Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  giugno 23 Lunedì calendario

COSI’ CIRO È DIVENTATO GRANDE

Ciro Immobile da Torre Annunziata, in provincia di Napoli. Le radici sono importanti: «Il ragazzo di via Castello è divenuto il “centravanti della Nazionale”, la squadra “tetracampeão”, come dicono in Brasile», si legge nella lettera aperta che la sua città gli ha scritto. Il Comune ha tappezzato i muri di manifesti con la foto dell’attaccante azzurro. Ciro ha risposto via Facebook: «Mi avete commosso. Sono passati anni da quando sono andato via per inseguire i miei sogni, ma sono e rimango uno di voi come dimostra la mia parlata».

90.000 euro Lungo è la strada da Torre Annunziata al Mondiale in Brasile. Il primo chilometro nel 2007. Ciro gioca negli Allievi del Sorrento e viene intercettato dal radar di Massimo Filardi, osservatore della Juve per il Sud. Filardi è un ex terzino del Napoli «maradoniano».
In campo ha fatto coppia con Ciro Ferrara, che nel fatale 2007 è a capo del settore giovanile della Juve. «Filardi – racconta Ferrara – mi telefonò per segnalare un ragazzo che nel Sorrento segnava caterve di gol. Mandammo osservatori: relazioni tutte positive. Mi mossi io stesso e in lui vidi la scintilla della determinazione feroce. Acquistavamo i giovani con la formula del premio di valorizzazione. Per Immobile ottenni da Alessio Secco (all’epoca d.s. bianconero, ndr) il permesso di fare un’eccezione e di sforare il budget. Alessio mi chiese di tirare sul prezzo: il presidente del Sorrento voleva 130 mila euro e chiudemmo a 90.000. Considerato che la Juve ha ricavato circa 10 milioni di euro dalla cessione al Borussia della sua metà di Ciro, direi che a bilancio è stata iscritta una bella plusvalenza». Non è tutto, Ferrara da allenatore della Juve fece debuttare Immobile in Europa: «Contro il Bordeaux in Champions, nell’autunno del 2009». Dentro Ciro e fuori Del Piero, un cambio «generazionale». Ferrara traccia il profilo tecnico: «La sua dote migliore è lo smarcamento, conosce alla perfezione i movimenti dell’attaccante, la profondità è il suo habitat. Per me è la prima punta ideale di un 4-3-3. Ha un’enorme voglia di arrivare, lo capisci da come si allena e da come lotta in partita. Ho il rammarico di non averlo convocato nella mia prima fase all’Under 21: gli preferii Borini, Paloschi e Gabbiadini, che all’epoca erano già operativi in Serie A».

La famiglia Ciro vive per la famiglia. Ha preso il numero 17 perché sua moglie Jessica è nata il giorno 17: l’amore è più forte della scaramanzia. Sulla scarpa destra ha fatto incidere il nome della figlia Michela, sulla sinistra Jessica. Suo fratello Luigi, informatico, lavora alla gestione dei profili Twitter e Facebook di Ciro. Comunicazione e immagine dell’azzurro sono curati da Geaworld. «In Germania sono impazziti per Immobile — fanno sapere da Gea —. Su Facebook siamo passati da 15 mila a quasi 200.000 “mi piace”, per lo più tedeschi». Antonio, il padre, ex calciatore semi-professionista, si è confidato con un giornale di Torre Annunziata: «Effettivamente lui crede di giocare dall’inizio . È tranquillo, per niente nervoso. Con Balotelli si integra alla perfezione. Mi ha detto che con Mario si trova molto bene». Ciro nel ritiro di Mangaratiba ha legato con Balotelli, Cassano, Insigne e Verratti. Il papà rivela un rituale: «Prima di ogni partita scambia con la mamma un sms». Pizzico di amarezza: «In Italia non c’è spazio per i nostri giovani, sono contento che mio figlio vada in Germania».