. Buona parte di loro sono psichiatri che affrontano problemi come ansia e depressione. Poi c’è chi porta questa pratica dentro gli ospedali. Facco lavora abitualmente con il servizio odontoiatrico. «Si può sostituire l’anestesia ma siccome i farmaci utilizzati sono ben tollerabili, molti la chiedono anche per superare la paura del dentista». Quando si è sdraiati a bocca aperta davanti a un trapano il dolore non è sempre l’unico problema e riuscire a rilassarsi per molti è una conquista. Alle Molinette di Torino, l’ipnosi è usata tra l’altro in cardiologia, oltre che in gastroenterologia e ortopedia. Il dottor Carlo Budano la fa a un’ottantina di pazienti all’anno dei 300 ai quali innesta pacemaker. Evita così di usare l’anestetico locale per il dolore e i farmaci cosiddetti, per l’appunto, “ipnotici” per tranquillizzare il malato quando si fa il taglio sotto la clavicola per inserire il catetere che serve a posizionare il pace maker. «I farmaci hanno comunque effetti collaterali — spiega — ad alcuni pazienti il braccio resta bloccato per un po’ o peggio si manifestano problemi respiratori. Per questo proponiamo l’ipnosi quando troviamo il soggetto adatto».
Non tutti sono portati per questa pratica, dipende dalle persone. «Devono essere in grado di concentrarsi bene — spiega di nuovo Facco — non ci sono percentuali precise, l’analgesia chirurgica si ottiene nel 25-45% delle persone. Eliminare la paura è più semplice, raggiungiamo questo obiettivo in oltre l’80% dei casi». Potenza della mente umana, sostenuta nel modo giusto. «Incontriamo il paziente prima dell’intervento per delle sedute preparatorie — spiega Facco — In sala lo facciamo rilassare, lo invitiamo a focalizzare una parte del suo corpo ed escluderla da se stesso, fino a non farci più caso. Lo aiutiamo parlando ma possiamo anche stare in silenzio a lungo, l’importante è che sappia che c’è qualcuno vicino mentre si concentra. Molte persone hanno paura che l’ipnosi faccia perdere loro il controllo, invece è l’esatto contrario».
Michele Bocci, la Repubblica 23/6/2014