Roberto Tottoli, Corriere della Sera 23/6/2014, 23 giugno 2014
DAL PRIMO VICARIO A OGGI, IL SIMBOLO DELL’UNITÀ SUNNITA
Il termine «califfato» deriva da califfo, che significa «vicario». È uno dei termini usati per designare i sovrani successori di Maometto a capo della comunità islamica. I primi quattro califfi furono compagni del Profeta, seguiti dalle dinastie degli omayyadi e degli abbasidi, che regnarono tra il VII e il XIII secolo. I mongoli posero fine al califfato abbaside nel 1258. La figura del califfo ricomparve in seguito in Egitto, prima di essere ripresa dai sultani ottomani di Istanbul. La riforma laicista di Kemal Atatürk nel 1924 la cancellò ufficialmente.
Il significato religioso della carica è sempre stato per la maggioranza sunnita alquanto ridotto. Il califfo esprime l’unità ideale della comunità, e incarna il bisogno di un’autorità che garantisca ai credenti il libero esercizio della fede. Ma non ha nessun ruolo religioso attivo, diversamente dall’imam sciita. Il potere effettivo del califfo abbaside andò scemando dal IX secolo. L’unità fu infatti più spesso ideale che non praticata. Tutta la storia del mondo islamico è attraversata da frammentazione politica, califfati di breve durata e pretese scarsamente ascoltate di legittimità religiosa.
Il califfato è ben presto scomparso nei dibattiti politici dell’ultimo secolo, e ritorna solo nelle rivendicazioni dell’islam politico, a partire dai Fratelli Musulmani. Anche Al Qaeda ha sempre proclamato di agire per l’instaurazione di un califfato. Il califfato è oggi poco più di uno slogan, ma evoca un’unità ideale di facile presa, e un’istituzione fortemente sunnita e invisa agli sciiti.