Roselina Salemi, La Stampa 23/6/2014, 23 giugno 2014
EGOISTI, A VOLTE ANCHE A FIN DI BENE. ECCO I MILIARDARI SENZA RAMPOLLI
«Quando hai tanti soldi, cosa devi fare? Prima, smetti di preoccuparti delle tasse. Poi stai attento a non viziare la tua famiglia. Infine, sii egoista: concediti il piacere di devolvere la tua ricchezza in attività caritatevoli».
Parole di Michael Bloomberg, ex sindaco di New York. Fa parte del ristretto club di miliardari, 57, che doneranno la metà dei loro averi a fondazioni benefiche. L’ultimo arrivato è Mark Zuckerberg: è il più giovane e non ha figli, mentre Bloomberg ne ha due, Emma e Giorgina, che comunque non resteranno povere.
Andrew Carnegie, grande industriale dell’acciaio, diceva: «Lasciare molto denaro ai figli equivale a lasciare una maledizione». Il finanziere Warren Buffett raccoglie il testimone e spiega: «Non credo nel trasferimento familiare dei patrimoni. Ai miei tre figli voglio dare quanto è abbastanza per fare quello che vogliono, ma non tanto da permettergli di vivere senza lavorare». Perciò l’85% dei beni (34,7 milioni di dollari) andrà in filantropia. Bill Gates, uomo più ricco del mondo nel 2014, ha preso la stessa decisione: «Farei un danno ai miei ragazzi se gli lasciassi tutto, non avrebbero stimolo a dimostrare quel che valgono».
Negli Usa, dove la beneficenza può contare su enormi agevolazioni fiscali e la legge consente di disporre liberamente dei propri soldi, senza obbligo, come in Italia, di una quota legittima per i figli. Poi c’è sempre il «fantasma dei Vanderbilt». La tragica eredità di Cornelius, costruttore di ferrovie, è una telenovela che attraversa la storia dagli Anni 30 a oggi, tra processi, divorzi, suicidi.
Si capisce perché Gerry Lenfest, diventato miliardario vendendo le sue tv via cavo alla Comcast, abbia cancellato dal testamento figli e nipoti già benestanti: non vuole rovinarli. Ingvar Kamprad, fondatore di Ikea, preoccupato che Peter, Jonas e Mathias litigassero, ha trasferito buona parte del patrimonio a una fondazione olandese che non è tenuta a pubblicare il bilancio (non sapremo mai quanto c’è in cassaforte). Il suo stile di vita è frugale: viaggia low cost, compra al mercato, ha la stessa Volvo da 15 anni e non spreca un foglio di carta.
La sovrabbondanza produce rampolli demotivati, sostiene lo psichiatra Gary Buffone, autore di un manuale sulla «Silver spoon syndrome», la sindrome dei nati con la camicia. La rockstar Gene Simmons, dei Kiss, senza aver letto il libro, ne accoglie la tesi: «I miei figli non diventeranno mai ricchi con i miei soldi». Idem l’attore Jackie Chan che, come Sting, ha manifestato l’intenzione di spendere tutto. Il suo primogenito Jaycee, «se è abbastanza bravo, farà strada». L’ultimo a dirottare il suo denaro verso una buona causa (ricerca sulle malattie cardiache) è stato Gaston Glock, ultraottantenne austriaco re delle pistole. Per chi sperava di ereditare è stato un colpo al cuore.
Roselina Salemi, La Stampa 23/6/2014